Si apre il sipario, martedì 2 luglio, sul festival, con una lezione su: “Il mondo salverà la bellezza?”.
Gli incontri si terranno nel giardino della Biblioteca comunale di Misano Adriatico, via Rossini, 7 con inizio alle ore 21.30.
Aprirà l’atteso evento sarà il teologo Vito Mancuso, con una serata dal titolo “La via della bellezza”, andando al cuore della questione: di quale bellezza parliamo e perché è importante che l’uomo la salvi? C’è una bellezza legata all’essere e al condividere, alla dimensione fraterna dell’esistere che è candore, grazia, gratuità. Questa potenza sorgiva, le cui fonti Mancuso individua nella natura, nell’uomo e nell’arte, è l’armonia che ha fatto il mondo e lo va facendo minuto dopo minuto. Quando l’uomo fa esperienza di tale armonia libera la sua energia più preziosa a cui tradizionalmente ci si riferisce con la parola anima. La bellezza dunque è salvifica perché contiene una spiritualità omeopatica che fa sì che la salvezza scaturisca da dentro di noi, dall’accordo tra noi e il mondo, senza richiedere l’intervento di un principio attivo esterno. Dobbiamo andare verso il bene non per costrizione ma per fascinazione, perché se non facciamo un salto di qualità diventando più spirituali, più veri, insomma più belli e umanamente migliori, le nostre esistenze diventeranno un’odissea senza Itaca, perse nell’inquietudine e nella violenza. Il nutrimento della bellezza libera dalle ristrettezze e dalle paure, da tutto quel magma incandescente denominato ego. La bellezza così intesa è la via, una pratica di vita: aderire ad essa salva quel piccolo pezzo di mondo che è ognuno di noi.
Nella serata successiva, mercoledì 3 luglio, Quirino Principe, musicologo, critico musicale, saggista, sarà la voce della serata “C’è un salvatore nel mondo?”. Chi difenderà il pianeta e tutte le sue specie, compresa quella umana, da un Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale la scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante? Abbiamo commesso l’errore di porre cieca fiducia in una crescita infinita secondo un modello di sviluppo che infinito non può essere; ora ci illudiamo di poter arginare il caos con la ferocia poliziesca. Principe afferma invece che il mondo può essere salvato solo da una guida che conosca i segreti della realtà naturale, possegga intatta la memoria storica e governi costruendo su queste fondamenta la propria sapienza. Egli fa riferimento ad un salvatore del lògos e perciò della bellezza perché la Bellezza è la pienezza dei significati interamente rivelata. Costui sarà il governante “significante con forza”, colui che onora e sorregge sulle proprie spalle la comunità e allo stesso tempo frena la deriva e riesce a creare uno scenario che tenga insieme le differenze.
Concluderà la rassegna, giovedì 4 luglio, proprio l’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, con una serata dal titolo “Il mondo salverà la bellezza? Responsabilità, anima, cittadinanza”. Settis ribadirà l’importanza etica della salvaguardia della bellezza, della tutela del patrimonio che ci deriva dal passato, e il dovere di frenare la cannibalizzazione del pianeta. Perché sia chiara la necessità per il nostro benessere di curare l’ambiente e il paesaggio che abitiamo il concetto di bellezza verrà strettamente legato a quello di salute. La centralità dell’imperativo ecologico deve dunque stimolare il pensiero giuridico e la responsabilità civica assegnando priorità al pubblico interesse, massimamente rappresentato dalla Costituzione. La comunanza dei destini dell’uomo e della natura ci spinge verso la costruzione di un’etica del futuro non solo per gli uomini ma per la biosfera, una progettazione nel segno dell’equità e della giustizia distributiva che tenga conto anche di “coloro che sono lontani”. Quella che serve è un’etica della lontananza fondata su una consapevole empatia: più nobile dell’amore per il prossimo è l’amore per i più lontani, per le generazioni future, che hanno esse stesse dei diritti, per i lontani nello spazio e per coloro che sono lontani nelle condizioni di vita, i diseredati della terra. Delle tre specie di lontani nessuno ci ha nominato custodi ma non per questo dobbiamo diventarne assassini. Riconoscendo la superiorità del futuro sul presente deriva che il bene comune, la tutela della biosfera, i diritti delle generazioni future fanno tutt’uno con la cura di noi stessi. Queste consapevolezze stanno già lavorando dentro di noi, vediamo il fantasma di un futuro migliore ma è scomodo praticarlo: eppure questa è la sola dimensione dove può avere luogo la bellezza che salva.