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“Ditemi la verità su mio figlio”: madre manifesta di fronte alla Comunità Papa Giovanni XXIII

Vuole sapere cosa è successo a suo figlio Matteo. Morto a 19 anni il 13 luglio 2016 in circostanze su cui la magistratura sta ancora indagando. E per chiedere ancora una volta la verità, Giusi Campioni, la mamma di Matteo Iozzi, domani, lunedì 14  giugno, tornerà dove il dramma si è consumato. Dalle 9 del mattino si fermerà a un centinaio di metri dalla comunità terapeutica “San Luigi” di Longiano in via Balignano. Poi nel pomeriggio andrà di fronte alla sede amministrativa della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini, in via Valderde, di cui la struttura di Longiano fa parte. Per un sit in silenzioso, con un cartello che ricorda il figlio.

 

“Matteo – racconta la madre – aveva deciso di andare in comunità terapeutica Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi, a Longiano, vicino a Rimini, perché voleva dare una svolta alla sua vita e finalmente uscire dal vortice della depressione e dell’obesità, per essere una risorsa é non un peso, perché il suo sogno era quello di fare parte dei caschi bianchi, con Operazione Colomba, che collabora con l’ONU”.

E ricordo le sue parole: «Mamma, io sono stufo di soffrire, sono stufo di dipendere da te e papà, voglio recidere per sempre il cordone ombelicale che mi unisce ancora a voi, voglio essere io a essere capace a prendere decisioni sulla mia vita, voglio essere indipendente un giorno e non voglio più subire umiliazioni solo perché sono grasso…
Voglio diventare un uomo prendendo le mie responsabilità, sono convinto che quella esperienza, mettendomi nelle lororo mani, fare la gavetta per un cambiamento della mia vita in quella Comunità, per poi avere come premio, la mia autostima, la mia autonomia e quindi  seguire la dieta che la dottoressa nutrizionista mi ha dato, qui in casa aprirei il frigo molte volte, perché sempre a mia disposizione. Ho conosciuto gli educatori alla tre giorni di Forlì e mi posso fidare. Vedrai mamma che cambiamento, vedrai come le ragazze mi correrranno dietro, diventerò un figurino.Mamma, mi dai la tua benedizione? Mi fai andare? Mi sono innamorato di Operazione Colomba, voglio diventare un casco bianco e svolgere il Servizio Civile».

Giusi Campioni riferisce di un bambino vittima del bullismo all’età di 8 anni. Prostrato da una depressione che lo aveva fatto rifugiare nel cibo. Di qui una lunga serie di ricoveri e terapie. A 19 anni Matteo era alto circa 190 cm e pesava 142 kg, la nutrizionista gli aveva prescritto una dieta da 2.300 calorie. Ma era tuttavia un ragazzo pieno di vita e di entusiasmi, amante di equitazione, di football americano che praticava con la squadra dei Bears di Alessandria, di crossfit, di nuoto “e frequentava come figurante i Balestrieri di Genova facendo gare di balestra e, quando poteva, si divertiva ad assaltare i nemici del castello”.

L’ultimo ricovero, alla clinica Villa Azzurra di Rapallo, risale ad aprile del 2016. “Beveva due litri di acqua e più al giorno, la maggior parte dei liquidi li assumeva durante la notte perché con problemi di russamento gli si asciugava moltissimo la bocca.”

Il 9 giugno Matteo va a Longiano. Il 13 giugno muore nella comunità. Date le sue condizioni, è stato assistito a dovere? Sì, conclude una prima inchiesta. Era anche stato visitato il giorno prima. Ma le spiegazioni non convincono la madre. Le hanno parlato di un infarto. Ma l’autopsia, consegnata il 2 novembre del 2016, dice che Matteo è morto per uno “scompenso elettrolitico”. Chiede ancora, cerca testimoni. E due anni fa incarica dei legali per un’investigazione privata.

Le informazioni raccolte vengono consegnate alla repubblica di Forlì, che nel marzo 2020 decide di riapire le indagini. Ma siamo in piena pandemia e tutto procede con estrema lentezza. Si va di proroga in proroga; l’ultima, la terza, è dello scorso maggio.

Nel frattempo si era occupata del caso anche la trasmissione “Chi l’ha vsto?” di Rai3. Federica Sciarelli aveva raccontato la storia di Matteo nella puntata del 25 novembre 2020. Il titolo del servizio era: “La morte di Matteo Iozzi si poteva evitare?”.

Giusi Campioni dice di non attribuire alcuna colpa alla Papa Giovanni XXIII: “Ammiro quello che fanno”. E la sua denuncia non è contro la Comunità, ma verso ignoti. Chiede però di sapere la verità. E lo chiederà di nuovo domani, con la sua muta presenza.

 

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