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Home > Cultura e Spettacoli > ECCO COME NACQUERO LE VIE DEI BASTIONI

Per completare l’esame delle strade vicine alle vie dei Molini e delle Umiliate, di cui s’è parlato la volta scorsa, è bene ricordare innanzitutto la Via del Muro Nuovo, corrispondente all’odierna via Bastioni Meridionali.

Via del Muro Nuovo e Via dei Tiratoi

Via del Muro Nuovo e Via dei Tiratoi

L’antica cerchia delle mura romane era ancora in essere nel Medioevo; ma a partire dalla metà del Duecento si comincia a costruire un muro nuovo, esterno, che amplia il perimetro cittadino. Il motivo risiede nel fatto che col tempo alle mura romane si erano addossate molte case, le quali impedivano l’accesso dei soldati e delle macchine belliche alle mura stesse, in caso di attacco dall’esterno; in pratica era impedita ogni forma di difesa attiva.

Inoltre molte di quelle case avevano ricavato porte private che conducevano fuori città, creando problemi di sicurezza e permettendo l’evasione fiscale di chi introduceva merci di nascosto, senza passare dalle porte pubbliche e senza pagare il dazio (che costituiva il più importante introito tributario di quel tempo).

Quindi la costruzione del muro nuovo non era dettata prioritariamente dalla necessità di nuovi spazi edificabili, giacché ve n’era ancora parecchi all’interno; solo dal lato del mare e del porto, grazie all’avanzata della terraferma, si era verificata una crescita urbana. Non a caso la costruzione del nuovo muro inizia proprio là, inglobando nella nuova cerchia gli antichi borghi di S. Maria a Mare e S. Cataldo.

Sugli altri tre lati il completamento del muro medievale si realizza solo alla metà del Trecento. Naturalmente, per non incorrere negli inconvenienti del passato, gli statuti comunali vietano ogni forma di costruzione a meno di una pertica (5 metri e mezzo) dal muro. Si procede inoltre a creare un terrapieno tutt’intorno, in modo che i difensori si trovino in posizione sopraelevata rispetto agli eventuali assalitori.

Nasce così una strada rialzata (le odierne vie dei Bastioni) che segue internamente tutta la cerchia muraria. Nel tratto che va dalla porta S. Andrea (in corrispondenza dell’antica porta Montanara) alla porta S. Bartolo (in corrispondenza dell’arco d’Augusto), i documenti medievali la chiamano strada del Muro Nuovo e talora anche via fra i Due Muri, che oggi corrisponde, come si diceva, alla via Bastioni Meridionali.

Lo spazio creatosi fra il muro romano e quello medievale, grosso modo nell’area attualmente occupata dal complesso delle Maestre Pie, era dominato dagli orti e da terreni scoperti. In età medievale era attraversato da un viottolo, non più presente, chiamato via dei Tiratoi, o delle Claudare, o delle Clavature.

I tiratoi, che negli stessi documenti vengono anche indicati coi sinonimi di claudare o clavature (da non confondersi con le “clavature” bolognesi, che taluni riferiscono alle chiavature, ossia alle serrature costruite dai fabbri), i tiratoi – dicevo – erano lunghi telai di legno utilizzati per sostenere e tirare le pezze di panno dopo la tintura o la gualcatura (cioè il trattamento destinato ad infeltrire e rinforzare i tessuti). Erano impianti abbastanza semplici, talora protetti da modeste tettoie e non avevano certo il carattere monumentale assunto in altre città, come ad esempio può vedersi a Gubbio nelle cosiddette “logge dei tiratoi”.

A Rimini venivano installati in luoghi aperti e distanti dalle case, per due motivi: innanzitutto per l’ingombro dovuto alla loro notevole lunghezza; in secondo luogo per il cattivo odore che emanavano. Non si deve dimenticare che, specie per l’efficacia della gualcatura, i panni erano abbondantemente imbevuti di sostanze a base di orina.

L’area prescelta aveva inoltre il vantaggio d’essere vicina alle tintorie ed alle gualchiere presenti lungo la fossa Pàtara, da cui provenivano i panni da stendere. Il monastero degli Umiliati e delle Umiliate, fin dal 1261 risultava possedere la gualchiera (di cui s’è parlato la volta scorsa) con i suoi tiratoi. Mettendo assieme vari documenti del Trecento e del primo Quattrocento, si può calcolare che in questa zona esistessero da quattro a sette tiratoi, appartenuti alle famiglie Tingoli, Ognibeni, Tondolini e Augurelli.

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I tiratoi a Rimini, presso le tintorie e le gualchiere

Sempre in tema di tiratoi, merita segnalare che ne esistevano altri due nuclei minori a Rimini. Uno nel sito della Patarina, sempre lungo la Fossa, là dove esisteva un complesso artigianale comprendente anche un molino da grano ed una tintoria. Dapprima appartenuto a Sigismondo Pandolfo Malatesta, il bene era poi passato per varie mani, dai Mengozzi, ai Petrucci, ai Diotallevi. L’altro nucleo di tiratoi si trovava nel borgo S. Genesio (oggi borgo S. Giovanni), non lontano dall’Ausa, negli ampi spazi che si aprivano verso mare, dietro le case affacciate sulla strada Maestra; ed era anch’esso collegato ad una tintoria documentata nelle vicinanze fin dagli inizi del Quattrocento. Sappiamo infatti che il suo titolare, certo Nicola di Pasino, nel 1428 incaricava un carpentiere di costruirgli quattro tiratoi.

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Le suore Umiliate intente ai tiratoi e al finissaggio della stoffa

Oreste Delucca

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