L’ex attaccante della Juventus e della Nazionale campione del Mondo Vincenzo Iaquinta è stato condannato a due anni nel processo di ‘Ndrangheta Aemilia. Per lui la Dda aveva chiesto sei anni, per reati di armi. Il padre dell’ex calciatore, Giuseppe Iaquinta, accusato di associazione mafiosa, è stato condannato invece a 19 anni. Padre e figlio se ne sono andati dall’aula del tribunale di Reggio Emilia urlando “vergogna, ridicoli” mentre è ancora in corso la lettura del dispositivo.
Vincenzo Iaquinta aveva chiuso la sua carriera nel Cesena, nel quale aveva militato, in prestito dalla Juventus, dal 31 gennaio 2012 fino al termine della stagione, terminata con la retrocessione in Serie B, con sette presenze e una rete. Terminato il prestito era tornato alla Juventus, ma senza mai scendere in campo né essere convocato. Nell’estate del 2014, a 34 anni, dopo due anni di inattività aveva annunciato il ritiro al calcio giocato con l’intenzione di dedicarsi alla carriera di allenatore ottenendo il patentino due anni dopo.
“Il nome ‘ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia – ha commentato Iaquinta -. Non è possibile. Andremo avanti. Mi hanno rovinato la vita sul niente perché sono calabrese, perché sono di Cutro. Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Noi non abbiamo fatto niente perché con la ‘ndrangheta non c’entriamo niente. Sto soffrendo come un cane per la mia famiglia e i miei bambini senza aver fatto niente”.