Si è tenuto al teatro Massari di San Giovanni in Marignano (un piccolo Galli), domenica 28 ottobre 2018, l’incontro di chiusura della rassegna incontri di Valle, dal titolo “Economia e risorse di Valle”. I due accademici presenti, Alessandro Berti e Riccardo Santolini, hanno parlato di prospettive di sviluppo e di capitale naturale come fonte di ricchezza. Entrambe hanno sottolineato, secondo le rispettive discipline, un dato inconfutabile, di cui peraltro già siamo a conoscenza: non c’è sviluppo senza qualità.
Siamo noi amministratori a dovere declinare la qualità e renderla applicabile: qualità territoriale, qualità di prodotto e qualità di sistema. Ciò richiede di superare ritardi e di sviluppare una nuova cultura di governo che deve portarci ad affrontare le criticità e costruire le risposte con una logica di sistema e non con logiche separatiste ed egocentriche.
Prendiamo ad esempio il prodotto turistico. La Valconca possiede tutti gli ingredienti per fare un buon prodotto: qualità ambientale, storia, memoria, cucina, tipicità. Oggi però non abbiamo un prodotto. Perché? Questi ingredienti se mantenuti separati non fanno un prodotto appetibile. Se invece vengono messi a sistema e in rete costituiscono la migliore risposta ad una domanda turistica in forte sviluppo: quella esperienziale ed emozionale, che integra esperienze ed emozioni diverse.
Prendiamo poi ad esempio il territorio, sempre molto fragile e vulnerabile. Guardiamo le interazioni. Il mare e la spiaggia si preservano preservando i corsi d’acqua, che a loro volta si preservano con una corretta regimazione delle acque che a sua volta si fa con una buona e costante manutenzione del territorio. I terreni abbandonati ed incolti impoveriscono le risorse, modificano la morfologia, amplificano e fanno sorgere nuove criticità. Le strade sconnesse impediscono una mobilità adeguata. Il digital divide impedisce di viaggiare in rete. Una scorretta pianificazione consuma e spreca risorse senza portare valore aggiunto.
Serve qualità quindi. Innanzi tutto qualità nella pianificazione. Una pianificazione che deve prevedere un uso razionale delle risorse su scala ottimale. Non si può prevedere e soprattutto non si possono realizzare insediamenti produttivi, residenziali, commerciali, scolastici e di servizio di qualità per ogni territorio comunale. Occorre invece sviluppare e qualificare le vocazioni attraverso un’equa e razionale distribuzione, pur mantenendo i servizi sui singoli territori per garantire la qualità della vita.
Per fare tutto questo, per consentire ad ogni realtà di gestirsi e migliorare, servono risorse adeguate, che vanno garantire ad ogni comunità locale attraverso la perequazione. Oggi le aree vocate al mantenimento della qualità ambientale, la ricchezza più grande, sono anche le aree più povere perché le risorse pubbliche vengono acquisite a livello municipale attraverso la cementificazione e l’incremento dell’uso dell’automobile. Perequare e redistribuire le risorse deve essere l’imperativo.
Per risolvere queste contraddizioni e per dare qualità e costruire un futuro di sviluppo ai nostri cittadini ci vuole una visione progettuale, una governance lungimirante, duratura, coesa. Ci vuole un forte coordinamento istituzionale. Se non c’è sviluppo senza qualità occorre anche prendere coscienza che non c’è qualità senza una classe dirigente capace di fare sistema.
Riziero Santi