Il 25 otobre, sulla pagina facebook del Comune di Novafeltria, l’Amministrazione annuncia la partecipazione al “Bando di rigenerazione urbana 2021” pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna in scadenza il 30 novembre. Comunica di aver individuato, come edificio da riqualificare, il Palazzo Lombardini (ala ex istituto professionale Benelli) e di aver l’intento di procedere alla valorizzazione di via Mazzini, via Garibaldi e P.zza Vittorio Emanuele. Contestualmente si invitano ad un incontro “partecipativo” i cittadini, le organizzazioni sindacali e portatori di interesse come da protocollo del Bando.
Il forum indetto per venerdì 29 ottobre ore 10 diventa una mera comunicazione visto che con la determina del 26 ottobre, un giorno dopo l’annuncio sulla pagina facebook comunale, l’Amministrazione ha già stato stabilito non solo l’edificio sul quale intervenire ma anche l’affidamento di incarico professionale per la redazione del progetto di fattibilità tecnica.
Questo modo di procedere, fortemente impositivo è in totale contrasto con le attuali scelte della Regione per la quale i processi partecipativi sono un’importante occasione per mettere al centro i cittadini nelle scelte delle amministrazioni, come dimostra il recentissimo ‘Bando Partecipazione 2021’.
La Rigenerazione Urbana è uno strumento che, attraverso un programma di riqualificazione, intende rimediare a uno stato di degrado urbano del Territorio. Tale degrado nell’area identificata per interventi di riqualificazione, che comprende praticamente tutto il centro storico, è inesistente, e di fatto non viene spiegato come si intenda procedere. Di più l’ala del palazzo Lombardini sulla quale l’Amministrazione intende intervenire è stata già recentemente oggetto di interventi di restauro in facciata e sul tetto, ed è attualmente in uso per laboratori all’istituto Tonino Guerra. È impossibile stabilire dove dislocare altrove in tempo utile le macchine dei laboratori. In sostanza quello che l’Amministrazione ha deciso di fare non è una rigenerazione urbana ma piuttosto una ristrutturazione interna con cambio di destinazioni d’uso. Se ne vorrebbe trarre un auditorium, forse un centro di musicoterapia, un laboratorio di liutaio, nulla a che vedere con attività che abbiano una forte ricaduta sulla collettività.
Inutili ed inascoltate le proposte dei presenti che individuavano altre zone d’intervento di riqualificazione urbana. La corte ha deliberato, seduta chiusa. Da ultimo ma non ultimo va sottolineato che l’intervento imposto dall’Amministrazione, certamente non scelto né voluto dalla cittadinanza, prevede spese per 921 mila euro di cui 700 mila regionali e 210 mila a carico comunale.