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Ministero: “Sanità Emilia-Romagna si conferma la migliore d’Italia”

Anche 4 mesi per poter fare una tac. Sei mesi e più per una prestazione specialistica. Ore e ore al pronto soccorso. In Emilia-Romagna può succedere, ma a quanto paree nelle altre Regioni italiane va peggio e anche di molto. A certificarlo è il Ministero della Salute, che con il governo Meloni in carica da ottobre 2022 è guidato da Orazio Schillaci.

Il ministero ha appena pubblicato il rapporto annuale sui LEA e cioè i Livelli Essenziali di Assistenza. Sono quelle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve offrire a tutti i cittadini in modo gratuito, o al massimo dietro pagamento di un ticket, finanziandole con le risorse pubbliche che vengono raccolte attraverso le tasse. In questo pacchetto rientrano principalmente tutta la parte legata alla prevenzione (i cosiddetti percorsi di screening), la sanità e l’assistenza del territorio e le prestazioni ospedaliere.

Il sistema è in mano alle Regioni, quindi il Ministero della Salute monitora l’erogazione dei Lea nelle diverse regioni per verificare che tutti i cittadini possano avere un equo accesso all’assistenza considerata essenziale.

Il report pubblicato oggi dal Ministero fornisce i dati che si riferiscono al 2021. La nota positiva è che tutte le Regioni hanno migliorato il punteggio dell’anno precedente, ad eccezione di Valle d’Aosta e Sardegna.

La classifica
Nelle le prime cinque posizioni ci sono: Emilia-Romagna, Toscana, Provincia autonoma di Trento, Lombardia, Veneto.
In fondo alla classifica ci sono Calabria, Sardegna, Sicilia, Molise, Campania e provincia autonoma di Bolzano. Ultima la Valle d’Aosta.

Emilia-Romagna e Toscana si confermano dunque le regioni più virtuose, anche se su entrambe pesano le spese ingenti sostenute per far fronte alle ondate di Covid, l’aumento dei costi dell’energia e la carenza di personale sanitario. I sistemi per ora reggono, ma le liste d’attesa si allungano e i soldi sono sempre meno. Recupera la Lombardia, che ha superato il Veneto.

Come funziona il monitoraggio
Il monitoraggio dei Lea si basa su 22 indicatori che servono per valutare l’attività sanitaria di ogni Regione. Tra questi, ad esempio, come funziona l’assistenza territoriale, quella ospedaliera, lo stato delle liste d’attesa, i servizi di prevenzione effettivamente erogati. A ognuno di questi indicatori corrisponde un punteggio che varia in base a quanti obiettivi sono stati raggiunti. In un secondo momento, gli indicatori vengono poi raggruppati nelle tre macro aree: in questo passaggio sono poche, per fortuna, le regioni che non ottengono la sufficienza. In una macro-area sono Provincia Autonoma di Bolzano (Prevenzione), Molise (Ospedaliera), Campania (Distrettuale) e Sicilia (Prevenzione); in due macro-aree la Sardegna (Distrettuale e Ospedaliera); in tutte le macro-aree: Valle d’Aosta e Calabria.

(Fonte| “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia. Metodologia e risultati dell’anno 2021” pubblicato dal Ministero della Salute il 31 maggio 2023)

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