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Non comprate niente su Amazon. Salvo le felpe di Salvini

Giuro che avevo tutta l’intenzione di concedere a questo giro un turno di riposo al caporione leghista, che col suo pachidermico bullismo s’è oramai guadagnato il ruolo di mio bersaglio preferito.

Ma come si fa a non prenderlo per i fondelli, dopo le due perle di comicità che ha messo a segno in questi giorni?

Nella prima s’è inventato un sondaggio, il cui risultato avrebbe fortemente sostenuto la sua iniziale dichiarazione di guerra, con la bava alla bocca, contro Amazon. Intendiamoci, è sacrosanto voler cercare ogni occasione per aiutare i “commercianti in carne ed ossa” a non essere sopraffatti dai colossi del commercio online. Ma Salvini non ha titolo per farlo.

Sì, perchè ogni coglione che esibisca una di quelle ridicole felpe, magliette o canottiere con la sua faccia incocalita, magari a bordo della ruspa o vicino al sole che ride (come non capirlo…?), non può che averla acquistata su Amazon, al pari di chi stia leggendo uno dei libercoli che ne esaltano la spacconeria.

All’indomani di quella gradassata, avendogli qualcuno ricordato di essere lui a tutti gli effetti un beneficiario di Amazon, Salvini ha precipitosamente rinculato, sotterrando l’ascia di guerra: «Nessuna battaglia contro il progresso – ha così pigolato – ma regole uguali per tutti: vedrò la Ad di Amazon Italia, sono benvenuti i suggerimenti».

La seconda perla è la grottesca levata di scudi quando Boccia ha anticipato che quest’anno, consenziente la Chiesa, le messe della notte di Natale si sarebbero svolte in orario opportunamente anticipato rispetto alla mezzanotte: «Un ministro della Repubblica che proponga di far nascere Gesù Bambino due ore prima manca di rispetto a un Paese legato profondamente ai simboli cattolici. Negare ai bambini il sogno del Natale mi sembra indegno e ingeneroso». Di qui l’appello a «non rubare il Natale ai bambini».

Se avesse detto “peccato che quest’anno si debba interrompere una tradizione tanto cara a molti credenti”, niente da obiettare. Invece ci ha tenuto a ostentare il suo fervore religioso da laureato in teologia all’Università del Papeete, dove ogni estate conduce un seminario di aperi-giaculatoria, con l’inseparabile corona del rosario dentro gli slip.

Se davvero il Ministro Boccia volesse «far nascere Gesù Bambino due ore prima», non saprebbe da dove cominciare. Gli studiosi concordano infatti nel ritenere che l’effettiva data di quella nascita, della quale peraltro i Vangeli non parlano, debba essere riportata indietro di 4-8 anni. Si sa inoltre che a fissarla il 25 dicembre dell’anno 1 avanti Cristo fu il monaco Dionigi il Piccolo, circa quattro secoli dopo l’evento. Figuriamoci quindi come poterne conoscere l’ora esatta!

Per quanto riguarda invece l’orario della messa della vigilia, evidentemente il pur teologo Salvini ignora che la dicitura liturgica sia «messa della notte» e non “messa di mezzanotte”, per cui l’unico vincolo è celebrarla in orario serale.
Come pure si sarebbe risparmiato l’esibizione di un’ignoranza da peracottaro se qualcuno l’avesse informato che anche il Papa celebra quella messa in San Pietro ben prima della mezzanotte. Non è quella, si badi bene, un’innovazione introdotta dall’attuale “Papa comunista”, come sicuramente penserà Salvini nell’apprenderlo, ma una consuetudine che Francesco I ha ereditato dal suo predecessore, quel Papa Ratzinger idolatrato da leghisti e meloniani.
Che volesse pure lui «rubare il Natale ai bambini»?

POST SCRIPTUM
Qualora non lo fosse già di suo, andrebbe conferita l’onorificenza di “leghista ad honorem” all’individuo che una sentenza a dir poco sorprendente ha mandato assolto, qualche giorno fa, dall’accusa di “oltraggio a pubblico ufficiale”.
Lo scorso maggio, costui diede delle “deficienti” a due vigilesse che lo stavano giustamente multando, dopo che per la seconda volta nel giro di un’ora l’avevano beccato a girovagare in bicicletta, incurante delle “misure di confinamento” (“lockdown” non lo userei nemmeno sotto tortura) imposte dal coronavirus.

Anziché prendersela con se stesso, o tutt’al più con la sfiga, in un crescendo di escandescenze l’uomo arrivò a bollare con quell’epiteto le due vigilesse.

Lo stravagante motivo dell’assoluzione è il non aver ritenuto comica la giustificazione addotta dall’imputato e dalla difesa: «Deficienti non è una parolaccia» ma significa «deficitate di intelligenza» e l’ho usata soltanto per «spiegare meglio il mio pensiero» volto a «contestare la ragionevolezza dell’operato delle vigilesse in quel momento».

Buono a sapersi. Vorrà dire che se d’ora in avanti un vigile vorrà multarmi per aver lasciato l’auto in divieto di sosta, potrò tranquillamente dirgli: «Non per offenderla, ma sa cos’è lei? Un bel pezzo di ignorante (voce del verbo ignorare), nel senso che vigila ignorando quante difficoltà vi siano a trovare un parcheggio. Potrei anche definirla un po’ “stronzio”, dal momento che la sua rigidezza mi ricorda quella dell’omonimo metallo alcalino-terroso».
In attesa di averne l’occasione, prendo a prestito “pari-pari” le motivazioni che sono valse l’assoluzione a quel tizio per dirgli che il deficiente è lui.

Nando Piccari

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