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Manifesti funebri sull’unione civile. Arcigay Rimini contro Forza Nuova, oggi Ottaviani a processo

Arcigay vs Forza Nuova. Oggi, presso il Foro di Forlì, si è svolta la prima udienza del processo di Arcigay Rimini-Forlì-Cesena contro Mirco Ottaviani, esponente di Forza Nuova e candidato alle ultime elezioni, alla sbarra per la violazione della legge Mancino sulla discriminazione razziale.

I fatti risalgono al 2016 quando gli esponenti di Forza Nuova hanno tappezzato i muri della città di Cesena di finti manifesti funebri per attaccare la comunità LGBT e in particolare Marco e Manuel, i contraenti della prima unione civile nella città romagnola. Una provocazione seguita da diverse manifestazioni per dire ‘no’ alle unioni civili, perché, stando alle parole dell’esponente forzanovista, sarebbero “contro natura e ragione”. 

Il processo, arrivato dopo una denuncia da parte di Arcigay Rimini, vede tra le parti civili il Comune di Cesena e l’associazione LGBT. Per l’accusa, l’imputato riminese, il 29 settembre 2016, avrebbe “divulgato messaggi denigratori e discriminatori”, tesi a “offendere e divulgare idee omofobe”. 

 

“Per la prima volta – esulta il presidente dell’associazione Arcigay Alan Turing di Rimini e Forlì-Cesena Marco Tonti – un tribunale rinvia a giudizio per omofobia sulla base della legge Mancino, e per la prima volta oggi Arcigay, assistita dall’avvocato Christian Guidi del Foro di Rimini, è stata ammessa parte civile in questo procedimento insieme al Comune di Cesena, rappresentato dal legale Ghezzi”. Si tratta di un fatto unico nella storia italiana e, prosegue Tonti, di “un importante passo avanti nel riconoscimenti dei diritti e della tutela delle persone LGBT, in un paese come l’Italia che ancora nega qualsiasi protezione specifica e con una legge regionale contro l’omo-transnegatività della quale si discute da anni ma che ancora non ha fatto nemmeno il primo passo”.

È un momento storico nella lotta delle persone LGBT italiane per la tutela della propria dignità e serenità, e un segno che lo Stato si pone dalla parte delle persone discriminate”, conclude il presidente di Alan Turing.

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