I cooperatori di Legacoop Romagna sono in lutto per la scomparsa di Gilberto Vittori, uno dei grandi protagonisti della cooperazione sociale nazionale.
“È una perdita pesantissima non solo per il territorio riminese e romagnolo – dice Mario Mazzotti, Presidente Legacoop Romagna – dove aveva sempre operato come instancabile animatore di iniziative rivolte ai più fragili, ma per tutto il movimento cooperativo nazionale, in cui Vittori ricopriva responsabilità significative a tutti i livelli”.
Nato a Ravenna il 4 febbraio del 1959, ma da sempre residente a Santarcangelo di Romagna, Vittori fu tra i fondatori del Consorzio Sociale Romagnolo nel 1996. Ricoprì il ruolo di consigliere di amministrazione fino al 2014, quando fu eletto presidente. Nel luglio del 2020 aveva passato il testimone di fronte alla battaglia più difficile.
Gli anni della sua presidenza furono densi di avvenimenti e trasformazioni importanti, attraverso le quali Vittori ha accompagnato il Consorzio a diventare una macchina rodata in grado di occuparsi di molteplici servizi, con uno sguardo di area vasta e oltre cinquanta cooperative associate.
In precedenza, come presidente della cooperativa “Ecoservizi L’Olmo” di Rimini, Vittori fu fra i protagonisti della fusione con la cooperativa Nel Blu di Cattolica che nel dicembre 2015 portò alla nascita di Coop134, realtà che oggi dà lavoro a oltre 450 persone, di cui il 40% svantaggiate. Sin dalla fondazione faceva parte degli organismi dirigenti di Legacoop Romagna, in cui si era distinto per competenza e capacità di fare squadra.
“Tra i tantissimi progetti seguiti, Gilberto era stato uno degli uomini chiave del processo di fusione fra le società di servizi di Legacoop Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena che nel 2018 ha condotto alla nascita di Federcoop Romagna, della quale era consigliere di amministrazione fin dal principio. Ma Gilberto era anche molto di più: per tutti noi era “Gibo”. Un uomo di valore e un amico a cui rivolgersi quando c’era necessità di avere uno sguardo intelligente sul mondo, un’intuizione su un problema da risolvere, la freschezza di un’opinione mai scontata. Ci uniamo al cordoglio della famiglia e dei tantissimi che lo conoscevano e stimavano”, lo ricoda Corbelli.
E anche alla Coop Cento Fiori: “Gilberto Vittori, per noi è sempre stato Gibo, ha lavorato con noi della Cooperativa Sociale Cento Fiori fin dai primi tempi, quasi dall’inizio si può dire. Avevamo l’esigenza di una persona esperta che seguisse il giardinaggio e la manutenzione del verde, uno dei settori lavorativi iniziali della cooperativa che servivano a completare il percorso terapeutico di disintossicazione. Era un giovane laureato in Agraria a Firenze, specializzato in paesaggistica, che prima di lavorare con noi svolgeva attività libero professionale. Abbiamo diviso l’ufficio per anni”.
«Quando fu emanata la legge 381/91, che divideva le cooperative sociali in tipologia A o B, a seconda se facevano assistenza sociosanitaria alle persone o producevano, decidiamo di creare per gemmazione la Cooperativa Sociale Ecoservizi l’Olmo, con a capo Gibo. E già dalla scelta del nome troviamo alcuni tratti del suo carattere e delle sue inclinazioni verso il prossimo. L’Olmo, mi diceva, era una pianta che era quasi estinta per causa di una malattia, ma che ha trovato la forza di sconfiggerla. E per questo – mi diceva sempre con emozione – gli ricordava i ragazzi che avevamo in cura e che stavano sconfiggendo la loro dipendenza. Era un cooperatore sociale convinto, e credeva nella creazione di posti di lavoro per le persone in difficoltà. A proposito di questa missione, un lavoratore della Olmo mi disse dell’opera di Gibo che «ha piantato un albero in mezzo al deserto e noi godiamo della sua ombra e dei suoi frutti», lo ricorda Werther Mussoni.
E ancora: «Aveva verso di se un forte rigore interiore, unito a una marcata modestia. Ed era altrettanto rigoroso nel rispetto delle regole e delle persone, sopratutto per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Un episodio quasi banale che lo testimonia: ogni anno si faceva la cena sociale dell’Olmo, con 80 – 100 persone tra dipendenti e soci. Si intendeva di vini e, assaggiato quello al tavolo, chiama il cameriere chiedendo un vino migliore. Nessun problema, il cameriere prende le bottiglie al tavolo e ne porta due di un vino molto superiore. Fa per andarsene, Gibo lo ferma e indicando i tavoli degli altri dipendenti gli chiede: «E agli altri?» Anche a tavola era lui, con il suo spiccato senso dell’uguaglianza e il rispetto per chi lavora. Abbiamo lavorato insieme per la costituzione del Consorzio Sociale Romagnolo, nel quale ha messo l’anima per riunire gran parte delle cooperative sociali di tipo B di Rimini. Una realtà che ora è cresciuta fino ad abbracciare realtà di tutta la Romagna. Ed anche pochi giorni fa, quando ci siamo visti l’ultima volta, il discorso è caduto sul Consorzio Sociale Romagnolo: «la cosa più bella che ho fatto, oltre la famiglia e i figli». Ho avuto con Gibo un rapporto molto stretto, non solo per il lavoro. Abbiamo costruito una barca, passato le ferie, e i giorni e giorni che abbiamo navigato insieme hanno cementato la nostra amicizia. In lui ho visto l’anarchia pura, quel credere profondamente nell’uomo e il dovere che si ha di lasciare agli altri un mondo migliore».
Armando Berlini, Coop 134: «Ha affrontato i mutamenti del mercato creando, insieme a Legacoop e me, la più grande cooperativa sociale dell’Emilia – Romagna. Con Gilberto Vittori ci siamo incontrati già dai tempi in cui lavorava per la Cooperativa Sociale Cento Fiori, coltivando la nostra conoscenza nell’ambiente che riguarda non solo il sociale, ma anche il mercato dei servizi e della manutenzione del verde. Il tempo ci ha avvicinato ulteriormente quando fondammo la cooperativa sociale Nel Blu di Cattolica. Da questi rapporti, via via sempre più stretti è nata l’idea di creare una cooperativa unica. La visione di Gibo era molto chiara, la cooperazione sociale stava affrontando un mutamento del mercato che avrebbe compromesso la stabilità delle cooperative sociali piccole, menomandole nella loro capacità di creare posti di lavoro per le persone in difficoltà. Con lungimiranza quindi si mise al lavoro assieme a Legacoop e a me per costruire questo progetto comune: Coop 134, la più grande cooperativa sociale dell’Emilia – Romagna. La sua attenzione all’inserimento delle persone svantaggiate è sempre stata altissima, un vero faro per il suo operato nella cooperazione sociale, sia da presidente dell’Olmo, sia da presidente del Consorzio Sociale Romagnolo, del quale ha contribuito ad allargarne la base sociale fino a toccare le cooperative di tutta la Romagna. Io perdo un amico, un punto di riferimento in cooperativa assolutamente essenziale, puntuale e lucido nelle analisi e nelle scelte, a volte anche dure, che abbiamo dovuto fare. E mi piace ricordare che le abbiamo sempre fatte con la totale condivisione. Lascia un grande vuoto nella cooperativa di cui era vicepresidente, che si stringe tutta intorno alla moglie Rossella e ai figli Lorenzo e Anita».
Il ricordo di Cristian Tamagnini Presidente Cooperativa Sociale Cento Fiori: «Con Gilberto Vittori non ho condiviso molti momenti di lavoro, sono un cooperatore sociale della generazione successiva. Ma sono cresciuto nella Cooperativa Sociale Cento Fiori, della quale ha gettato le basi quando nacque, 40 anni fa. E certamente ho avuto modo di conoscere in lui la forte passione per questo impegno che al posto del profitto ricerca i posti di lavoro, anteponendo il benessere sociale di chi è svantaggiato. Parliamo di valori forti, veri, che una persona ha o non ha, che non può fingere. Ricordo quando un incendio doloso devastò la sede della sua cooperativa in via Portogallo e delle altre tre cooperative sociali, La Formica, noi Cento Fiori e New Horizon. Era un uomo affranto non tanto e non solo per i danni subiti, ma perché era stato colpito il cuore del lavoro sociale di Rimini. Così come ricordo la sua rabbia e sconforto quando a Roma alcuni imprenditori senza scrupoli hanno gettato il fango sulla vera cooperazione sociale, quella che crea posti di lavoro per persone in difficoltà. Rabbia che non avevo mai visto in lui, una persona mite, disponibile, ironica e autoironica. Una rabbia che posso comprendere, visto il grande impegno che ha sempre avuto verso lo sviluppo della cooperazione sociale a Rimini, al quale si è sempre dedicato con dedizione e tenacia».