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Montecopiolo. Comitato chiede il rispetto del referendum

Con un lungo comunicato il Comitato per il passaggio del Comune di Montecopiolo in Emilia Romagna rispondo al presidente della provincia Riziero Santi dopo il suo intervento in audizione al Senato nei giorni scorsi.

Nella nota i rappresentanti del Comitato hanno notato un cambio di linguaggio e di sostanza da parte del presidente della provincia di Rimini.

“Il presidente è passato con grande disinvoltura dal “siete” al “sareste”. Anche il richiamo che non si risolvono i problemi passando da una provincia all’altra è un riposizionamento politico diverso da quello precedentemente dichiarato e sbandierato. Si riscontra incoerenza tra queste due affermazioni e il conclamato rispetto dell’esito dei referendum. Santi mostra comprensione per “… chi, nelle istituzioni e fra i cittadini, ha lottato e lotta per mantenere i due comuni nelle Marche e alla Provincia di Pesaro-Urbino”. Questa è una posizione politica che evita e salta a piè pari il risultato del referendum…..

Il presidente ritiene “fondamentale che la decisione venga composta e trovata nell’ambito dell’iter istituzionale, cercando il pieno accordo fra le istituzioni coinvolte”. Troviamo ambiguità in questa affermazione, nel non dire chiaramente che si è contro il risultato del referendum del 2007 per lasciare le cose come sono.

In conclusione ribadiscono dal Comitato i Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio sono numericamente modesti. Insieme contano circa 2500 persone. Facciamo fatica a credere che il loro spostamento di regione sia di peso socio-economico e politico tale di mettere in crisi il sistema Rimini e il sistema Marche. Da 12 anni troviamo contro il nostro referendum, condotto secondo le regole e nel rispetto dell’art. 132 della Costituzione, azioni e posizioni ostili del PD pesarese e una posizione attendista delle istituzioni emiliano-romagnole governate spesso da politici PD. Dopo l’ex on. Arlotti PD che sostenne la nostra causa, oggi registriamo uno smarrimento politico generalizzato del PD, che parte dall’astensione al voto parlamentare del 12 marzo 2019 per approdare alla sfilata dei suoi rappresentanti nell’audizione alla 1* commissione del Senato del 7 maggio 2019, tutti di segno contrario o diverso all’aspirazione dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio di unirsi all’Emilia Romagna. Chiediamo ai vertici PD una riflessione interna sulla linea politica assunta, che ci consenta di ricomporre un rapporto di fiducia nell’interesse delle popolazioni.”

Il testo integrale

“In risposta alle posizioni espresse dal presidente della provincia di Rimini, Riziero Santi, su archivio.chiamamicitta.it del 7/05/2019 quando dice:
“sareste i benvenuti ma sappiate che non si risolvono i problemi passando da una provincia all’altra ma affrontandoli insieme”.
Già il titolo introduttivo è significativo della novità politica introdotta in pochi giorni dal presidente della provincia di Rimini, Riziero Santi.
Il presidente è passato con grande disinvoltura dal “siete” al “sareste”.
Anche il richiamo che non si risolvono i problemi passando da una provincia all’altra è un riposizionamento politico diverso da quello precedentemente dichiarato e sbandierato.
Si riscontra incoerenza tra queste due affermazioni e il conclamato rispetto dell’esito dei referendum.
Santi mostra comprensione per “… chi, nelle istituzioni e fra i cittadini, ha lottato e lotta per mantenere i due comuni nelle Marche e alla Provincia di Pesaro-Urbino”.
Questa è una posizione politica che evita e salta a piè pari il risultato del referendum.
In questo caso non si può parlare di lotta per chi stava nelle istituzioni.
Ma eventualmente dobbiamo parlare di boicottaggio e di ostruzionismo, impiegando soldi pubblici per lavorare contro i cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio, con lo scopo d’invalidare il loro referendum.
In questi 12 anni la lotta l’hanno fatta coloro che a proprie spese hanno sostenuto l’esito del referendum, pagandosi i viaggi, diarie e tempo.
I cittadini apparsi recentemente come contrari al passaggio, sono stati imbeccati dai capi del PD pesarese dopo il voto della Camera e non sono indifferenti al clientelismo politico e comunque marginali.
Il presidente ritiene “fondamentale che la decisione venga composta e trovata nell’ambito dell’iter istituzionale, cercando il pieno accordo fra le istituzioni coinvolte”.
Troviamo ambiguità in questa affermazione, nel non dire chiaramente che si è contro il risultato del referendum del 2007 per lasciare le cose come sono.
L’iter legislativo ha un percorso obbligato e non si interrompe o si conclude con i tarallucci.
L’incontro tra le istituzioni coinvolte è previsto dall’art.132 come fattiva collaborazione e in ottemperanza al passaggio di regione e non come mediazione politica.
Il resto sono pateracchi, alchimie politiche, spartizione di potere, fatte sulla testa dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio.
E’ sul risultato del nostro referendum che vogliamo la risposta, senza disorientamenti politici. Il presidente dice “non sono però i passaggi da una Regione o da una Provincia ad altre che risolvono i problemi di un territorio e determinano il loro sviluppo e l’efficienza dei servizi e di questo bisogna essere tutti consapevoli.
Questo giudizio ci sembra un po’ contorto e piuttosto ideologico.
Noi chiediamo il rispetto del risultato del nostro referendum, il cui scopo è quello di uscire dall’emarginazione.
Siamo convinti che:
1) Se si negano i diritti politici e sociali non ci potrà essere sviluppo per un territorio.
2) I servizi essenziali, come ospedali, scuole, uffici pubblici, mezzi di trasporto, internet, sono le condizioni fondamentali perché un territorio possa continuare ad essere abitato e per contrastarne lo spopolamento.
3) La vicinanza e la maggior facilità di accesso ai servizi è elemento fondamentale di sviluppo e di maggior competizione economica e territoriale.
4) Lo sviluppo è inversamente proporzionale alla marginalità.
Sull’affermazione che: “…gli enti locali vivono un momento di grande difficoltà che va affrontato con un processo di riforme capace si dare certezze economiche e punti di riferimento chiari e vicini ai territori”. Anche su questo non c’è proposta politica e resta incomprensibile il ragionamento.
Nell’accostamento tra l’aggregazione dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio all’Emilia Romagna e le difficoltà degli enti locali non si può non cogliere la frenata.
Si riscontra una strana coincidenza tra la posizione del presidente Santi e quella del presidente della provincia di Pesaro ed il presidente delle Marche “…la variazione comporterebbe ripercussioni su molteplici servizi, come l’ambito sociale, il distretto sanitario.”
CONCLUSIONI
I Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio sono numericamente modesti.
Insieme contano circa 2500 persone.
Facciamo fatica a credere che il loro spostamento di regione sia di peso socio-economico e politico tale di mettere in crisi il sistema Rimini e il sistema Marche.
Da 12 anni troviamo contro il nostro referendum, condotto secondo le regole e nel rispetto dell’art. 132 della Costituzione, azioni e posizioni ostili del PD pesarese e una posizione attendista delle istituzioni emiliano-romagnole governate spesso da politici PD.
Dopo l’ex on. Arlotti PD che sostenne la nostra causa, oggi registriamo uno smarrimento politico generalizzato del PD, che parte dall’astensione al voto parlamentare del 12 marzo 2019 per approdare alla sfilata dei suoi rappresentanti nell’audizione alla 1* commissione del Senato del 7 maggio 2019, tutti di segno contrario o diverso all’aspirazione dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio di unirsi all’Emilia Romagna.
Chiediamo ai vertici PD una riflessione interna sulla linea politica assunta, che ci consenta di ricomporre un rapporto di fiducia nell’interesse delle popolazioni.”

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