E’ morto ieri sera all’età di 82 anni Luciano Guerzoni, ex presidente della Regione, ex senatore Pds e attualmente vicepresidente Anpi.
‘Fin da giovane aderì al Partito comunista italiano e per pagarsi gli studi universitari lavorò come operaio alla Fiat e alla Maserati, dove divenne programmatore della produzione industriale. Sempre con il Partito comunista, ricoprì degli incarichi direttivi – recita il sito della Regione -.
Fu quindi eletto consigliere comunale a Modena, poi consigliere regionale (nominato nel 1978) e il 29 aprile 1987 divenne presidente della Regione Emilia-Romagna. Incarico che ricoprì fino al 1990.
Nel 1992 si candidò al Senato della Repubblica con il Partito democratico della sinistra e dopo essere stato eletto divenne vice-capogruppo del Pds. Il suo seggio a Palazzo Madama fu sempre confermato nelle elezioni politiche del 1994, 1996 e 2001′.
Aveva aderito al Pd, ma negli ultimi anni aveva rinunciato a rinnovare la tessera. All’ultima battaglia referendaria si era battuto per il No alla riforma istituzionale pensata da Renzi.
La notizia della sua scomparsa è accompagnata da messaggi di cordoglio da amici e colleghi:
“Provo un grande dolore. È una perdita enorme, per la sua famiglia, per me, per tutti quelli che hanno avuto modo di conoscerlo. Per la sua Modena, e per l’Emilia-Romagna intera, di cui è stato presidente”. Così Stefano Bonaccini, presidente della Regione, ricorda Luciano Guerzoni.“Per quelli della mia generazione, quando abbiamo mosso i primi passi in politica, è stato un punto di riferimento. Era una persona solida, generosa, disponibile. Luciano era sempre attento ai bisogni, alle richieste del territorio. Aveva ben chiara la sua missione- sottolinea Bonaccini-, e in questo modo ha vissuto fino in fondo il suo ruolo di rappresentante delle istituzioni”.
Infine, “Luciano Guerzoni era un figlio del Novecento: aveva visto la seconda guerra mondiale, la barbarie del fascismo e del nazismo. Per questo-conclude Bonaccini– si era messo a disposizione dell’Anpi, di cui era diventato vice presidente nazionale. Non dimenticava mai quel passato angoscioso che pendeva minaccioso sul nostro futuro, non si stancava di ripeterlo. E ci esortava a vigilare, perché nulla è scontato, né pace, né democrazia”.