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Medici no vax sospesi a Rimini lavorano a San Marino

Scendono dai 53 di inizio novembre a 47 i medici della Provincia di Rimini sospesi dall’esercizio della professione e ora senza stipendio almeno fino al 31 dicembre per aver rifiutato la somministrazione del vaccino anticoronavirus. “In queste ultime settimana per fortuna il flusso di nominativi dei medici no vax si sta raffreddando – ha detto il presidente dell’Ordine professionale Maurizio Grossi – ma ciò non è sufficiente per non considerare un dato negativo: a Rimini abbiamo 2.200 iscritti, 47 di questi sono stati sospesi questo significa il doppio dei medici rispetto alla media nazionale ha scelto di non vaccinarsi”.

E come se non bastasse scoppia un piccolo giallo tra San Marino e la Provincia: “Parliamo di uno stato estero, che non è neppure dell’Ue. Ebbene i Paesi dell’Unione Europea hanno un sistema che si chiama “alert”, in pratica se viene sospeso un medico a Rimini il provvedimento viene notificato a tutta l’Unione Europea affinchè tal medico non si metta in testa di esercitare fuori dai confini nazionali la sua professione. Questo però non vale per  la Svizzera come per San Marino. Sappiamo che molti medici riminesi lavorano lì e dalla Repubblica si sono mossi per tutelarsi chiedendo a noi lumi su come comportarsi: come ordine professionale abbiamo detto loro che i medici italiani che non troveranno nell’elenco nazionale sono stati sospesi e quindi non possono esercitare”.

Dall’Iss della Repubblica di San Marino specificano che “la norma di sospensione riguarda i medici che esercitano la professione nelle strutture pubbliche e in tutto sono 30 quelli attualmente sospesi”. Sono almeno 15, da settembre ad oggi di professionisti italiani che operavano in cliniche private del Titano. “Si tratta – riferisce il Presidente dell’Ordine, il dottor Davide Forcellini – di medici residenti in Italia che erano iscritti nell’apposito elenco sammarinese dei consulenti”. La sospensione è stata decisa dopo aver appurato, mediante verifiche periodiche, che i medici erano già stati sospesi dall’Ordine Italiano.

Da parte sua Grossi si limita a commentare: “Si parla al condizionale perché di fatto non abbiamo un canale istituzionale ufficiale con San Marino ci si parla per conoscenze ma non esiste una via da percorrere in questi casi per risolvere queste problematiche”.

Al di là di tutto Grossi lancia un appello: “come ordine ci auguriamo che la norma della sospensione dall’esercizio e dell’obbligo vaccinale resti oltre il 31 dicembre, altrimenti sarà un tana libera tutti”.

Intanto l’Ordine dei medici prepara la discesa in campo scendere in campo per contribuire alla divulgazione e all’informazione sui benefici della campagna vaccinale anche per tutelare la popolazione dalla mala informazione veicolata dalla galassia no vax. “Presto organizzeremo incontri pubblici anche in collaborazione con le istituzioni locali”.

Grossi ha infine tracciato l’identikit di quel 23% di popolazione che a Rimini ha scelto di non immunizzarsi. “C’è una fascia di persone che sono come i terrapiattisti: gente irrazionale che non si smuove dalle sue posizioni.  In più c’è una grossa fetta di “esitanti”: persone razionali che al contrario possiamo convincere comprese le persone che hanno paura. Queste ultime andrebbero aiutate e tutelate nel superamento delle loro ansie e dei loro timori. Ci sono anche le persone che non si vaccinano perché reputano che le patologie da cui sono state colpite si aggreverebbero dopo la somministrazione. Eppure sappiamo che sono casistiche rare”.

Appunto. A Rimini il 23% della popolazione non è vaccinata. Per Grassi “migliaia di persone, forse 60.000 che se si ammalano possono riempire anche gli ospedali: tanto in questi giorni nei Pronto soccorso si inizia a sentire la pressione. La popolazione riminese purtroppo è piena di individualisti. Spiace che ve ne siano anche tra i medici”.

A intervenire anche il medico di medicina generale Franco Mandolesi a nome dei medici di base “Sotto il profilo Covid la situazione nei nostri ambulatori è caotica. Credo di rispondere a sessanta telefonate ma di riceverne 200. Ho ricominciato a richiedere i tamponi per i pazienti: questo perchè c’è molta incertezza, molti non sono vaccinati quindi è difficile per loro comprendere se si sono ammalati di covid o di influenza. E ovviamente anche molti vaccinati che hanno comunque paura”.  Mandolesi non nega lo sconforto: “Siamo tornati ai livelli di febbraio peggio di così non poteva andare. Anche perché c’è anche molta richiesta di prestazioni mediche che come sappiamo nell’ultimo anno e mezzo sono state fatte a rilento e con difficoltà”.

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