Ancora Astra gremito per la lezione di Piero Boitani ai nodi della vita sulla ricerca della felicità. Lo scrittore è partito dalla dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America che recita recita in apertura, con formula stilata originariamente da Thomas Jefferson, “Riteniamo che queste verità siano di per sé evidenti, che tutti gli uomini sono creati eguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, e che tra questi vi siano la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità”. Siamo nel 1776, e un documento ufficiale, politico, sancisce il diritto di tutti gli esseri umani a perseguire la felicità.
La ricerca però è iniziata molto tempo prima afferma Boitani: Aristotele, per esempio, proclamò che scopo precipuo dell’uomo è il raggiungimento della felicità. Il problema è in cosa consista la felicità. Pensatori antichi e moderni hanno dato cento risposte diverse, che includono la virtù, il piacere, la ‘vita buona’. Ma forse più dei filosofi vale la pena vedere come rappresentano la felicità i narratori e i poeti: in maniera indimenticabile. Un esempio è naturalmente l’Odissea, dove Ulisse rifiuta l’immortalità (che da tutti sarebbe considerata bene e felicità supremi) per scegliere il ritorno a casa. Ma episodi straordinari sono presenti nei “drammi romanzeschi” di Shakespeare, Pericle, Cimbelino, Racconto d’inverno, Tempesta. “Questo, questo!”, esclama Pericle riabbracciando la moglie Taisa, che ha creduto morta per tanto tempo. E ringrazia gli dei, sentendosi dissolvere e sparire per sempre – dalla felicità.