Perché ci viene spontaneo raccogliere sulla spiaggia del mare le conchiglie e i sassolini più belli? Perché rimaniamo incantati davanti a un volto umano o a un dipinto, o avvertiamo un’inesprimibile dolcezza interiore ascoltando musica, o ci soffermiamo con gli occhi spalancati a contemplare un tramonto? Perché, in altre parole, ricerchiamo quella rivelazione, quell’epifania che definiamo bellezza? Queste le domande che fanno da sfondo alla nuova edizione della Biblioteca Illuminata curata da Gustavo Cecchini, un festival sulla bellezza che si terrà il 2-3-4 luglio nel giardino della Biblioteca con inizio alle ore 21,30.
Ne L’idiota Dostoevskij fa dire al principe Myškin la celebre frase “La bellezza salverà il mondo” (un auspicio, una preghiera, un’affermazione imperativa come una profezia) la biblioteca di Misano, più cautamente, ribalta nell’interrogativo “Il mondo salverà la bellezza?”
A chi è rivolta la domanda? E, soprattutto, qual è la risposta? Certo i dati di cui disponiamo sono tutt’altro che confortanti e tratteggiano uno scenario a dir poco allarmante. Lungi dal risolversi in un mero concetto astratto la bellezza è in primo luogo una condizione tangibile, una realtà effettiva e connotante, il riflesso diretto della vita, e non c’è bellezza che non sia strettamente imparentata con la salute; bellezza e salute sono l’una il risvolto dell’altra, l’una la premessa e al contempo la diretta conseguenza dell’altra. Messa a repentaglio, minata, compromessa, la bellezza rischia di veder irrimediabilmente stravolti i suoi connotati, e va da sé che una bellezza sfigurata non è più bellezza. Quando diciamo bellezza diciamo mondo, natura tutta, quell’insieme che ci include e ci comprende, quell’unico mondo in cui ci è dato di vivere, fiorire e morire. Oggi non basta più amare il prossimo, ma è necessario estendere il precetto evangelico a coloro che abiteranno il futuro, conservando per loro la Terra, custode e nutrice. Per rendere migliore il nostro presente, per costruire il futuro il nostro comandamento deve diventare: “Amerai la Terra come te stesso”. A riflettere su questo tema sono stati chiamati tre big della cultura italiana: Vito Mancuso, Quirino Principe, Salvatore Settis.