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Maxi-blitz contro la Sacra Corona Unita, arresti anche a Rimini

Maxiblitz dei Carabinieri contro la Sacra Corona Unita con arresti anche a Rimini. All’alba di oggi, a seguito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, i Carabinieri della Stazione di Lizzano e della Compagnia di Manduria, collaborati nella fase esecutiva da personale del Comando Provinciale di Taranto, Brindisi e Lecce, del 6° Nucleo Elicotteri di Bari Palese, di unità antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno, dell’11° Reggimento “Puglia” e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, hanno dato esecuzione, nei Comuni di Lizzano, Faggiano, Torricella, Sava, Maruggio, Prato, Rimini, Caltagirone e Milano, a 31 misure cautelari (22 ordinanze di custodia in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 5 misure di sottoposizione all’obbligo di dimora nel Comune di residenza e di presentazione alla P.G.).

Nei dettagli il soggetto arrestato a Rimini era già posto agli arresti domiciliari. Si tratta di Antonio Carrieri, di Lizzano, e ha 39 anni. 

26 provvedimenti (erano 27,  ma un soggetto nel frattempo è deceduto) sono stati emessi dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta della D.D.A., nell’ambito dell’indagine battezzata “Mercurio”. 5 arrivano invece dal GIP del Tribunale del capoluogo jonico su richiesta della locale Procura della Repubblica, per un’indagine convenzionalmente denominata “Satellite”.

Gravissimi i reati ipotizzati: si va dall’associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti, alla spendita di banconote false nonché alla commissione di estorsioni con metodi mafiosi fra cui atti incendiari ai danni di stabilimenti balneari e di altre attività commerciali di Lizzano. Inoltre,  detenzione e porto di armi comuni da sparo e armi clandestine, rapina e lesioni personali.

L’indagine è stata chiamata “Mercurio” dal nome del dio olimpico figlio di Zeus, messaggero degli dei, nonché  protettore dei viaggi, dei viaggiatori e della comunicazione: l’analogia con gli  indagati sta nel fatto che erano sul territorio i messaggeri del boss recluso in carcere. Era stata avviata nel gennaio 2016 mediante indagini tecniche nei confronti di alcuni soggetti tratti in arresto per spaccio di eroina, cocaina e hashish, all’interno di un noto Bar di Lizzano. Ciò ha consentito di certificare l’esistenza di un sodalizio criminoso organizzato, inquadrato nell’associazione mafiosa che in Puglia si chiama Sacra Corona Unita. Gli indagati ne hanno proseguito l’azione criminale mutuandone metodi, scopi e attività, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento ed omertà.

L’organizzazione – prevalentemente dedita al traffico di stupefacenti e all’imposizione del “pizzo” in danno di esercizi commerciali di Lizzano con metodi tipicamente mafiosi, fra cui atti incendiari commessi con bottiglie molotov – era capeggiata da CAGNAZZO Giovanni Giuliano, ristretto nella Casa Circondariale di Prato, il quale sovrintendeva alle attività delittuose del gruppo impartendo ordini e direttive ai sodali in libertà con la tecnica dei  c.d. pizzini, che faceva recapitare all’esterno della struttura carceraria attraverso SCHINAI Maria, anche lei odierna arrestata, compagna di SCORRANO Angelo, ritenuto fra gli elementi chiave del gruppo criminale. Il boss, in tal modo si relazionava con SCURRANO Pasquale e SCORRANO Alessandro, ritenuti organizzatori, promotori e figure di spicco della compagine malavitosa, vigilava sugli equilibri interni ed esterni al gruppo dando il proprio consenso all’affiliazione di nuovi adepti, percepiva e amministrava regolarmente i guadagni derivanti dallo svolgimento delle attività delittuose.

Particolarmente degna di nota è l’affiliazione al gruppo criminale del pregiudicato ZECCA Antonello, già appartenente ad altro sodalizio operante sul territorio, cui era stata demandata, su espressa indicazione di CAGNAZZO, la gestione operativa del racket delle estorsioni ai danni dei titolari degli stabilimenti balneari della litoranea Jonica. A carico del predetto emergevano gravi indizi di colpevolezza circa gli incendi appiccati nell’estate 2016 in danno dei Lidi  “La Spiaggetta”, “Bahia del Sol” e “Onda Blu”, e in relazione a un  tentativo di estorsione perpetrato nei confronti del gestore dello stabilimento denominato “L’Ultima Spiaggia”.

Meritano altresì particolare menzione, per spessore criminale e responsabilità operative in seno alla struttura delinquenziale, anche le figure dei seguenti arrestati. BIANCHINI Costantino, gestore del traffico delle banconote false, individuate in diverse migliaia di Euro, il cui profitto andava a sostenere economicamente il mantenimento in vita del gruppo criminale stesso, SCORRANO Alessandro, promotore, organizzatore e coordinatore di tutte le squadre di pushers operanti sui territori di Lizzano, Faggiano, Torricella, Sava e Maruggio; ogni squadra aveva un referente e si occupava dello spaccio al minuto di cocaina, eroina, metadone ed hashish; GUALANO Francesco, detto Franco, pregiudicato lizzanese, responsabile dell’approvvigionamento all’ingrosso dello stupefacente.

Il ricavato illecito veniva in parte destinato alle spese di giustizia sostenute dagli affiliati ristretti, in parte destinato al mantenimento delle loro famiglie e in parte per retribuire i pushers, alcuni dei quali letteralmente assunti “a libro paga” con un contributo mensile pari a circa sei o settecento Euro.

Nel corso dell’intera manovra investigativa, infine sono stati complessivamente sequestrati circa 700 grammi di stupefacente di vario genere (hashish, cocaina, eroina), banconote false e munizioni per armi comuni da sparo; sono emersi responsabilità penali a carico di alcune persone estranee al gruppo criminale (indagine “satellite” – GIP di Taranto). In particolare, due soggetti, oggi rispettivamente sottoposti alla misura della custodia in carcere e agli arresti domiciliari, perché ritenuti responsabili di attività di spaccio di stupefacenti in concorso sulla piazza di Torricella, altri tre, oggi rispettivamente sottoposti, in due alla misura della custodia in carcere e uno agli arresti domiciliari, ritenuti invece responsabili in concorso tra loro di rapina aggravata, lesioni personali ed estorsione in danno di un giovane di Lizzano.

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