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Non luogo a procedere per il killer albanese

Esce dal carcere Dritan Demiraj, condannato all’ergastolo in Corte d’Assise a Rimini per aver ucciso Silvio Mannina a Santarcangelo e l’ex compagna Lidia Nusdorfi, alla stazione di Mozzate, nel Comasco. La Corte d’Appello di Bologna ha infatti deciso per il “non luogo a procedere” contro il fornaio 31enne – riconosciuto colpevole di duplice omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere, violenza privata, rapina, porto abusivo di coltello – constatata l’incapacità dell’uomo di stare in giudizio.

Su Demirai è stato accertato un “deficit di memoria e di comprensione” che, secondo il suo difensore, l’avvocato Orrù, lo ha reso «come un bambino che vive alla giornata, una condizione che la medicina indica come irreversibile». E’ ridotto in questo stato dopo un’aggressione subìta in carcere a Parma, nell’aprile del 2016: calci e pugni alla testa per 15 minuti, che lo avevano mandato in coma.

Ancora ricoverato in Ospedale a Parma, costretto su una sedia a rotelle, Demirai non ricorda gli omicidi commessi né cosa sia accaduto dopo, né cosa lo circondi. Parla ma non si muove autonomamente.

Era stato lui stesso a confessare l’uccisione dell’ex compagna Lidia Nusdorfi, perché lo aveva tradito, e quello di Mannina perché era stato l’ultimo amante della donna. Dritan aveva anche raccontato come avesse attirato Lidia alla stazione di Mozzate, la sera del primo marzo 2014 per accoltellarla a morte, mentre il giorno prima a Rimini aveva ucciso Mannina, 30enne bolognese, facendosi aiutare da Monica Sanchi, nuova compagna dell’albanese. Il bolognese fu attirato in casa e strangolato. Il cadavere di Silvio venne poi sepolto nella cava abbandonata del Lago Azzurro a Santarcangelo.

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