Era il lontano Settembre del 2000 quando l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi venne a Rimini, in occasione del XV Raduno Nazionale dell’Associazione Nazionale dei Marinai d’Italia.
Ero allora da poco tempo Sindaco della Città di Rimini e quindi i ricordi sono in parte ‘sfuocati’, sia per un percorso amministrativo appena iniziato, sia per il molto tempo ormai passato.
Alcuni momenti sono però rimasti ben impressi nella mia mente.
Il primo riguarda il personaggio.
Quando incontri un politico, diciamo così, ‘di rango superiore’, come lo era sicuramente il Presidente Ciampi, puoi dividere la categoria sostanzialmente in due ben precisi gruppi: gli altezzosi, coloro che ti incontrano a malapena, che mantengono le distanze, che non ne vogliono assolutamente sapere dei problemi locali, che arrivano, presenziano rapidamente alle riunione programmate e poi si dileguano: rapidamente vengono, rapidamente scompaiono.
Il secondo gruppo, invece – e non son pochi ad appartenervi – è di coloro che si pongono immediatamente al tuo livello di amministratore locale, di cui capiscono i problemi e cui si instaura un rapporto amichevole, pur senza debordare. È quel genere di leader che del Sindaco incontra i collaboratori e gli altri amministratori locali e la gente comune. È colui che si immerge nel tessuto sociale e ne vuole cogliere sentimenti, aspirazioni e entusiasmi.
Il presidente Ciampi apparteneva sicuramente al secondo gruppo di questi che chiamo, per semplificare, ‘politici di razza’. Ciampi era sicuramente un ‘amministratore di razza’.
A ciò si univano competenza e autorevolezza politica in misura molto grande.
Basta leggere i brevi , ma densi discorsi che ha tenuto allora a Rimini, che descrivono le qualità del nostro popolo riminese dedicato per molta parte al turismo, per capire come il Presidente Ciampi aveva saputo ben cogliere lo spirito della nostra terra.
Ha ben fatto il Sindaco Andrea Gnassi, nel comunicato del Comune di Rimini, a sottolinearlo.
E infine, la sua visita alla Comunità di S. Patrignano e la partecipazione di sua moglie, la Signora Franca (così la chiamava lui, Franca, sempre con tono affettuoso) che assieme a mia moglie Atalia inaugurarono la sede riminese dell’Istituto Oncologico Romagnolo, avvenimento che in pochi hanno menzionato.
Alcuni altri ricordi li conservo su riguardo il rispetto dell’etichetta e dei protocolli formali per la visita di un Presidente della Repubblica.
Nei giorni precedenti la visita stessa ci furono numerose riunioni per mettere formalmente per iscritto tutti i passaggi della sua permanenza a Rimini, minuto per minuto; nulla doveva sfuggire al controllo preordinato del programma.
Nei giorni della sua permanenza a Rimini il Presidente si sottoponeva con pazienza a tutto, sempre con un pizzico di autonomia, per non dire di placida insofferenza.
Però la Signora Franca era più ‘vulcanica’.
Come in ogni coppia che si rispetti, era la moglie a preordinare in parte il programma della giornata e il Presidente, sempre con pazienza, ma anche con dolcezza, seguiva divertito l’evolversi degli eventi, fra l’imbarazzo degli addetti al programma e le improvvisazioni di Franca.
Un giorno in Prefettura, mentre era in corso un incontro fra la mia persona, il Presidente Ciampi e l’allora Prefetto di Rimini dott. Umberto Calandrella, si sentì un vociferare fuori dalla porta, poi bussare, e infine nella stanza si affacciò la Signora che disse : “Senti Azeglio, basta con questa etichetta, devi venire a vedere questo meraviglioso Tempio Malatestiano, è proprio qui di fronte”.
L’etichetta e il programma non lo prevedeva, ma quella volta – e presumo non solo quella – vinse la Signora Franca e il Presidente fu ben lieto di gustare le bellezze e il fascino del nostro Tempio Malatestiano.
Caro Presidente, oggi con tristezza ho appreso che ci hai lasciato : ma la tua persona, da allora, è rimasta per sempre nel mio cuore.
Albero Ravaioli
