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“No alla cannabis light”: il Consiglio superiore di Sanità stoppa la “maria” legale

Il fiorente mercato della cannabis light potrebbe andare in fumo. Il Consiglio superiore di sanità (Css) ha infatti detto «no» alla sua libera vendita. In febbraio il segretariato generale del Ministero della Salute aveva chiesto un parere all’organo consultivo della sanità, composto da trenta membri. Ora il parere è arrivato e afferma che «non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa». Quindi la raccomandazione: «Siano attivate nell’interesse della salute individuale e pubblica misure atte a non consentire la libera vendita».

Le risposte arrivano a due precisi quesiti del Ministero: se questi prodotti siano da considerarsi pericolosi per la salute umana, e se possano essere messi liberamente in commercio ed eventualmente a quali condizioni. Sul primo punto, il Css «ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, non può essere esclusa». E ancora: «La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni (0,2%-0,6%, le percentuali consentite dalla legge, Ndr)  non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine». Infine secondo il Consiglio, «non appare in particolare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come ‘sicura’ e ‘priva di effetti collaterali’ si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)».

Riguardo la vendita, il Css ritiene che «tra le finalità della coltivazione della canapa industriale non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico; pertanto la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, in forza del parere espresso sulla loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione».

In base a questo parere, il ministero della Salute ha chiesto un’opinione sul da farsi all’Avvocatura dello Stato, che però non si sarebbe ancora pronunciata.

Ad aprire la strada al commercio della cosiddetta cannabis light era stata la legge numero 242 del 2 dicembre 2016, «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa», che aveva lo scopo di rilanciare un settore un tempo molto vasto, essendo la canapa una coltivazione tradizionale in diverse zone d’Italia, Romagna fra le prime.

Dall’approvazione della legge non serve più alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%; unico obbligo, quello di conservare per almeno un anno i cartellini delle sementi utilizzate. La percentuale di Thc nelle piante analizzate può inoltre oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore. In Italia oltre 4mila ettari coltivati, circa 2mila piccoli produttori e un giro d’affari potenziale da 40 milioni di euro.  Mentre in breve tempo sono stati aperti in Italia oltre 1000 negozi specializzati in cannabis, subito battezzati “canapari”, sia per singole iniziative che attraverso catene in franchising.

Anche in provincia di Rimini le aperture sono state numerose, mentre la cannabis light ed i relativi oggetti e gadget sono comparsi anche in store che vendono di tutto.

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