Cosa significa avere il pollice verde? Sicuramente si può considerare un talento, la capacità di “capire” le piante, dandogli tutto quello che hanno bisogno per vivere. Acqua e luce quanto basta certo, ma soprattutto amore! Eh sì, perché anche se le piante non si muovono, sono vive. Molte persone stabiliscono un rapporto quasi umano con loro, arrivando addirittura a parlarci.
Una che le ama profondamente si chiama Mara Verbena, è una fiorista rinomata e viene da San Marino. Il suo nome è già tutto un programma (“Omen Nomen”, ‘un nome un destino’, avrebbero detto i latini). Verbena, con il suo bel nome di pianta, è una vera artista floreale e non poteva che intraprendere questa carriera. Che l’ha portata a realizzare composizioni anche per eventi coma la visita di Papa Francesco ad Assisi, quella del Presidente Napolitano a San Marino o addirittura nella Città dei Fiori proprio per l’ultimo Festival di Sanremo.
Verbena, da quanto tempo fa la fiorista?
«Faccio questo lavoro dal 1983».
Il suo destino era già scritto nel suo cognome…
«La Verbena è una pianta sia officinale che decorativa. Quando ho deciso di diventare una fiorista, la cosa più facile è stato decidere il nome del negozio che si chiama, appunto, ‘Fior di Verbena’».
Perché ha voluto intraprendere questa strada?
«Semplicemente, perché mi piaceva molto lavorare con i fiori e poi a quell’epoca questo articolo era carente nella Repubblica di San Marino».
Quanto studio c’è dietro a questo lavoro?
«Gli studi, dietro alla professione di fiorista, sono diversi, anche se in realtà in Italia non ci sono scuole specifiche come all’estero. Esistono da noi corsi privati di svariate scuole, molte un po’ improvvisate, altre più serie. Bisogna avere gusto, voglia di lavorare sodo, perché è un lavoro impegnativo. E’ necessario informarsi sulla botanica, sulle mode, i colori, le tendenze, gli stili degli ambienti che si devono andare a decorare».
Lei oltre al pollice, immagino che abbia tutto la mano verde, vero?
«Il pollice verde lo si costruisce con l’esperienza e la conoscenza, possono averlo tutti se ci si impegna a imparare le regole».
Si sente anche un po’ artista?
‘Questo lo giudicano i clienti. Se quello che comperano da me gli dà questa impressione, allora siamo artisti. Ma se escono dal negozio con una cosa banale, l’artista non esiste. Non basta copiare su internet una composizione per essere artisti, bisogna avere nelle mani la potenzialità di creare con tre elementi un effetto decorativo che regali un’emozione a chi lo riceve».
Quante composizione ha realizzato in questi anni?
«Non riesco a dare una quantità, forse un migliaio».
Quali sono, invece, i suoi prossimi progetti?
«Riguardano le decorazioni per il prossimo Natale, che stiamo già preparando, oltre ai tessuti che ho implementato negli articoli del negozio per coordinare sempre di più l’arredo e soprattutto il prossimo Festival di Sanremo».
Se un giovane volesse intraprendere questo mestiere, qual è la prima cosa che gli consiglierebbe?
«Gli consiglierei, come ho fatto io 34 anni fa, di studiare tanto».
Fino a quando continuerà a curare le sue piante?
«Non smetterò mai di amare e curare le piante. E’ come una droga, una specie di malattia incurabile».
Nicola Luccarelli