Aveva dato alla luce due gemelli, un maschio e una femmina, all’ospedale Infermi di Rimini ma è morta subito dopo, per un’embolia polmonare. La donna, Cristiana Cecchetto di 36 anni, era partita con il marito in auto nella tarda serata di martedì 12 febbraio del 2013 da Ponte Messa (Pennabilli) verso l’ospedale perché le erano iniziate le contrazioni, ma durante il tragitto è stata male e il marito ha chiamato aiuto.
Sono intervenuti i sanitari del 118, che dopo le prime cure sul posto hanno trasportato con la massima urgenza Cristiana Cecchetti all’ospedale, dove è giunta in condizioni disperate e dove, con l’intervento di un’equipe ad hoc, sono stati estratti vivi entrambi i gemelli. Alla donna è stato praticato il massaggio cardiaco, ma è morta subito dopo aver dato alla luce i gemelli, i suoi primi figli.
L’Ospedale aveva proceduto all’autopsia che aveva confermato il decesso per una emboloia polmonare causato da uno scompenso cardiaco.
A distanza di sei anni il PM Luca Bertuzzi ritiene che quella morte si potesse evitare ed ha chiesto il rinvio a giudizio, per omicidio colposo, per una dottoressa dell’ospedale Infermi di Rimini.
Secondo l’indagine la dottoressa che ha visitato la signora una settimana prima della tragedia avrebbe dovuto ricoverarla ed anticipare il parto. Secondo i periti dell’accusa quella gravidanza doveva essere trattata a rischio per il sovrappeso della donna e perché si trattava di un parto gemellare. Inoltre il medico avrebbe dovuto controllare la pressione arteriosa della donna, cosa che non era riportata in cartella
La dottoressa difesa dall’avvocato Piero Venturi ha spiegato al PM che il suo ambulatorio non trattava la rischiosità del parto ma solo le modalità, se in modo naturale o cesareo. La dottoressa ha anche sostenuto che la pressione arteriosa era stata controllata come da prassi. La mancata segnalazione in cartella era dovuta al fatto che non vi erano anomalie.
Ora sarà il Giudice se accogliere la richiesta della Procura per il processo oppure archiviare. Tuttavia anche nel caso di un rinvio a processo il reato è prescritto e non avrà conseguenze penali. Inciderà invece nel procedimento civile. Infatti l’Asl non ha aderito alla richiesta dei famigliari della donna di un risarcimento danni.