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Nadia Rossi, PD: “La lotta alla violenza sulle donne passa per la scuola”.

Un intervento del consigliere regionale Nadia Rossi che propone che “i progetti di educazione ai sentimenti e al rispetto di genere diventino parte integrante dei percorsi formativi”:

Quando suona la prima campanella dell’anno è sempre un’emozione. Quel clima di attesa per chi comincia un percorso nuovo, le smorfie per chi non ha propria voglia di tornare sui libri, i sorrisi di chi ritrova i compagni di banco, di giochi e di studi. E’ in aula, nel cortile, nei corridoi che ci si forma, si cresce, si impara, si comincia a diventare grandi, si comincia a immaginare il futuro. Ieri però è stato un primo giorno di scuola diverso, inevitabilmente condizionato dalle notizie di violenza – tante, troppe – di cui ogni giorno siamo bombardati. Penso a Noemi, 16 anni, che quest’anno a scuola non ci sarà, la cui giovane vita è stata spezzata da un ragazzo che di anni ne ha 17. Penso alle due studentesse americane di Firenze, protagoniste di un incubo. Penso ai componenti della banda che si è macchiata del doppio stupro a Rimini: il più grande ha 20 anni, gli altri poco più che bambini. Penso quindi a tante donne, alcune nemmeno sbocciate, ferite se non addirittura annientate in contesti, situazioni differenti, ma che si poggiano su uno stesso schema: sul possesso, fisico o psicologico dell’altro, sullo schema patriarcale con cui nel 2017 ancora dobbiamo fare i conti.

 L’inversione di tendenza non passa, come ho letto in queste ore, dal dare consigli alle donne su come comportarsi per mettersi al riparo dalla violenza maschile. Oltre all’indispensabile rete da attivare a tutela e protezione delle vittime di abusi – e in questo caso vanno lodati e sostenuti i centri antiviolenza, che si caricano di un lavoro preziosissimo e fondamentale – la prima strada è la prevenzione, cioè l’educazione. Ed ecco che la scuola assume allora un ruolo di primo piano, un luogo chiave per affrontare il tema della violenza di genere e la lotta a ogni tipo di discriminazione. Credo che anche nella nostra Regione, da sempre all’avanguardia e sensibile rispetto a questo fenomeno, si possa irrobustire, consolidare e formalizzare un percorso condiviso di ‘educazione ai sentimenti’, un percorso di preparazione alle relazioni interpersonali – che si affianchi ai valori imprescindibili che devono essere assorbiti nella famiglia – dalle materne alle superiori, che dia ai bambini e ai ragazzi strumenti adeguati ed efficaci per fronteggiare la discriminazione di genere in tutti i suoi aspetti e le sue derivazioni, contrastare il sessismo ancora diffuso in particolare dai media, pensare a percorsi e progetti con i centri antiviolenza per far emergere situazioni limite e per  stimolare il dialogo e il confronto.

Al momento i progetti e i percorsi dedicati a questi temi sono previsti dal provvedimento di legge “Buona scuola”, che recita testualmente: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori”. Ad oggi però è applicata a macchia di leopardo e senza una linea definita, a discrezione dei vari istituti.  Eppure un tema di tale delicatezza e importanza non può essere lasciato alla sensibilità e alla buona volontà di qualche insegnante o dirigente scolastico. L’impegno che faccio mio è quello di sensibilizzare il provveditorato a livello regionale, affinché le indicazioni contenute nella ‘Buona scuola’ non restino sulla carta e affinché questi progetti diventino parte integrante del percorso educativo”.

Nadia Rossi

consigliere regionale Pd

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