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Morte Giovanni Succi, quell’irrefrenabile odio che corre sul web

Giovanni Succi, ritrovamento del cadavere

Giovanni Succi era un cacciatore e aveva 68 anni. E’ morto nei boschi di Poggio Torriana mentre inseguiva una preda, una beccaccia che aveva abbattuto, molto probabilmente a causa di un incidente (per la cronaca, sul suo cadavere è stata disposta dal pm di turno l’autopsia).

Stando alle indiscrezione trapelate, pare che Succi sia inciampato in un tratto piuttosto impervio dei boschi attorno al piccolo comune romagnolo e per una tragica fatalità la canna del fucile gli si sia infilzata sotto la gola procurandogli una ferita letale, in mancanza di soccorsi tempestivi che solo un miracolo avrebbe potuto garantirgli. Il cadavere, fatto non meno importante, è stato rinvenuto dopo quasi una settimana di ricerche disperate condotte da Carabinieri e Vigili Del Fuoco. Perché a denunciare la scomparsa dell’uomo era stato, nella serata di mercoledì 21 novembre, il figlio Omar Succi, preoccupato nel non veder ritornare a casa il padre. 

Queste poche righe, rappresentano – in estrema sintesi – la notizia di cronaca riguardante il ritrovamento del cadavere del cacciatore scomparso nei dintorni di Rimini quasi una settimana fa. Una notizia, un fatto, un dramma che dovrebbe essere preso per quello che incarna. Pura informazione, nel rispetto della vittima, dei suoi congiunti, degli amici.

Di difficile fattura qualsiasi polemica di natura speculativa sul personaggio di Giovanni Succi, che cacciava in una zona in cui l’attività venatoria – per quanto al centro di un continuo dibattito – è assolutamente consentita, premettendo che in nessun caso ci si debba augurare di poter speculare sulla morte di qualcuno. Eppure, alla cronaca della tragedia del cacciatore è necessario aggiungere come un’appendice una cronaca secondaria. Quella delle reazioni – in gran parte provenienti dal mondo animalista – alla  notizia in sé.

Parliamo del ben oliato meccanismo di condivisioni sui social network a commento del dramma, condivisioni spesso accompagnate da osservazioni che esulano dal senso tragico di una notizia come quella riportata da tutte le cronache locali e non solo sulla tragedia. Di cui si è perso il valore assoluto, quel senso comune che dovrebbe associarla alla parola “rispetto”.

E che invece troppo spesso lascia spazio a un non celato disprezzo nei confronti di chi la tragedia è chiamato a viverla piuttosto che a leggerla. E allora, se un cacciatore muore per una tragica fatalità diventa automatico per alcuni sedicenti animalisti riversare sui social network una scarica di odio e frustrazione verso il genere umano – guarda caso – animale anch’esso.

Basta passare in rassegna la serie di condivisioni postate su Facebook per rendersene conto. Nei minuti successivi alla pubblicazione della notizia del ritrovamento del cadavere di Giovanni Succi un utente di Facebook che si presenta in qualità di “Vegano rivoluzionario” ha pubblicato un articolo che riporta la notizia della tragedia. A margine un commento ironico quasi di giubilo “Ecco perchè dico che anche le cadute possono essere pericolose per sè e per gli altri, quando si impugna un’arma“.

Gli rispondono i lettori con lo spirito di chi si appresta a festeggiare la vittoria in campionato della propria squadra del cuore. “Prosit!” scrive un amico, “E vai di pinottino, con un po’ di culo divento avvinazzato”, gli fa eco un altro utente del noto social network, “E vai di Barbera. Sono piemontese beh”. Tanto per ricordare che i profili reali di chi si cela dietro le pagine virtuali di Facebook risiedono a chilometri di distanza da Poggio Torriana, e non potevano avere la minima idea di chi fosse il cacciatore deceduto. Ma non è finita, perché c’è anche chi vuole brindare con l’acqua, precisando: ” uno in meno e poi non sono pericolosi per gli altri animali e noi, se non sanno cosa fanno cavoli suoi”. “E un altro se ne è andato” risponde all’amica in questione un altro utente. Per la cronaca, si tratta di una condotta, quella perseguita da questi utenti, che lede la stessa cultura animalista, che nelle intenzioni di questo commento non si vuole mettere sotto accusa nella sua interezza.

Ma la cronaca, bisogna ricordarselo, non dovrebbe lasciare spazio a speculazioni di alcun tipo. Forse è bene rieducarsi non solo alla lettura di certe notizie ma parimenti alla lettura della realtà. Al senso di un dramma, di una tragedia, al senso più ampio del valore del rispetto reciproco. 

Enea Conti

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