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Milo De Angelis: «Le costanti del tempo »

Scrivo sul cartone, sulla
foto di gruppo, sulla gabbia dei colpi
che i malati talvolta hanno. Come spose
camminano con l’acqua, sanno che
la vita ha chiesto un solo miracolo osceno. E penso
al tenero catechismo del salesiano, quando
morì balbettando in un dialetto. Giancarlo
era con me. Disegnava
strani animali, aerei sui tetti. Pregava. Non
per risorgere o per un altro azzurro. Voleva
un’arte più serena di noi. Pregava così, la buona avventura,
lo stesso colore, qui, dell’insonnia.

Milo De Angelis (Milano, 1951)

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