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Max Sirena su Luna Rossa: “Voglio un’altra Coppa America ma per l’Italia, poi torno a Rimini”

Ha partecipato a sei Coppa America, di cui due vinte, e ora si sta preparando per aggiudicarsi la vittoria della grande sfida del 2021. Una ‘battaglia navale’ sulle acque di Auckland, con il team italiano Luna Rossa, esattamente come accadde diciotto anni fa, nel 2000.

Non ha bisogno di presentazioni Massimiliano ‘Max’ Sirena, orgoglio riminese e italiano della barca a vela, con una carriera sportiva costellata di successi e imprese straordinarie. Si innamora del mare all’età di 8 anni e già a 20 inizia a sognare la Coppa America, che vincerà per la prima volta a 38 anni, nel 2010, come responsabile dell’albero alare nel trimarano BMW Oracle Racing in ingaggio contro Alinghi. Una conquista che il velista riminese ha replicato l’anno scorso, in occasione della 35esima edizione della più importante competizione velica, con il team New Zeland, sulle acque dell’arcipelago delle Bermuda. E, adesso, è pronto a ri-bissare il successo a bordo di Luna Rossa, squadra per la quale è attualmente team director e skipper. Un ritorno alle origini avendo Max iniziato proprio col team di Bertelli. «L’obiettivo? Dopo due vittorie con team stranieri, vorrei alzare la coppa con Luna Rossa».

A distanza di ventuno anni, per la 36esima edizione del trofeo velico più prestigioso, ti troverai ancora a Auckland, di nuovo a bordo di Luna Rossa, così come accadde nel 2000…

«Per me sia Luna Rossa che la Nuova Zelanda sono come una seconda casa. A parte le parentesi di San Francisco e Valencia, a Auckland sono stato quasi 10 anni. La conosco bene, l’ho vista cambiare, migliorare. Noi tutti del team siamo molto felici di tornare, soprattutto per il calore dei neozelandesi nei confronti della Coppa America e della vela in generale».

Quanto è contato il feeling con il patron di Luna Rossa Patrizio Bertelli (Prada) nella tua scelta di tornare a vestire i colori italiani?

«E’ stato praticamente naturale che la cosa accadesse. Gli sono molto grato, tornare a capo del team che mi ha dato la possibilità di crescere è come realizzare un nuovo sogno. Ho sempre vinto la Coppa America con team stranieri, anche grazie a quello che ho imparato con Luna Rossa».

Patrizio Bertelli e Max Sirena

Le ultime due campagne si sono svolte su catamarani, nel 2021 si tornerà a gareggiare su monoscafo. Quali sono le differenze più rilevanti?

«Il monoscafo, per come è inteso dalla stragrande maggioranza degli appassionati, è una barca affascinante, ma con prestazioni non elevatissime, come si è visto nell’ultima Coppa di Valencia. Quando andavamo forte raggiungevamo i 14 nodi. Con i catamarani, invece, siamo arrivati a superare i 50 nodi a San Francisco, velocità accostabili a barche a motore. Tornare al monoscafo era una sorta di sine qua non dopo l’ultima Coppa America di Bermuba. Nel 2021, a Auckland, viaggeremo su monoscafi evolutissimi. Saranno barche acrobatiche, ad altissime prestazioni, che voleranno fuori dall’acqua e che raggiungeranno velocità notevoli, anche oltre ai 40 nodi. Richiederanno velisti capaci di sviluppare grandi performance. Molti dicono che da quando sono nate queste barche non si pratica più la vela, che ormai fa tutto lo scafo. In realtà non è vero, anzi, è molto più difficile. Viaggiare a queste velocità richiede più abilità, tecnica e preparazione atletica».

A proposito di fisicità, nei trofei velici più importanti non si vedono molte donne. E’ una questione di forza fisica?

«Per quanto concerne lo sforzo, a parità di livello, difficilmente la donna può competere con l’uomo. E’ una questione fisica, che prescinde dall’abilità, dalla tecnica o dall’intelletto. Non sono un fan dello sport misto, perché l’aspetto fisico spesso predomina sul gesto atletico. Credo sia più corretto che le donne gareggino con le donne e gli uomini con gli uomini. L’unico ruolo nel nostro sport che non crea disparità è stare al timone».

Sono già stati scelti i nomi che faranno parte dell’equipaggio?

«Sì, poi chi avrà la certezza di salire a bordo sarà l’imbarcazione stessa a deciderlo. Come ho già detto, si tratterà di una barca molto difficile, sia dal punto di vista tecnico che fisico. Avrà una lunghezza di 75 piedi, sarà leggera e molto instabile, quindi acrobatica. Io stesso dovrò meritarmi il posto a bordo».

Team New Zeland, Coppa America 2017 (Foto Sander van de Borch)

Sarà la tua settima Coppa America, di cui due vinte. Quali sono le motivazioni per la sfida di Auckland?

«Questa volta vorrei vincere per l’Italia, e credo ci siano le condizioni perché accada. Tra l’altro si tratta di un team molto nazionale, ci sarà un solo  straniero. A bordo si parlerà italiano».

Terminata questa nuova avventura, hai in programma di tornare a Rimini?

«E’ un mio sogno nel cassetto, insieme a quello di realizzare un’accademia della vela per i giovani. Ma per ora rimane un’idea, al momento sono impegnato al cento per cento in Coppa America».

Rimini è una città di mare, ma non ci sono così tanti ragazzi che praticano la vela, sembrerebbe essere uno sport d’elite. Secondo te cosa si dovrebbe fare per coinvolgerli di più?

«In realtà penso che questa sia un’etichetta, e la mia esperienza ne è un esempio. La vela è diventata la mia professione e non provengo da una famiglia ricca o nobile. Il sindaco Gnassi mi ha chiesto più volte di fare qualcosa per Rimini e per la vela. In futuro mi piacerebbe molto l’idea. Credo sia importante creare strutture ricettive facili ed entrare nelle scuole. Moltissimi giovani non guardano al mare come una possibile fonte di divertimento e attività, bisogna proporglielo in una giusta chiave. In Romagna sono nati tanti velisti. Il padre di tutti noi è Cino Ricci, è grazie a lui che io e tanti altri ci siamo appassionati a questo sport. A Rimini, per esempio, c’era la Rimini Corfù Rimini, è stata la mia prima regata importante che ho vinto quando ero ragazzino. Sarebbe bello farla rinascere. Ma per fare tutto questo ci vuole tempo, passione e il sostegno di tutti. Bisogna mettere da parte il proprio ego e l’invidia, perché del risultato finale poi ne beneficiano tutti. E a Rimini le potenzialità per realizzare qualcosa di bello ci sono tutte».

Max Sirena alla premiazione del Sigismondo d’Oro 2017

Benedetta Cicognani

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