Si era presentato all’Ospedale Infermi di Rimini perché lamentava forti dolori alla testa e vomito. Per i medici del nosocomio riminese, quei disturbi erano riconducibili ad una semplice emicrania. L’uomo, un imprenditore riminese di 66 anni si è però sentito male una seconda volta dopo pochi giorni. E purtroppo non c’è stato nulla da fare. L’imprenditore è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale Bufalini di Cesena dove i medici hanno riscontrato una grossa emorragia cerebrale, che in pochi giorni lo ha portato al decesso. Dodici giorni, per l’esattezza, erano trascorsi dalla prima visita effettuata all’Ospedale di Rimini, nella giornata del 26 agosto, da dove come detto, il paziente era stato dimesso. In una circostanza, stando al racconto dei familiari, assai poco chiara. Il sessantaseienne era stato infatti ricoverato in preda alle convulsioni e sedato dai medici dell’Ospedale di Rimini, che si erano rifiutati di sottoporlo a una Tac, malgrado l’insistenza dei familiari. Al Bufalini di Cesena è stata proprio una Tac a permettere ai medici di riscontrare sul paziente una grossa emorragia cerebrale, iniziata forse proprio il 26 agosto, poco prima del ricovero a Rimini. Una volta rientrato a casa dopo la dismissione il paziente non aveva dato segni di miglioramento malgrado l’assunzione degli antidolorifici. Poi la perdita di conoscenza, la corsa a Cesena, la Tac, la consapevolezza per i familiari di non poter vedere il loro caro sottoposto a intervento chirurgico alla luce della gravita della situazione emorragica e, infine, il tragico decesso.
I familiari dell’imprenditore scomparso hanno inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Rimini per fare chiarezza su eventuali responsabilità interne alla struttura del nosocomio riminese sulla morte del loro caro. Il pm ha provveduto a sequestrare tutta la documentazione sanitaria relativa al caso e ha disposto l’autopsia.
Intanto, il caso è diventato anche politico. La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Raffaella Sensoli ha invitato con una interrogazione indirizzata alla Regione l’Ausl Romagna ad avviare un’indagine interna che si affianchi a quella aperta dalla magistratura: “Dopo l’esposto alla magistratura presentato dai familiari della vittima, a cui va tutto il nostro cordoglio e la nostra vicinanza, crediamo che sia doveroso anche per l’AUSL avviare un’indagine interna per ricostruire quello che è successo – spiega Raffaella Sensoli – Occorre stabilire se i protocolli esistenti per le casistiche nelle quali è possibile comprendere il caso dell’imprenditore deceduto, siano o meno stati rispettati. Un’attenta indagine interna funzionale anche a quella portata avanti dalla magistratura, affinché eventuali colpe singole o organizzative non ricadono su l’immagine di tutta la struttura sanitaria”. Nella sua interrogazione la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle chiede spiegazioni anche sul perché, durante la prima visita, si sia scelto di non sottoporre l’uomo a un esame più approfondito del malessere denunciato, per esempio attraverso una TAC. “A quanto abbiamo appreso stamane dai media, nonostante le insistenze dei familiari, la TAC non fu eseguita – aggiunge Raffaella Sensoli – un esame che però avrebbe potuto evidenziare i problemi di salute e forse consigliare un intervento risolutivo. Ecco perché crediamo che sia doveroso che l’AUSL, indipendentemente dall’indagine avviata dalla magistratura, avvii dei controlli scrupolosi per ricostruire quello che successe in quei giorni”.