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Mario Benedetti: «A domani»

Voglio chiudere gli occhi a bassa voce
ed entrare nel sonno, anche a tentoni.

In questo istante l’odio non lavora
per la morte, sua misera padrona
la volontà sospende il suo battito
e io mi sento fuori, così piccolo
che invoco Dio, ma non chiedo niente
pur di poter in parte condividere
questo universo che abbiamo conquistato
con le cattive e a volte con le buone.

Perché il mondo sognato non può essere
identico a quest’altro riempito dalla morte?

L’incubo mio sta nell’ottimismo:
mi addormento debole e mi sogno forte,
ma c’è il futuro che attende. È un abisso.

Non me lo dite quando sarò sveglio.

Mario Benedetti, (Paso de los Toros [Uruguay], 1920 – Montevideo, 2009)

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