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Museo Fellini, Avati: “Sarà bellissimo. Le polemiche? Mentalità di Provincia. Che a me piace”

Il Museo Fellini? Le polemiche sono abbastanza ovvie è la mentalità della Provincia a dettarle. In Provincia ci si incarognisce si tendono ad affossare i pregi oltre ai difetti“. Pupi Avati, il regista bolognese presidente della giuria che ha assegnato il Premio Cinema e Industria al termine del Festival La Settima Arte di Rimini ha un’idea molto chiara sul futuro museo internazionale dedicato a Federico Fellini.

Rimini fa benissimo a investire anche strategicamente su Federico Fellini. La città ha intrapreso una strada giusta perchè è opportuno che vada oltre il mito della spiaggia e della piadina“, ammette. L’ambito è quello di un’intervista rilasciata al Corriere di Bologna in merito alle polemiche – a stampo politico – divampate durante le ultime settimana che hanno visto alcuni membri della minoranza in consiglio comunale bollare come “opere di eccessiva fellinizzazione” i progetti e i cantieri circoscritti attorno a Castel Sismondo, in Piazza Malatesta.

Non è opportuno parlare di fellinizzazione. Fellini è la regia. Federico è l’archetipo del regista con i suoi film ha saputo cambiare le vite di molti dei miei colleghi, in particolare con otto e mezzo. Assolutamente normale che la città che gli ha dato i natali lo celebri e lo metta al centro. Ma vanno bene anche le polemiche, sintomo di quella mentalità di Provincia – che lo ammetto – a me piace molto“.

E c’è da credergli visto che molti suoi film indagano i meccanismi anche brutali che ne costituiscono a volte l’essenza.

Il Museo Fellini è stato anche al centro delle dichiarazioni rilasciate ieri dallo scenografo di fama mondiale Dante Ferretti, premiato al Festival Cinema Industria al Teatro Galli. Nel pomeriggio Ferretti era stato ospite al Cinema Fulgor e si è lasciato scappare che “avrebbe progettato volentieri anche il nuovo museo internazionale dedicato a Federico“.

Avati, per la cronaca, bolognese di nascita, abita da anni a Roma, ma Rimini la conosce bene. “Adoro i romagnoli – ammette – e quando dico che bisogna andare oltre il mito delle spiagge non nascondo l’ammirazione per questo popolo che ha saputo costruire quei vecchi miti, con un modo di straordinario di accogliere i turisti. Quando avevo 15 anni e venivo a Rimini l’importante non era tanto il mare ma la qualità del cibo nelle pensioni. Parliamo di un periodo in cui venire a Rimini significava a volte fare importanti sacrifici. Una terra magica e irraggiungibile e a volte persino inaccessibile“.

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