Nel dibattito in vista delle primarie con le quali il Partito Democratico sceglierà il suo nuovi segretario, interviene oggi Ariano Mantuano:
Perché il 3 marzo alle Primarie del Pd voto ed invito a votare la Mozione Giachetti Ascani. In questo mio intervento cercherò di dare una risposta.
Ho sempre pensato (e agito di conseguenza) che il Partito fosse uno strumento per raggiungere un obiettivo politico in cui credevo. Per questo ho attivamente militato nel Partito Radicale negli anni ’70 quando la questione dei diritti civili (divorzio, aborto, giustizia più giusta, ecc.) era per me prioritario per avere un Paese Civile. Altrettanto attivamente ho lavorato per il Referendum contro il nucleare del 1987. Negli anni ‘80 sino al 2006 ho altrettanto attivamente militato nei Verdi, come fondatore a Rimini ed ho assunto alcune cariche nel Partito sino a livello Regionale. Ho chiuso la mia esperienza politica al termine del mio mandato per i Verdi di Assessore all’Ambiente del Comune di Rimini nel 2006 quando questo partito era diventato una “ditta” per alcuni.
Qui comincia la mia nuova esperienza di impegno politico nel PD sino dalla sua fondazione avendo condiviso il progetto politico che veniva proposto: un partito moderno a vocazione maggioritaria, popolare capace di includere e rendere partecipe una vasta area delle culture politiche riformiste, socialiste, laiche, ecologiste.
Un progetto politico che – secondo il mio parere – è rimasto sospeso nella sintesi mai davvero risolta tra le storie dei due partiti fondatori. Ho rinnovato la tessera al PD sino ad oggi nella speranza che la maturazione politica realizzasse quel progetto.
L’avvento tempestoso sulla scena politica del Pd di Renzi come Segretario – pur se all’inizio con cautela – mi ha poi convinto che il PD era finalmente sulla strada giusta: vi era un’inclusione di tutte le culture politiche insite nel suo progetto fondativo, una forte spinta alle riforme di cui l’Italia aveva estremo bisogno, tanto per citarne alcune: le Unioni civili, la legge sul caporalato, il dopo di noi, la riforma del terzo settore, la introduzione del reato penale in campo ambientale, la legge sull’autismo, la riforma del mercato del lavoro, la rigenerazione delle periferie, ecc..
Si sono realizzati quei sogni di uomini e donne di sinistra e di centro-sinistra , che i governi dell’Ulivo prima e dell’Unione poi non erano riusciti a realizzare-Un corso politico–programmatico di valori, idee, progetti, riforme esaltanti e piena di speranze, suggellato dal 41 % alle Europee che dava il segno che si era sulla strada giusta. verso quel partito riformatore nato con Veltroni al Lingotto.
Poi sono arrivate le elezioni del 2018. Certo le elezioni non si sono vinte, anzi si sono perse. Nel 2013 le avevamo solo non perse e con il 26% abbiamo governato rimettendo in piedi una Italia stremata dalla crisi del 2008 e dalla cura da cavallo del governo Monti che il Pd aveva appoggiato.
Alcune analisi fatte sino ad ora sul voto del 2018 hanno trovato la facile scorciatoia di dare la colpa ad una persona e con essa alla politica riformista praticata del 2014 al 2018.Penso che, per opportunismo di parte, sia mancata una visione più ampia del contesto in cui oggi ci troviamo.
Occorre ricordare come la crisi economica del 2008 viene dagli USA a causa della spregiudicata finanza creativa che ha stremato tutta l’Europa (in particolare Grecia, Portogallo, Islanda ed anche l’Italia). Tutta la sinistra europea la ha pagata pesantemente in termini di consenso
La crisi – che ancora fa sentire i suoi effetti – ha disgregato il tessuto sociale in Europa ed in Italia e con esso la utopia dello sviluppo infinito per tutti, e della crescita del benessere senza soluzione di continuità. Una illusione trasformatasi in delusione, poi in aumento delle disuguaglianze e infine una rabbia popolare. Una vera e propria valanga che ha fatto sentire il suo fragore nelle elezioni del 4 marzo.
La seconda valanga – che credo non sia stata sufficientemente valutata nelle analisi – è stata la percezione di insicurezza degli italiani derivata dall’arrivo degli immigrati, sino ad essere percepita come una invasione anche dagli elettori del Pd. (vedi: Come si diventa leghisti di David Allegrani).
Chi ha visitato le periferie delle grandi città ha potuto toccare con mano questi fenomeni. Alle periferie delle grandi città noi abbiamo demandato l’accoglienza producendo una miscela esplosiva anti sistema ed anti politica. Una vera e propria Babele. Poi non dimentichiamo i fatti di Macerata a pochi giorni dalle elezioni.
Chi è stato premiato dall’elettorato è chi ha coltivato la paura verso lo straniero, la rabbia per la crisi economica che ha colpito duramente gli stessi che erano a stretto contatto con gli immigrati nelle nostre periferie. Certo è da mettere nel conto che l’aumento del PIL – tanto decandato – non ha interessato i poveri e non tutti quelli impoveriti dalla crisi, e questo è stato sottovalutato.
Quindi alcune cause esterne come la crisi del 2008 e la immigrazione sono state dirompenti per la percezione che n hanno avuto gli elettori che hanno messo in secondo piano la politica riformista del Pd.
Oggi ho la convinzione che rinnegare la linea di politica riformista perseguita dal PD in questi ultimi anni sia un grave errore. Il populismo, il sovranismo (lo chiamerei Nazionalismo a cui contrapporre il patriottismo), la rabbia, l’anti politica, la paura si affrontano e si sconfiggono proponendo al Paese la continuazione del riformismo che – tra l’altro – ha prodotto più di un milione di posti di lavoro e un segno più nella crescita. Abbiamo ben seminato e sono convinto che raccoglieremo se perseguiamo questa linea.
Questo vale oggi ancora di più alla luce della inconcludenza e incapacità dell’attuale governo. Il Pd resta l’unica alternativa. I frutti della politica riformista praticata dal Renzi e Gentiloni sono l’unica risposta.
Né penso sia utile oggi dire agli elettori: scusate abbiamo sbagliato tutto, dobbiamo girare pagina. Al contrario oggi il Pd deve continuare a scrivere quella pagina di riforme, solo esse possono produrre lavoro per le Comunità e dignità dei cittadini e riportare tra i cittadini il progetto del Pd.
Sulla base di questa mia visione e convinzione ho aderito e poi accettato di essere candidato per la provincia di Rimini alla mozioni Giachetti Ascani perché sono gli unici tra i candidati alle Primarie che difendono il lavori fatto dal Pd al governo e che rilanciano il Progetto del Lingotto.
Appartiene al mio carattere, alla mia storia politica guardare avanti, pensare e progettare il futuro.
Ariano Mantuano