Nel dibattito in corso nel Partito Democratico in vista dell’elezione del nuovi segretario nazionale interviene oggi Marcella Bondoni, componente della segreteria provinciale.
Per cambiare tutto ciò che è giusto cambiare, dobbiamo partire dal noi, dal Pd!
Lo scorso 4 marzo è accaduto qualcosa di veramente dirompente. Un solco profondissimo, una vera e propria rottura sentimentale con il Paese che avrebbe richiesto al partito che aveva governato sino a quel momento tutta un’altra postura.
Di fronte a questa curva della storia, il Pd ha commesso due clamorosi errori. Il primo è stato quello di esercitarsi in un tifo sfegatato per la saldatura delle due uniche forze che non avrebbero mai dovuto nemmeno sfiorarsi, la Lega lepenista di Salvini e la parte più a destra del Movimento 5 stelle.
Il secondo l’entusiasmo a manetta, condito da popcorn, risolini e affermazioni surreali che partiva dalla convinzione che un veloce fallimento dei gialloverdi avrebbe portato il paese allo sfascio e avrebbe quindi ricondotto milioni di elettori pentiti da noi che eravamo gli unici veramente capaci.
I partiti progressisti hanno sofferto ovunque, è vero, soprattutto laddove hanno governato, e ricondurre la crisi del centro sinistra solo ai fatti di casa nostra è fuorviante.
Ciò che è stato sbagliato clamorosamente? I tempi di reazione alla sconfitta. Di fronte a débâcle colossali non si traccheggia, non si guarda indietro, non ci si aggrappa all’eravamo bravissimi ma non ci hanno capito, non si spera di vivacchiare o sopravvivere aspettando il cadavere degli altri sulla riva del fiume. Si reagisce!
Nicola Zingaretti fin da subito ha chiesto di aprire un congresso rifondativo del Pd, di non aspettare le imminenti elezioni Europee, di ripartire SUBITO. L’idea di costruire un partito inclusivo, largo e plurale sicuramente è quella vincente. Superare le correnti, le cordate e i personalismi, cercare nuove energie, capacità di produrre soluzioni, il VERO ricambio. Il degrado delle classi dirigenti politiche è dovuto alla cooptazione a discapito del merito. Quando al posto dei capaci sono scelti i fedeli il meccanismo si inceppa e questo è avvenuto anche in casa nostra.
Ma al contempo il Pd non deve essere un partito di combattenti e reduci, che si sposta a sinistra perché posizionarsi al centro non ha funzionato, non un partito zavorrato da ambizioni personali. Anche perché, se così non sarà, le possibilità di tornare a giocare ‘il campionato’ stanno a zero.
Si vince infatti se non si collezionano rivendicazioni di identità, ferite e vittimismo delle minoranze, non si vince solo demonizzando l’avversario come moralmente inferiore ed illegittimo. Si vince ispirando rispetto e dialogo civile. Quel dialogo civile che deve superare la ‘solitudine di massa’ in cui il popolo italiano è precipitato: non siamo più comunità ma una somma di egoismi.
E quando allora una classe dirigente insegue la Verità della RETE a scapito della verità delle competenze, cercando di rincorrere l’egoismo globale, automaticamente si impoverisce.
Il Pd non ha compreso quella richiesta (urlata) di protezione sociale e di maggiore giustizia che poi è arrivata, come un ceffone, nelle urne. La democrazia si sfalda se troppi rimangono fuori, se la rabbia supera la felicità. Superare il populismo, ricostruire una cultura di valori che si sta sgretolando giorno dopo giorno, stare dalla parte dei più deboli, dimostrare che l’Europa non è la matrigna cattiva ma una grande opportunità per i giovani e le imprese, superare la Gig economy su cui campano quasi un milione di italiani, sono solo alcune delle proposte su cui insistere fortemente.
La scommessa è ardua!
Sono convinta che l’idea di Partito che si prospetta vada proprio in questa direzione, un’ultima opportunità che, se giocata con intelligenza e soprattutto con l’orgoglio necessario, possa permetterci di ritornare in campo e magari vincere la sfida!
Marcella Bondoni