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Montefiore Conca: venerdì la tradizionale Processione pasquale

La Processione del Venerdì santo a Montefiore Conca (Rn), una tradizione  antica la cui origine si perde nel tempo.

Nel Libro “Memorie Storiche riguardanti la Terra di M.Fiore” anno 1828 di Gaetano Vitali, si trova scritto “…Gli atti datati 1767 e 1768 ci fanno conoscere antichissima in M.Fiore la religiosa costumanza di portare processionalmente Gesù deposto dalla Croce nel giorno del Venerdì Santo il quale una volta era Festivo per la detta Terra…“. Quindi già nel 1767 si considerava “antichissima” la Processione del venerdì Santo. Occorre sottolineare  che la processione di Montefiore non é la classica Via Crucis, ma la Deposizione del Cristo morto dalla Croce al Sepolcro rappresentato dalla Chiesina dell’Ospedale, anch’essa di antichissime origini databili al 1409.

La stessa processione vede nel 1767 da parte della Confraternita dell’Ospedale l’aggiunta di oggetti preziosi per arricchire la stessa. Venne costruito da D. Filippo Romagnoli  un magnifico “Cataletto” sopra cui viene tuttora adagiato il simulacro in legno del Cristo morto, con il suo Baldacchino nero in segno di lutto.Nel 1769 vennero aggiunti diversi simboli della Passione del ” Divin Redentore” portati in processione da  fanciulli vestiti da Angeli. Si legge sempre nel libro “Memorie storiche riguardanti la Terra di M.Fiore” di Gaetano Vitali “….non é al presente la sola nella Diocesi di Rimino la Terra di M.Fiore, ma può dirsi con certezza che é stata la prima  a distinguersi con simile atto esterno di Religione nel modo come sopra. Nella vicina Terra di Saludecio s’incominciò a praticarla l’anno 1819; l’anno 1811 in quella di S. Arcangelo ; l’anno 1777 in Rimino….”

Una tradizione dunque antica, con riti precisi e ripetuti nei secoli, riti che si tramandano da padre in figlio. Ogni cappa, così come ogni mansione, nella processione appartiene ad una famiglia di Montefiore da lontanissime generazioni.

La statua del Cristo morto viene lavata con il latte la mattina del Venerdì Santo dalle donne del paese. Poi viene trasportata al convento dei Padri Cappuccini sul monte Auro, insieme ai “Misteri della passione”, alle torce di pece , ed alla grande Croce in legno.

I montefioresi preparano ceri rossi da mettere alle finestre per devozione che accenderanno quando scenderà la notte.

Da Bologna, da Milano, da Torino, da Roma, chiunque viva fuori e abbia la “cappa” arriva nel borgo perché questo é un appuntamento IRRINUNCIABILE e con devozione sale fino al convento dei frati Cappuccini, il luogo dove inizia la discesa dal Calvario. Salgono i soldati romani, i bambini vestiti da Angeli, salgono le Pie Donne, i Tre apostoli, Caifa, Ponzio Pilato, Barabba, Giuda, Giuseppe d’Arimatea, ed infine il Cireneo che porterà la grande Croce di Cristo con la cappa Rossa,dal “Golgota” fino al “Sepolcro”. Ognuno ha il suo ruolo, ognuno il suo posto preciso all’interno della processione. Ecco le cappe bianche, quelle nere, le cappe della confraternita della Buona Morte, le cappe della confraternita della Beata Vergine della Misericordia, le cappe con la mantellina rossa e quelle con la mantellina arancione, si accendono le torce e nell’aria c’è quell’odore inconfondibile di mistero, di antico, di passato e di tradizione. Apre la Processione la cappa nera con la Tarabaccola o Battistrangola un antico oggetto formato da un piano in legno su cui é agganciato un ferro che muovendolo produce un suono inconfondibile. Quando le campane erano legate, questo era l’oggetto che annunciava la Santa Messa.La processione parte dal monte e lentamente scende verso il borgo, si unisce a metà discesa la Banda che accompagnerà il Cristo morto per tutto il percorso, suonando note struggenti. Così, lentamente, la processione sfila per le vie dell’antico borgo, fino ad arrivare alla Chiesa parrocchiale di San Paolo, dove il sacerdote invita i fedeli a brevi riflessioni sul significato della morte in Croce di Gesù, poi si riparte per giungere al “Sepolcro”, la famosa Chiesina  dell’Ospedale, dove verrà deposto il Cristo morto. Qui un altro antico rito, quello del “Bacio al Cristo morto”. I turisti ed i partecipanti infatti potranno baciare la statua del Cristo morto portata in processione e ricevere un pane Benedetto.

La ricompensa per le cappe e per i personaggi della Processione é proprio il pane Benedetto, in base alla fatica ed al ruolo si ripaga con un numero diverso di pagnotte, il cireneo per la grossa fatica del portare la grande  Croce sarà quello che riceverà un numero maggiore di pani. Ogni anno, ogni venerdì santo dunque da un passato lontanissimo , ritorna per le vie del nostro Borgo questa straordinaria manifestazione religiosa. Non é stato mai saltato un anno, anche durante la seconda guerra mondiale la Processione si realizzò ugualmente, si svolse durante il giorno perché la sera c’era il coprifuoco. Ogni venerdì santo, con la neve, con la pioggia, con il vento, anche se la temperatura è rigida, la processione si svolge e….. durante il suo svolgimento tutto si placa  affinché tutto si possa ripetere. Ciascuno di noi da piccolo ha partecipato nelle vesti di  angelo, e crescendo é rimasto  legato a questa tradizione, a mille ricordi che fanno parte di questo evento, che fanno parte del nostro passato. Il fumo delle fiaccole, l’odore dei misteri della passione , il profumo nell’aria dei bracciatelli, della piada di Pasqua, della chiesa dell’Ospedale, é un qualcosa che quasi sembra fermare il tempo, sembra che questi momenti siano per sempre. È come se uno straordinario ed invisibile ponte ci unisse  a quel passato che ogni anno prende vita dentro e fuori di noi.

Venerdi 30 marzo ore 21.15 in piazza della Libertà sfilerà la Processione del Venerdì Santo.

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