Cerca
Home > Ultima ora turismo > Nettuno, la Corte di Appello sospende la sentenza di primo grado. Cosa succede ora?

Nettuno, la Corte di Appello sospende la sentenza di primo grado. Cosa succede ora?

La corte di Appello di Bologna ha sospeso la sentenza di primo grado. L’ Avv. Massimiliano Angelini ha commentato: “L’ordinanza della Corte d’Appello di Bologna ha correttamente sospeso la sentenza emessa dal Tribunale di Rimini. La questione, pertanto, è tutt’altro che chiusa. Un’importante vittoria in una vicenda giudiziaria complessa che durerà ancora molti anni. L’obiettivo è ora quello di rientrare nel possesso dell’azienda prima che gli investimenti fatti dai precedenti gestori vengano definitamente compromessi.”

Era il 7 febbraio 2020 quando America Graffiti ha chiuso. Solo uno scarno cartello con scritto “chiuso per lavori” ne giustificava la chiusura. Poi sono susseguiti una serie di comunicati dove le accuse su di chi era la responsabilità della chiusura erano reciproche. Da una parte i gestori che avevano aperto una causa civile con i concessionari per rendere nullo il contratto. La causa è stata iniziata con il ricorso del 19 ottobre 2018, in cui si sosteneva che il contratto di affitto del ramo d’azienda “Bar Ristorante Nettuno” fosse nullo perché la società non esisteva nel 2010; non gli sarebbe dunque stata consegnata nessuna azienda, né tanto meno all’epoca vi erano dipendenti. Per questo i gestori chiedevano la restituzione di quanto pagato fino a quel momento per i canoni di affitto.

La sentenza di primo grado aveva dato ragione ai fratelli Parmeggiani, storica famiglia che da sempre ha in concessione dal Demanio il Nettuno. In particolare la sentenza prevedeva

  • I gestori dovevamo versare la somma di 550mila euro ai fratelli Parmeggiani
  • La somma è al netto di quanto versato dai gestori. 200mila euro di una fideiussione già incassata, 190mila euro per le spese di ristrutturazione fatte nel locale per aprire America Graffiti e 15mila euro dati all’Agenzia del Demanio per acconto sui canoni non pagati.
  • Il Tribunale aveva anche stabilito una multa di 50mila euro se non viene restituita tutta l’attività e le autorizzazioni relative entro un mese.

Il locale aveva aperto già da qualche settimana. Molto probabilmente tutto rimarrà come ora in attesa della sentenza di merito di appello.

Questa la motivazione della sospensione: “Ritenuto, sull’istanza di sospensione proposta ex art. 447 bis c.p.c., che dall’esecuzione della sentenza possa derivare gravissimo danno alla parte appellante, società che esercita attività commerciale, tenuto conto dell’elevatissimo ammontare della somma che è stata condannata a pagare all’appellata — la quale ha già notificato atto di pignoramento per l’importo di quasi € 700.000 — e del rischio di non riuscire a recuperare, in ipotesi di accoglimento dell’appello, le somme versate in forza della provvisoria esecutorietà della pronuncia, dato che la parte appellata è, a propria volta, debitrice di somme ingentissime nei confronti del Demanio, non ha proprietà immobiliari ed essa stessa afferma che “sarà sicuramente in grado nelperiodo biennale (considerando il tempo stimabile per l’emissione della sentenza d’appello) di restituire qualsivoglia somma all’esito dell’appello”, ciò che lascia intendere che non disporrà per i prossimi due anni della liquidità necessaria a tali eventuali restituzioni, mentre per la discussione della causa è stata fissata udienza fra poco più di tre mesi (12.3.2021).”

 

 

Ultimi Articoli

Scroll Up