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Nando Piccari: Graffia graffia, qualcosa rimane?

Il corsivo giornalistico è uno strano animale, una bestia tutta particolare, forse la più difficile da domare. Fatto di ironia e brevità tende sempre a scappare: non è satira ma deve saper far sorridere, non è apologo morale ma deve far indignare, non è semplice ammiccamento ad un lettore tanto abituale da esser diventato quasi un amico ma deve saper mantenere un tono diretto e colloquiale, chiama la citazione senza dover apparire colto in maniera leziosa” (dalla Prefazione al volume di Piccari di Walter Veltroni).

Nando Piccari, classe 1948, nacque corsivista. Poco più che diciottenne il 26 agosto 1967 firmava su Il Progresso (l’allora quindicinale della Federazione Comunista Riminese diretto da Francesco Alici) il suo primo corsivo “Colpo di sole” prendendosela con i fans riminesi di Moshe Dayan, il generale israeliano vincitore della guerra sull’Egitto di Nasser: “Ed è forse per proteggere i crani di questi individui facilmente soggetti a colpi di sole che in questi giorni è cominciata la vendita di un nuovo tipo di berretto con la benda sull’occhio: alla Moshe Dayan naturalmente!

Sono dunque 49 anni che la penna satirica e caustica di Nando colpisce amici e nemici politici, sbeffeggia vizi del mondo politico ed irride alla prosopopea di personaggi altezzosi e boriosi. La sua verve non è mai cessata anche quando ha ricoperto incarichi politici rilevanti (solo per ricordare i più importanti: segretario della FGCI provinciale dal 1968 al 1969, segretario del PCI riminese dal 1979 al 1985, vicesindaco dal 1985 al 1986, vicepresidente della Provincia di Rimini dal 1995 al 1999). I suoi scritti sono stati raccolti in tre volumi (“3 palle 1 soldo : Vent’anni di satira politica a Rimini” Maggioli, 1988; “Poveracce e Champagne” Panozzo, 2007; e l’ultimo “Graffia graffia, qualcosa rimane?” Panozzo, 2015).

Quest’ultimo volume raccoglie i pezzi dal 2007 al 2015 sul “Chiamami Città” cartaceo e su “Il Nuovo Quotidiano”, quelli scritti ormai fuori dall’agone politico diretto: “A differenza delle collaborazioni giornalistiche avute nel più lontano passato, collaterali – potrei perfino dire residuali – rispetto a responsabilità politico-elettive all’epoca del tutto prevalenti, in questi ultimi anni scrivere era diventata la mia sola attività che avesse un qualche risvolto politico, al punto che oggi rimango impressionato da una neppur troppo velata differenza creatasi nel tempo. Vale a dire che fino a quando il ‘fare politica’ è stato per me ‘l’habitat’ quotidiano, l’articolo settimanale pareva quasi rappresentare un modo per evadervi o ‘ricamarci sopra’; dopo al contrario, ha finito col costituire l’occasione ‘per entrarvi dentro’ con ancora una qualche parvenza di protagonismo: di qui, talvolta, l’evidenza di un patos non altrimenti collocato o ‘smaltito”.

La presentazione del volume nei giorni antecedenti lo scorso Natale fatta da Massimo Pasquinelli e Sergio Pizzolante, due dei protagonisti politici spesso sbertucciati da Nando, sul filo dell’amicizia (nella diversità) e dell’occasione per restituire qualche stilettata di troppo ricevuta, è stata una di quelle poche occasioni in cui la domanda che si poneva Veltroni nella Prefazione ha ricevuto una risposta: “Il problema sono i politici di oggi. Mi chiedo: ma avranno capito? Perché per sorridere come per prendersela a male bisogna prima di tutto comprendere”. Si, i politici presenti hanno ben compreso l’ironia di Nando. Non lo stesso si può dire dei nuovi politici a 5 stelle che ‘odiano’ il corsivista Piccari (forse con l’eccezione della ex consigliera comunale Carla Franchini che passata la prima incazzatura, ha cercato, riuscendoci, di trovare una cordiale liason con Piccari – come da lui stesso messo nero su bianco – ricambiata): “odio i fanatici con tutta la mia anima” diceva il filosofo Norberto Bobbio e Piccari sposa il lapidario giudizio del regista Paolo Virzì: “Grillo mi è parso una persona con qualche disturbo mentale … analfabeta totale, inattrezzato dei fondamentali della civiltà …, che al delirio narcisistico aggiunge vuotaggine, mancanza di sostanza e di cultura”.

Tonino Guerra ci ha reso partecipi di un dono che è di pochi: saper regalare i sogni usando le parole per colorarli ed i colori per dar loro voce, facendoci nel contempo scoprire cose della vita alle quali solo la capacità di emozionarsi riesce a dare un’anima”. Mi permetterei di parafrasare le parole di Nando a proposito del grande Tonino: Piccari ci ha reso partecipi di un dono che è di pochi: farci sorridere di cose e uomini con levità ed arguzia, usando la scrittura come strumento di comunicazione e di coinvolgimento, facendoci riflettere e pensare. Caro Nando, che la tua vena creativa possa felicemente proseguire ancora a lungo in questa nostra nuova avventura editoriale online di archivio.chiamamicitta.it.

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