In Italia circola a metano oltre un milione di veicoli, il numero più alto a livello europeo e comunque tra i più importanti a livello mondiale, con un consumo consolidato intorno al miliardo di metri cubi di gas. Di tutto questo metano, almeno un 20% è consumato nella forma bio, senza impatto ambientale. La domanda degli utenti continua a crescere, anche se potrebbe farlo più rapidamente, e ora anche qualche impianto self-service sta arrivando, dopo anni di attesa. Per la transizione energetica dei trasporti, così, anche questo settore può essere rilevante, al di là del ‘boom’ dell’elettrico. Ci crede Federmetano, che oggi riunisce gestori e tecnici a convegno, al Savoia Hotel Regency di Bologna, per fare il punto e non perdere di vista opportunità. Si tratta di una tappa di “Mutamenti in corso”, l’appuntamento dell’associazione ‘energetica’ mirato a diffondere le nuove buone pratiche.
Dunque, si studia come l’innovazione consentirà di ridurre le emissioni di metano al 2025 e al 2030, confidando che nel medio-lungo periodo non saranno un problema rispetto agli obiettivi Ue sulla qualità dell’aria. “Possiamo ricoprire un ruolo importante nella decarbonizzazione che ci chiede l’Europa usando la carta del biometano, un prodotto che non ha nulla legato al fossile”, assicura il presidente di Federmetano, l’ingegner Dante Natali. Evidenzia Natali sul biometano: “Dal punto di vista chimico non ci sono differenze e quindi possiamo sfruttare la stessa infrastruttura di oggi, finora usata solo per il metano fossile. Vogliamo traghettare verso il green e in parte lo stiamo facendo, con già un 20% di biometano che già oggi viene usato da chi va a metano. Un quinto dei chilometri percorsi dalle auto a metano, una quota significativa dunque, è a impatto zero, senza emettere Co2″.
Da parte dei consumatori, avvisa però Natali, non c’è sufficiente consapevolezza di tutto questo, “non si conoscono bene le potenzialità del nostro settore: si sta affrontando il problema della carbonizzazione, infatti, soltanto dal punto di vista della mobilità elettrica. Lo riteniamo sbagliato. Circolano molte informazioni fuorvianti. Ci si dimentica del biometano, un metano che, invece di finire in atmosfera, viene convogliato nei serbatoi delle auto. Offre un duplice vantaggio, quindi: non si disperde nell’aria e allo stesso tempo consente di non usare carburante fossili”.
E insiste quindi il numero uno di Federmetano: “L’elettrico non è l’unica soluzione. Non copre tutto il mercato dei trasporti e della mobilità, così come richiesto. Servono piuttosto più tecnologie tutte nelle stessa direzione, nel processo di decarbonizzazione. Noi garantiamo performance superiori a quelle dell’elettrico, anche se appunto si tratta di un messaggio che in generale fatichiamo a far percepire”.
Intanto, le vetture a metano aumentano ancora. Ad oggi si contano 24.300 auto a metano immatricolate nel periodo gennaio-agosto 2021 rispetto alle 23.000 dello stesso periodo del 2019 (+5,4%). A marzo, in particolare, è stato registrato un +59,2% rispetto allo stesso mese del 2019. Lo spiega Enrico Franciosi, responsabile del comparto Costruttori di Federmetano: “C’è un aumento costante di veicoli a metano e della rete distributiva in un paese, l’Italia, che resta quello con più distributori d’Europa. Con il decreto Semplificazioni, adesso, abbiamo una grande occasione di cui discuteremo tra qualche settimana, confidiamo, con il ministero dei Trasporti. Cogliendo le opportunità dei regolamenti internazionali, l’obiettivo – puntualizza il dirigente Federmetano – è far sì che l’utente finale sia il più possibile facilitato nell’accesso alla mobilità a metano, anche dal punto di vista economico. Nel settore la rete di distribuzione sta crescendo molto ma i veicoli – rimarca Franciosi – potrebbero farlo molto di più. Ad autorità e ministeri, quindi, come Federmetano chiederemo incentivi per l’acquisto di questi veicoli, tenendo presente appunto che oggi abbiamo il biometano: una fonte rinnovabile, non più fossile”.
Lo conferma Claudio Piazza, presidente nazional e del settore gpl-metano per autotrazione di Confartigianato, un po’ preoccupato per i ritardi che ci sono stati in questi anni a livello ministeriale: “Stiamo lavorando con i ministeri per parificare, da due a quattro anni, la revisione e quindi la riqualificazione dei serbatoi Cng4 per il metano. Collaboriamo da vicino con Federmetano in questo percorso. Nella transizione ecologica, ovviamente, un ruolo lo ricoprono l’elettrico e l’ibrido, ma possiamo continuare a sfruttare ancora un carburante a basso costo come il metano”.
“Purtroppo – conferma Piazza – qualche ritardo c’è, per via dei vari direttori che si sono succeduti al ministero dei Trasporti“. Sugli impianti self-service, ancora poco conosciuti seppur normati dal decreto a tema del marzo 2019, spiega per Federmetano il progettista Marco Rinaldi: “Quella verso gli impianti di distribuzione di metano self-service – assicura l’ingegnere, la cui famiglia gestisce un impianto da tanti anni – è una transizione che si può fare, anzi che dobbiamo fare. Il nuovo decreto è uno strumento flessibile e che semplifica molto la transizione per la progettazione soprattutto dei nuovi interventi. Ma con poche modifiche, inoltre, consente anche di aggiornare gli impianti esistenti, per passare dalla modalità di servizio ‘servito’ sul piazzale a una modalità self, avvinandosi alla classica attività di distribuzione di carburanti liquidi. È un aspetto molto importante, per andare incontro all’utenza”.
Anche dal punto di vista tecnico non ci sono problemi particolari, aggiunge Rinaldi: “Si tratta di piccole migliorie che non costituiscono varianti sostanziali alla struttura dei distributori esistenti, con tutto quello che comporta. Ogni proprietario e ogni gestore, quindi, potrà valutare insieme con i propri tecnici ogni rapporto costi-benefici“. Tuttora, però, sembra una ‘rivoluzione’ appena cominciata, poco conosciuta: “Siamo agli inizi della transizione, per questo – segnala il progettista Federmetano – i numeri sono ancora piccoli. Siamo nel vivo di un cambiamento che tutto il settore ha aspettato, tra erogatori a importo predeterminato e tanto altro. Nel giro di pochi anni la rete si aggiornerà in questa direzione. Da parte dei gestori la voglia di cambiare c’è? Certo, come in ogni passaggio che porta novità servirà un po’ di pazienza, ma siamo fiduciosi”.
(Agenzia DIRE)