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I Millennians di Rimini in scena contro l’isolamento dei ragazzi Hikikomori

‘Millennials alla scoperta dei sentimenti.’ È questo il titolo dello spettacolo che, anche quest’anno il Liceo Classico Psicopedagogico ‘G. Cesare-M. Valgimiglidi Rimini,( di cui fanno parte anche ilLiceo Linguistico, Liceo delle Scienze Umane e Liceo Economico Sociale ), porterà in scena al Teatro degli Atti oggi, martedì 24 aprile con inizio alle ore 11,00 per le scuole e alle 21,00 per tutti. I ragazzi sono diretti da due registe di grande esperienza come Ute Zimmermann (Teatro Officina Zimmerman), e Silvia Giorgi (Teatro dei Cinquequattrini) . Insieme alla referente del progetto e al Dirigente Scolastico, hanno deciso di dare spazio all’educazione ai sentimenti in relazione ai giovani d’oggi, analizzando le implicazioni che su di essi hanno i nuovi mezzi di comunicazione. Attraverso una raccolta di riflessioni scritte sulla qualità del loro tempo, sulle loro paure e relazioni familiari, si è cercato di giungere alla stesura di un copione che analizzi da dentro le cause del loro isolamento, che li porta ad abbandonare anche i banchi di scuola e a ritirarsi nelle stanze di casa.
La sindrome prende il nome di Hikikomori, un termine giapponese che vuol dire ‘isolarsi’. In Italia si stimano circa 100 mila casi di ragazzi tra i 15 e i 25 anni. Nella rappresentazione sono state messe in scena alcune fasi di questa sindrome e un ragazzo interpreterà il personaggio del giovane auto reclusosi a cui, simbolicamente, si è coniato il nome di Hiki. Ma facciamoci spiegare meglio da Silvia Giorgi l’importanza di questo progetto.

Silvia Giorgi (foto di Silvia Tinti)

Giorgi, che cosa vuol dire. per lei, dirigere uno spettacolo?

«Non mi definisco prettamente regista in quanto non ho un diploma che mi ufficializza in questo ruolo. Sono un’ex attrice che via via nel tempo si è dedicata al ‘dietro le quinte’ più che restare sul palco da protagonista. Trovavo e trovo più soddisfacente stare seduta in platea nella parte del montaggio dello spettacolo, nel dirigere i ragazzi in questo caso, e stare in lettura per quanto riguarda la parte anticipatoria del mio lavoro: la ricerca, l’approfondimento e la scelta della tematica. La curiosità e l’istinto mi spinge ad esplorare nuovi mondi. Mi occupo spesso anche della scenografia, adoro giocare con la cromaticità dei colori. In questo percorso sono sempre affiancata da Ute, mia collega da più di una decina d’anni. Questa direzione artistica ‘binaria’ ci porta a condividere ispirazioni e progetti senza escludere divergenze di idee o visioni. In questo lavoro è del tutto naturale passare alcune fasi critiche, ma una volta attraversate si arriva a dominare la fase finale dell’atto creativo. Inoltre, il percorso di teatro-scuola è seguito dalla professoressa Rita Orlando, che ringrazio pubblicamente per la sensibilità e la dedizione che mostra verso i ragazzi, e anche per il forte e continuativo supporto che da a me e ad Ute».

Quanti ne ha diretti fino ad ora?

«Tantissimi; non li ho mai contati sinceramente, ma comunque sono state quasi tutte rappresentazioni dirette per la Compagnia che ho creato insieme ad altri, a quei tempi, giovani colleghi professionisti dello spettacolo nel lontano 1997, e che abbiamo chiamato ‘Teatro dei Cinquequattrini’ e a tutt’oggi porta questo nome. L’idea ci è venuta da una via che porta a Saludecio, dove poi abbiamo destinato la nostra sede legale: via Cinque Quattrini. Eravamo in cinque allora e non avevamo un quattrino, l’autoironia ci ha sempre contraddistinto».

E quanti sono invece quelli portati in scena con i ragazzi delle superiori di Rimini?

«Gli spettacoli portati in scena per gli Istituti superiori, considerandone uno o due all’anno, sono più di una quindicina e tutti diversi fra loro sia per tematiche che per tipologia. A volte la costruzione si basava su testi teatrali preposti, oppure la drammaturgia si costruiva dalle scritture creative dei ragazzi o ancora da testi letterari o favole, a volte in forma mista. Anche la costruzione stessa si è differenziata nel tempo: vi sono stati spettacoli di stile classico, altri di forma contemporanea con supporti video, altri ancora completamente spogli di scenografie».

Mi parli della rappresentazione che metterete in scena al Teatro degli Atti…

«Siamo partiti con una quarantina di ragazzi e ragazze, poi nei mesi del laboratorio c’è sempre una ‘selezione naturale’, perché il teatro è impegnativo e loro sono spesso oberati di impegni e così a volte qualcuno a malincuore lascia. Il gruppo che rimane è comunque folto e si aggira sempre fra i 20 e i 30 elementi. ‘Millennials alla ricerca dei sentimenti’ tratta il tema della sindrome Hikikomori, che ha avuto origini in Giappone già della fine degli anni ’80. La maggior parte sono ragazzi giovani, molte meno le ragazze. È una sorta di reclusione di carattere ‘volontario’ per isolarsi quasi completamente dal mondo che li circonda. Evitano il mondo reale e si rifugiano in quello virtuale, fatto di libri e videogiochi. Soffrono perché non riconoscono le emozioni, conseguenza di un forte senso di insofferenza per il proprio corpo che spesso non apprezzano. Dormono di giorno e vivono di notte per non confrontarsi con l’ambiente esterno, fonte di paura e disagio. In ultimo ci tengo anche a informarvi che parteciperemo con il gruppo degli studenti-attori del Cesare-Valgimigli alla Rassegna ‘Obiettivo Nuove Generazioni’, IX Edizione Premio Gaber 2018. È stata mia l’idea, subito condivisa dalla professoressa Orlando e dall’Istituto stesso. Avevo un forte desiderio di portare in trasferta per la prima volta l’Istituto e i ragazzi. Saremo al Teatro Stabile di Grosseto dal 12 al 14 maggio, la rassegna prevede anche una serie di premi, speriamo di tornare soddisfatti e vincitori!».

Esistono strutture, in Italia, per curare questo tipo di sindrome?

«C’è una scarsa presenza di strutture di cura adeguate: purtroppo sono ancora pochissimi i centri in Italia che si occupano del fenomeno. A questo proposito invito tutti a sostenere con il 5×1000 l’Associazione Hikikomori Italia, e condividere le pubblicazioni sulla loro pagina Facebook, dove c’è anche una chat di genitori che hanno i figli affetti dalla sindrome. L’associazione possiede anche un sito: www.hikikomoriItalia.it, andate a curiosare!».

Nicola Luccarelli

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