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Marina Cvetaeva: «Alla povera mia fragilità»

Alla povera mia fragilità
tu guardi senza dire una parola.

Tu sei di marmo, ma io canto,
tu – statua, ma io – volo.

So bene che una dolce primavera
agli occhi dell’Eterno – è un niente.

Ma sono un uccello, non te la prendere
se è leggera la legge che mi governa.

Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 1892 – Elabuga, 1941)

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