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“Nessuno nasce solo per se stesso”: gli ultimi, grandissimi, articoli di Sergio Zavoli

Sergio Zavoli: “Prima dei fatti. Un diario pubblico” –  Avvenire.

Questo libro di Sergio ha una storia lunga. Provo a raccontarvela. Nel 2015 Sergio ha 92 anni e il direttore de L’Avvenire Marco Tarquinio lo pressa perché scriva per tre mesi una piccola rubrica in prima pagina sul giornale della CEI (la Conferenza Episcopale Italiana), riempiendo lo spazio vuoto lasciato dal “Mattutino”, la rubrica che il Cardinale Gianfranco Ravasi aveva scritto per oltre quindici anni.

Nella introduzione Tarquinio dice: “Temeva di cominciare qualcosa che avrebbe potuto non finire, e questa non era cosa da lui. Ma alla fine non gli riuscì di dire no”.

Sergio scrisse 77 pezzi, dall’1 ottobre al 31 dicembre 2015. Doveva consegnarli al giornale in blocchi settimanali. Ho qui davanti a me la raccolta delle prime pagine de L’Avvenire in cui scrisse con grande maestria le 25 righe quotidiane della rubrica che lui stesso chiamò “Prima dei fatti”.

Nella nostra telefonata domenicale, solitamente in tarda mattinata, Sergio anticipò a me, ma anche agli altri amici riminesi, questa sua decisione di accettare la proposta di Tarquinio. Dopo diversi ripensamenti, alla fine era felice, veramente felice, di aver accettato. Lo si sentiva dalla passione con cui per telefono ci anticipava i temi che avrebbe trattato. Naturalmente obbligandoci alla lettura in tempo reale, all’uscita del pezzo. Soprattutto dove parlava di Rimini (lo ha fatto in 12 pezzi). Poi ci avrebbe interrogato se ci era piaciuto, su cosa eravamo d’accordo e su cosa no: e qui il rischio era quello di aprire una discussione infinita dove lui ci sommergeva con la sua voce straordinaria, la sua cultura, la sua ironia.

Quanto ci manchi Sergio: sono passati quindici mesi da quel 4 agosto 2020 in cui ci lasciasti. Nel mezzo c’è il 21 settembre, la data del tuo compleanno che come quasi sempre avresti festeggiato con noi, gli amici riminesi, da “La Marianna”, tu mangiando cannocchie semi abbrustolite che tanto ti piacevano.

Fra il 2019 e il 2020 chiedo a Sergio: posso raccogliere i pezzi della tua rubrica che sono apparsi su L’Avvenire ormai cinque anni fa, ma che a me sembrano più che mai attuali? Volevo, volevamo assieme agli amici dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini, fargli così un piccolo regalo in occasione dei suoi 97 anni il 21 settembre 2020.

La risposta di Sergio fu positiva. Ne parlo con Tarquinio e poi tu lo chiami e vi mettete d’accordo. Ma le cose andarono un po’ lunghe, anche perché Sergio in quei mesi del 2020 stette spesso male e non era facile parlargli. Poi la morte il 4 agosto, il funerale.

Ma il 21 settembre gli amici riminesi insieme alla moglie Alessandra e alla figlia Valentina si ritrovarono lo stesso dalla Marianna per festeggiare il suo compleanno. In quella occasione chiesi a Rosita Copioli di sentire con Tarquinio se potevamo andare avanti con la pubblicazione dei pezzi della rubrica “Prima dei fatti”. La risposta fu che sarebbe stato L’Avvenire a pubblicarli in volume in ricordo di Sergio Zavoli, con il consenso di moglie e figlia. E così è stato con l’aggiunta degli interventi del Cardinale Gianfranco Ravasi, di Tarquinio e di Rosita Copioli. Pubblicazione fatta in collaborazione con il Comune di Rimini.

Il volume era stampato e pronto per essere distribuito a Natale 2020. Il Comune di Rimini doveva organizzarne la presentazione. Ma le misure anti-covid bloccarono per mesi ogni iniziativa in presenza, a Rimini e in tutto il Paese.

Così il libro, a tutt’oggi, è finito in un limbo, dove speriamo possa presto essere tirato fuori con una presentazione pubblica in cui ricordare con grande affetto il giornalista, l’intellettuale, il poeta, il prosatore Sergio Zavoli.

Sempre Tarquinio sui testi di Zavoli: “Sono parole buone sempre, e specialmente per il tempo che viviamo in cui purtroppo tanti sono tornati a confondere il bianco e il nero, il bene e il male, e si tende a radicalizzare tutto, cancellando le infinite sfumature di coloro che rendono affascinante l’esistenza, che alimentano l’ansia di giustizia e di bellezza, che sostengono la fiducia e la speranza”.

E il Cardinale Ravasi: “Zavoli intrecciava competenza e sapienza, immediatezza e profondità e tutta la sua imponente opera comunicativa e saggistica ne è un’attestazione indiscussa, che ha ricevuto il riconoscimento corale e unanime proprio alla fine della sua esistenza patriarcale”.

Nella Postfazione Rosita Copioli: per Zavoli “nulla era indegno di essere considerato. Ogni percorso diventava una nuova avventura, così come ogni minimo incontro o esperienza – specialmente ogni incontro o esperienza avvenuti nel tempo giovanile – continuava a fruttificare in una sorte di ruminìo fantastico (…). La sua prosa era duttile, si adattava a situazioni e argomenti e uditori”.

E citando “Dal diario di un cronista” edito da RAI-ERI/Mondadori nel 2002, elenca “una summa dei temi, insoluti, di cui Zavoli si sarebbe sempre occupato in tutto il mondo, interrogando i maggiori protagonisti ed esperti”: potere, fame, razzismo, fede, ideologia, politica, scienza, povertà, malattia, fratellanza, economia, atomo, cosmo, giovinezza, religione, terrorismo, droga, comunicazione, tecnologia, bioetica, ambiente, globalizzazione.

Tutti temi che ritroviamo nella sua piccola, grande, rubrica scritta per L’Avvenire. Nel suo ultimo pezzo, il 31 dicembre 2015, Sergio così scriveva: “Nessuno, amo ripeterlo, nasce solo per se stesso; da quel momento si connette, si scompone e si rigenera nel laboratorio dell’esistenza, via via spartendo la realtà in piccola e grande, propizia e contraria. Solo l’amore terrà insieme ogni cosa, perché è la sola forza che tende a unire. Perché si è felici solo in due (…) la vita è seme e pianta, tronco e rami. Di tutti, e di ciascuno”.

Paolo Zaghini

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