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Ma quanti pesi e misure per la Soprintendenza di Ravenna

Ha assunto la sua forma definitiva il grosso tubo della rete fognaria che sbuca dalle mura malatestiane di Rimini. Non più giunti colorati di blu, ma tinta uniforme per tutta la condotta. Secondo quanto aveva prescritto la Soprintendenza a Hera, il tubone dovrà essere ora mascherato con una sorta di armadio di lamiera.

Ne avevamo parlato quasi un anno fa, quando la grossa condotta fece sua comparsa. Il motivo di questa moderna aggiunta ai Bastioni meridionali era stato così spiegato dalla Soprintendenza: il tubo, che proviene da via Santa Chiara, poteva passare solo in quel punto delle mura medievali, perché lì c’era una “toppa” di cemento che chiudeva malamente una piccola breccia. La toppa è stata risarcita con mattoni quanto più simili all’originale e ora la conduttura fa bella mostra di sé con tutto il suo mezzo metro abbondante di diametro. Perché secondo la Soprintendenza solo lì le mura potevano essere sfondate. Il tubo non poteva passare sotto terra, perché più in basso ci sono ancora le mura originarie che non possono essere assolutamente toccate, nemmeno dove restano invisibili.

Criterio quanto meno discutibile, che impedirebbe anche solo di piantare un chiodo in tutto quello che è antico. Ma è quello che la Soprintendenza applica sempre e dappertutto? Non sembrerebbe.

Sempre rimanendo a Rimini, non è stato così, per esempio, per le mura dell’invaso del Ponte di Tiberio. La passerella sospesa ha richiesto ovviamente di essere fissata da qualche parte. Al di là della disputa – anche a colpi di carte bollate – sull’antichità o meno di quelle muraglie e sull’effetto più o meno migliorativo sulla visione e al fruibilità del monumento romano, qui il bene antico non è stato certo considerato intangibile.

Non è successo nemmeno in Castel Sismondo, dove fra i tanti interventi si è andati a installare perfino un ascensore.

Parere personalissimo, si è fatto bene in entrambi i casi citati. Anche se nel Castello vi sono cose che potrebbero essere valorizzati meglio; per esempio le preesistenze a partire dai reperti romani e la medievale porta del Gattolo che vi è inglobata. E anche di certi cordoli di cemento apposti alle torri negli anni Settanta si farebbe volentoeri a meno. Opinione, ripeto, del tutto soggettiva.

Quello che resta incomprensibile è come si possa agire in modo ragionevole e flessibile in una parte della città, mentre da un’altra parte si adottano criteri opposti, di una severità. Un rigore astratto e formalistico che ignora del tutto il risultato finale: dalle mura medievali fuoriesce una condotta fognaria moderna, più o meno camuffata. Misteri riminesi.

Stefano Cicchetti

 

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