Tramandare il sapere. Insegnare a qualcun altro un mestiere, un modo di essere e di vivere. Riscoprire il piacere delle tradizioni che ci hanno portati fino a qui. Tra i depositari di questa memoria antica troviamo gli artigiani (soprattutto in questa società sempre più digitalizzata), unico baluardo rimasto di un’epoca che ad alcuni appare lontanissima e invece appartiene anche al presente. Il sapere e il saper fare di questi personaggi va di pari passo e non potrebbe essere altrimenti. Accade per tutti quelli rimasti in circolazione, ma soprattutto per i falegnami, coloro che lavorano quella materia viva che è il legno.
Anche da noi esistono ancora gli artisti del legno. Per esempio Fulvio e Juri Montanari, padre e figlio rispettivamente di 60 e 38 anni, che vivono e lavorano a Verucchio. Loro sono propriamente degli ebanisti, ovvero ovvero il “grado” più elevato dell’antico mestiere: dei veri e propri maestri. Ma cosa fa esattamente un ebanista?
Juri, chi è l’Ebanista?
«L’ebanista alla lettera sarebbe è colui che lavora l’ebano, il legno più duro e pregiato; in pratica sarebbe un falegname di alto livello. Una volta l’ebanista era colui che aveva grandi capacità e grandi doti nel campo della costruzione di mobili. Era molto richiesto, quindi aveva più possibilità di reperire legni costosissimi, come l’ebano in primis, appunto».
Da quanto portare avanti questa attività?
«Come famiglia, dal 1925; facciamo tutti questo mestiere da quattro generazioni. Ognuno ha tramandato le sue conoscenze soprattutto per quanto riguarda l’intarsio, mentre la tecnica generale io l’ho imparata in Toscana».
Esistono ancora molti ebanisti a Rimini?
«Il numero preciso non lo so, ma comunque sono tanti».
Quanti mobili avete realizzato in tutti questi anni di attività?
«Difficile contarli. Alcuni sono “solo” bellissimi, altri sono opere d’arte da cui si fa a fatica a staccarsi; così li porto in giro per l’Italia e l’Europa alle mostre. La passione è tutto in questo lavoro: fosse solo per il fatto economico, non sarebbero così bello».
Perché, secondo lei, questo tipo di mestiere sta scomparendo?
«I motivi principali sono due: economico e il tempo. Per formare un ebanista, poi come tutti gli artigiani di qualsiasi settore, ci vogliono anni e anni. La società di oggi corre, non ti aspetta. E così è diventato impensabile che un ragazzino vada in bottega a 13 anni per imparare un mestiere come il nostro. Poi, ovvio, le eccezioni ci sono sempre, servirebbe anche un aiuto da parte del governo, ma non vorrei soffermarmi troppo sul lato economico».
Al di là di queste problematiche, voi continuerete a intagliare il legno?
«Finché sarà possibile, assolutamente sì».
Nicola Luccarelli