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Novafeltria: “Ospedale precluso ai malati di diabete”

Le persone con diabete nel nostro Paese sono più di 3 milioni e mezzo, con una crescita del 60% dal 2000 al 2019. In questo periodo i diabetici sono passati dal 3,8% della popolazione al 5,8%. Una tendenza che trova riscontro a livello europeo. Tra il 2008 e il 2014 il numero di cittadini europei con diabete è cresciuto di 4,6 milioni, ovvero del 28% in sei anni. Il quadro è tracciato nell’Italian Diabetes Barometer Report, realizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, in collaborazione con Istat e Coresearch.

Nella nostra regione la percentuale sul resto della popolazione si attesta attorno al 7 % che, se rapportato alla popolazione dell’Alta Valmarecchia, la stima ammonta ad oltre 1300  pazienti diabetici. 

Questi dati suggeriscono come un investimento nell’appropriatezza terapeutica e nell’assistenza specialistica ambulatoriale possano rappresentare la chiave di volta per ridurre gli ingenti costi delle ospedalizzazioni, a loro volta indice di complicanze del diabete. Solo il 9 per cento della spesa riguarda i farmaci antidiabete; il 31 per cento è legato alle terapie per le complicanze e le patologie concomitanti, mentre oltre il 40 per cento è relativo al ricovero ospedaliero”, spiega Antonio Nicolucci, Direttore CORESEARCH. 

 

Come risponde l’azienda sanitaria di Rimini a questa domanda di assistenza? 

In maniera molto deludente – risponde il Presidente del Comitato Civico “Giù le mani dall’Ospedale di Novafeltria –.  Se si chiama il CUP (Centro Unificato di Prenotazione) per prenotare una visita specialistica diabetologica ci si sente rispondereche per l’Ospedale di Novafeltria l’agenda è chiusa  e che la prima data utile è l’8 giugno a Cattolica. Molti pazienti diabetici riferiscono che all’’Ospedale di Novafeltria Sacra Famiglia è quasi impossibile accedere. Sappiamo che nel distretto sanitario di Rimini i medici sono una risorsa sempre più rara (qualcuno dovrebbe incominciare a farsi delle domande) e, a nostra volta, ci chiediamo se non sia il caso di organizzare meglio il lavoro e anziché far girare i 1300  pazienti su e giù per la Romagna, aprire l’agenda delle visite specialistiche anche a Novafeltria, popolarla di appuntamenti e rendere fruibile alla pari di altri territori quell’indispensabile servizio”. 

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