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Mark Strand: «Ero stato un esploratore polare in gioventù»

Ero stato un esploratore polare in gioventù
e avevo trascorso innumerevoli giorni e notti a congelarmi
di luogo deserto in luogo deserto. In seguito,
lasciai le spedizioni e rimasi a casa,
e lì crebbe in me un improvviso eccesso di desiderio,
come se un fulgido torrente di luce simile a quello che si vede
dentro un diamante mi attraversasse.

Riempivo pagine e pagine con le visioni di ciò che avevo osservato –
mari ruggenti di pack, ghiacciai immensi, e il bianco degli iceberg
sferzato dal vento. Poi, senza altro da dire, smisi
e fissai lo sguardo su ciò che era vicino. Quasi immediatamente
un uomo in cappotto scuro e con un cappello a larghe tese
comparve sotto gli alberi davanti a casa.

Il modo in cui fissava davanti a sé e stava lì,
ben piantato sui piedi, con le braccia abbandonate lungo
i fianchi, mi fece pensare che lo conoscevo.
Ma quando alzai la mano a salutarlo
egli fece un passo indietro, si volse e cominciò a svanire
come il desiderio intenso svanisce finché nulla ne rimane.

Mark Strand (Summerside [Canada], 1934 – Brooklyn [USA] 2014)

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