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Mauro Sentimenti (comitato nazionale NO referendum)

Vi propongo una parte generale e una tecnica “di merito”, l’una può esser letta senza leggere l’altra e viceversa. Operazione che tuttavia sconsiglio. Chi vi dice doversi ragionare “solo sul merito tecnico” , vi sta prendendo in giro.

Premessa:

Le principali motivazioni addotte a sostegno del Si.

1) Il mondo è cambiato, bisogna cambiare! 2) diminuire I costi della “politica” 3) produrre leggi in modo più veloce 4) Finalmente un Senato delle Autonomie 5) Si cambia la Costituzione per avvicinare le istituzioni ai cittadini! 6) La Legge Boschi/Renzi non ‘tocca’ la prima parte della Costituzione” !

La mia opinione su queste motivazioni:

1) esistono cambiamenti positivi o negativi. I primi vanno favoriti, i secondi impediti;

2) I c.d. “costi della politica” sono solo quelli relativi alle indennità dei senatori eletti dal popolo o riguardano invece ogni tipo di spesa del denaro pubbblico deciso dalla “Politica”? Lo sperpero , deciso da Renzi, di oltre 300 milioni di euro del bilancio statale per non accorpare il referendum trivelle alle amministrative 2016 (al solo misero scopo di far fallire il referendum stesso) è a tutti gli effetti un indifendibile “costo della politica” (oltre che essere un colpo alla democrazia). Gli esempi del genere sono infiniti e dicono che non è credibile chi si comporta in questo modo.

3) il Parlamento italiano produce oggi un numero di leggi simile o pari a quelle prodotte in Germania e Francia. Molte di più di quelle inglesi e di altri paesi europei. L’85% delle leggi approvate è di iniziativa del Governo (anche nel resto d’Europa). Alcune leggi si approvano in poche settimane (Legge Fornero 16 giorni, Lodo Alfano 20 giorni, conversione dei Decreti 40 giorni, ecc. ecc.) altre in anni o decenni (anticorruzzione, intercettazioni, conflitto di interessi, informazione pluralista, ecc.). Come si vede il problema (in parte è un falso problema) ha la sua causa nella volontà politica e non certo nel Parlamento.

4) Il nuovo Senato sarà fonte sicura di inefficienza e conflitti (dirò più avanti le ragioni) e dovrà raccordarsi a Regioni e Comuni nello stesso momento in cui a questi ultimi sarà concessa (nuovo titolo V) un’autonomia molto minore dell’attuale.

5) Questa è la più indifendibile: un noto dirigente nazionale PD afferma che “se I cittadini non si riconoscono più nelle istituzioni la colpa è delle istituzioni” e che, per tale motivo, sarebbe “necessario” cambiare la Costituzione. Si tratta di un capovolgimento della realtà : l’indubbia crisi delle istituzioni ha la sua origine nella crisi del sistema politico e non viceversa! Una bella riforma per “avvicinare” realmente cittadini e istituzioni sarebbe semplice : dare applicazione all’art.49 della Costituzione obbligando partiti e movimenti a dotarsi di personalità giuridica e di Statuti che rendano effettive sia la democrazia interna che la trasparenza. Sarebbe un grande passo avanti a costo zero.

6) Affermazione infondata per tre motivi : A) la non elettività dei nuovi senatori lede il principio di sovranità popolare (art.1, comma 2, Cost.), B) l’umiliazione dell’autonomia di Regioni e Comuni contenuta nella revisione del nuovo titolo V viola i principi di cui all’art. 5 Cost.; C) principi e diritti fondamentali sono stati saccheggiati da tempo dal legislatore ordinario: abolizione art.18 Statuto Lav., definanziamento sanità e previdenza, trionfo dei vouchers,mancata tutela del risparmio popolare.ecc

Parte generale.

Discorso sul contesto e sul metodo, indispensabile forse ancor più del “merito” di cui dirò.
“Se vuoi parlare dei pesci devi parlare anche del mare”. Modo di dire che altro non significa, come gli studiosi e il comune buon senso sanno perfettamente, che ciascuna nostra proposta veicolata dal linguaggio – in questo caso la Legge Boschi/Renzi – deve venir collocata, per essere realmente compresa, nel suo appropriato contesto linguistico/normativo e storico sociale. Dopo di che ognuno si formerà l’opinione che meglio crede. Il principio vale per il linguaggio e ancor più per qualsiasi evento storico/sociale/, come la Legge Boschi Renzi.

Senza questa fatica saremmo nello stato di ciechi in un labirinto, esattamente come chi sostiene che “solo della riforma” si deve parlare . Come se la Costituzione non fosse quello che è: un manufatto umano molto complesso (in cui tutte le sue “parti” si tengono)frutto di processi storici e di conflitti, nel quale sono state tradotte idee sul bene comune , sulla libertà, sulla giustizia, sull’uguaglianza, sui rapporti economico sociali. Sulla nozione stessa di “democrazia”.

Ecco qui il primo punto dunque: in qualsiasi maniera e su qualsiasi “parte” noi interveniamo su questo “manufatto” (la Costituzione), lo faremo applicando – ci piaccia o meno, tanto o poco, in modo chiaro o confuso – le nostre idee su quegli stessi valori e principi che la Costituzione stessa interpreta. Non è possibile, in questo campo , alcuna fittizia “neutralità tecnica”.

Pertanto : di quale democrazia (alla quale sarebbe funzionale la Legge Boschi/Renzi) stiamo parlando? La democrazia può essere Intesa come “strumento” che serve ai cittadini a realizzare, con la loro partecipazione, una società di eguali in dignità e di liberi dai bisogni elementari (art.3,comma 2, Cost.) ; oppure essere intesa come “procedura”(quando e come si vota,come si trasformano i voti in seggi, chi rappresenta chi e con quali poteri delegati, ecc.).

Chi pensa alla democrazia come strumento per uno scopo, sarà necessariamente indotto a nutrire la più grande preoccupazione per l’astensionismo elettorale: meno partecipazione = democrazia che si ammala. Chi pensa la democrazia come “procedura” non se ne farà problema. Prova ne sia quel che è accaduto nelle ultime elezioni regionali Emilia Romagna dove solo 37 cittadini su 100 hanno votato . Si mostra qui per me con evidenza una democrazia in pessimo stato di salute, per altri “dove sta il problema”? Non è un caso che il partito che ha il quasi monopolio del governo regionale E.R. sia lo stesso che ha voluto la Legge Boschi/Renzi.

L’idea di “democrazia” è quella: tutte le regole sono formalmente rispettate e tanto basta. E perciò essenziale darsi una consapevole opinione del “contesto” in cui opererà la riforma. Il contesto che ritengo reale è il seguente:
I regimi parlamentari (luogo al quale i cittadini delegano l’esercizio della loro sovranità) in genere e quello italiano in particolare vivono da molti anni una profondissima crisi. Causata quest’ultima dalla scomparsa dei partiti di massa e dall’emergere sempre più sia di partiti “personali” che di potenti lobbies sovranazionali. Queste ultime spesso occulte quanto democraticamente irresponsabili (l’inserimento in Costituzione ,art.81, del principio del pareggio di bilancio è stata voluta dal FMI, BCE e Commissione UE). Rispetto a questa crisi la legge Boschi/Renzi guarda in avanti (favorendo la sovranità dei cittadini e l’attuazione della Costituzione) o piuttosto all’indietro ? La mia risposta è che favorisce tendenze oligarchiche peggiorando la crisi in atto delle istituzioni: un Senato non elettivo, la riduzione dell’autonomia di Regioni e Comuni, il controllo ferreo dell’agenda parlamentare da parte del Governo, una Camera che vedrà maggioranze parlamentari rappresentative (grazie all’Italicum)di minoranze anche esigue di elettori, vanno in questa direzione.
Gli Esecutivi si sono impadroniti anche della funzione legislative e la storia della lentezza del parlamento è una favola . Come ho già indicato le cause delle differenti velocità di approvazione delle leggi si trovano nella volontà politica non nel Parlamento.
Si assiste al crescere di diseguaglianze sociali intollerabili ed al tramonto dei diritti fondamentali. E’ noto che lavoratori e ceti medi si sono impoveriti, detentori di capitali e rendite arricchiti. Il divario tra gli uni e gli altri è aumentato ancora , riducendosi via via la spesa per sanità, istruzione, previdenza, lavoro. La Legge Boschi/Renzi, espressione delle stesse forze che hanno favorito il crescere delle diseguaglianze, asseconda quelle medesime tendenze.
Le costituzioni, casa comune di un popolo, si votano assieme alla grande maggioranza delle rappresentanze politiche o non si votano affatto perchè sarebbero scritte sull’acqua. L’attuale Costituzione è stata votata da chi rappresentava il 90% dei cittadini italiani di allora. La Legge Boschi/Renzi da chi rappresenta il 30% circa di quelli di oggi, da parte di un Parlamento formatosi in modo illegittimo .

Il MERITO

Invito tutti a tenere sotto mano una copia del testo della Legge Boschi/Renzi.

Il nuovo Senato ( nuovi articoli 55 , 70 ,80, 120 e 126 Cost.).

Non saranno più i cittadini ad eleggere il Senato, organo titolare di competenze legislative, sia costituzionali che ordinarie, ma i consigli regionali. La formula trovata “conformemente alle scelte degli elettori …”, che vale solo per I 74 consiglieri regionali/senatori (e non per I 21 sindaci/senatori, nominati senz’altro) , giuridicamente significa meno di zero.

Il nuovo Senato appare destinato ad essere difficilmente governabile, fonte di conflitti con la Camera e causa di inefficienza garantita. Infatti: A) non si sà chi e cosa rappresentino realmente i senatori /consiglieri regionali : i territori, i partiti che li hanno candidati o le istituzioni di cui fanno parte (art.57 Cost.)? B) Voteranno come membri di una delegazione regionale o singolarmente alleandosi con altri di altre regioni omologhi dal punto di vista politico? C) Come sarà possibile governare un simile organo (che , dice il nuovo art.64 Cost. dovrà operare con la dialettica maggioranza/minoranza, essendo del tutto oscuro il modo in cui si formeranno maggioranze e minoranze? D) Come si concilia l’esigenza di stabilità del nuovo Senato col fatto che i senatori cambieranno diverse volte durante ogni legislatura ( 7 regioni hanno votato nel 2015, 6 regioni oltre Trento e Bolzano nel 2013, 2 nel novembre 2014, Sardegna nel febbraio 2014, 2 nel maggio 2104, Sicilia nel 2012)? Non è immaginabile che un organo , i cui componenti cambiano ogni anno e svolgono anche un altro impegnativo ruolo, possa assolvere bene i propri compiti. Chi afferma che il Senato si riunirà una volta al mese sa di dire una menzogna. Leggete l’elenco delle competenze e giudicate Voi! La mancanza di stabilità e l’inefficienza ontologica del Senato inciderà anche su quella della Camera e sui rapporti Stato/Regioni.

Il nuovo procedimento legislativo (nuovi artt. 70,71,72 Cost.).

Dire che la Legge Boschi/Renzi realizza una semplificazione è insostenibile. Invito a leggere con pazienza le norme in questione. Tra leggi bicamerali paritarie, monocamerali, bicamerali consultive, possibilità per il Senato di presentare disegni di legge che la Camera dovrà votare entro 6 mesi, leggi attuative della supremacy clause (art.70 comma 4), leggi di bilancio e rendiconto (art.70, 5 comma) , leggi a data certa (art.72,2 comma) , leggi monocamerali di conversione dei decreti legge (nuovo art. 77 Cost.) si ricava una sola granitica certezza: la confusione e i conflitti aumenteranno anche perchè la ripartizione per materia è causa essa stessa di liti perenni. E soprattutto , dal voto a data certa e la fiducia, deriva un formidabile aumento del potere del Governo sul Parlamento. I riformatori hanno deciso, forse senza consapevolezza, di portare sino in fondo la crisi del Parlamento e della stessa politica! Scambiando i problemi per le soluzioni.

Il nuovo Titolo V (nuovi artt. 117,119 Cost.).

Il disegno che emerge dalle norme rappresenta una palese violazione dell’attuale art.5 Cost. Il cuore della riforma sta nei nuovi art.117 , che definisce il riparto della potestà legislative tra Stato e Regioni, e art.119 , 2 comma, che colpisce duramente l’autonomia finanziaria di Comuni e città metropolitane. Si eliminano le competenze concorrenti Stato/Regioni ma si ripescano con ambigue formule del tipo “disposizioni generali e comuni” nella sanità, riservate allo Stato e , la programmazione e organizzazione dei servizi, riservata alle Regioni. Unica nota forse positiva: la scomparsa della sussidiarietà verticale che va ripensata del tutto.

Referendum e leggi di iniziativa popolare (nuovo art. 75 Cost).

Se lo scopo fosse quello di favorire la diretta partecipazione dei cittadini la Legge Boschi/Renzi fa poco e in modo (abbastanza) contraddittorio . Si è persa una buona occasione per eliminare o almeno abbassare il quorum a tutti i tipi di referendum (abrogativi, consultivi,propositivi) per i quali fossero raccolte 500 mila firme. Un passo avanti la riduzione del quorum a fronte di 800 mila firme, un passo indietro l’aumento da 50 a 150 mila delle firme per leggi di iniziativa popolare. Non è credibile chi, come l’attuale Presidente del Consiglio, prima invita I cittadini a disertare un voto (referendum trivelle) poi promette di favorire forme di democrazia diretta ancora da venire (I referendum propositivi e consultivi)
Statuto delle minoranze e delle opposizioni (nuovo art.64 Cost.)

L’idea è buona ma il modo in cui si propone di realizzarla no: saranno I regolamenti di Camera e Senato a votare gli Statuti di minoranze e opposizioni, Regolamenti che vengono votati a maggioranza. Così non va bene: questi Statuti, per esser una cosa seria, dovrebbero esser votati obbligatoriamente con minoranze e opposizioni.

Elezioni del Presidente della Repubblica, dei 5 Giudici Costituzionali (nuovi artt. 83 e 135 Cost.).

Il Presidente della Repubblica si elegge dopo il settimo scrutinio coi 3/5 dei votanti del Parlamento in seduta comune composto da 730 membri (più gli attuali senatori a vita!). Quorum buono ma non si capisce proprio per quale ragione si è scritto “dei votanti”. Questa regola può solo favorire pratiche trasformiste del tipo “io mi assento e tu mi dai” . Il senato elegge 2 Giudici e la Camera 3 non in seduta comune, una volta raggiunti i 3/5 dei voti delle rispettive assemblee. Quindi: eleggo i Giudici Cost. se ottengo 378 voti alla Camera e 60 voti al Senato. Coi 340 seggi dell’Italicum e 38 trasformisti/cambiacasacca si eleggono tutti e tre i giudici. Al Senato nessuno sa cosa può accadere dipendendo infatti dal caso (chi vince nelle diverse regioni).

Legge elettorale e costituzione.

Molti sostenitori del SI dicono che “la Legge elettorale nulla centra con ‘la riforma’ . E’ vero l’opposto, come sostiene anche il prof D’Alimonte ( e tutti i costituzionalisti) , uno degli studiosi più noti favorevole alla Legge Boschi/Renzi : “ sono I sistemi elettorali che favoriscono o meno la stabilità dei GoverniIn realtà le due riforme (Legge Boschi/Renzi e Italicum) sono strettamente connesse. Vivranno o cadranno insieme” ( su il Sole 24 ore, 2.10.2016). L’Italicum , consegnando 340 seggi della Camera ad una lista che può rappresentare il 20% dei cittadini, è infatti l’architrave di questa Legge Boschi/Renzi. D’Alimonte sbaglia tuttavia sul ruolo dei sistemi elettorali: l’Italicum , lacerando completamente il legame tra eletti ed elettori, non tanto “favorisce” la c.d. stabilità dei Governi ma piuttosto la “inventa “ con un artificio. Così facendo aggrava la crisi del Parlamento e rende impossibile risolverla.

Conclusione.

E’ giusto votare No: ad una riforma votata da un Parlamento eletto in modo illegittimo, ad un Senato confuso e inefficiente non più eletto dai cittadini, al trasferimento di potere dai molti ai pochi tramite la supremazia dei Governi sul Parlamento,alla minore autonomia di Regioni e Comuni che colpisce anche così l’autodeterminazione dei cittadini. Un NO che è precondizione per affermare domani i nostri SI: all’attuazione della Costituzione, ad una democrazia che favorisca la diretta partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche, all’attuazione dell’art.49 Cost. sui partiti, ad istituzioni che siano aderente espressione della volontà popolare, al primato dei diritti fondamentali di uguaglianza sostanziale, ad istituzioni riformate sulla base di questi principi.

Mauro Sentimenti

(Comitato nazionale NO Referendum)

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