Cerca
Home > Cronaca > Ma il reintegro dei sanitari sospesi aumenta il conflitto e delegittima la sanità pubblica

Ma il reintegro dei sanitari sospesi aumenta il conflitto e delegittima la sanità pubblica

La querelle degli ultimi giorni sul reintegro dei medici sospesi è un problema politico? Sì, perché è la politica che l’ha determinato anzi anticipato.

Prima di dargli però la connotazione di querelle politica o di democrazia va valutata la valenza di interesse sociale del problema.

Già dai tempi dei tempi la medicina ha due direttrici di azione: la presa in cura della persona nella sua specifica individualità di salute e malattia e quella della popolazione ovvero dei singoli inseriti nella comunità. Gli strumenti e i processi d’azione benché similari (diagnosi e terapia) sono nettamente diversificati nelle strategie.

L’uno si occupa dell’individuo a se stante l’altro dell’intera comunità e persegue strategie preventive verso la risposta collettiva al problema valutando gli effetti sui singoli individui ma valorizzando principalmente i risultati sulla collettività. La sanità pubblica ragiona con le percentuali costo / beneficio in termini di salute della popolazione, mortalità evitata, tassi di complicanze ecc.

Negli ultimi tempi stiamo assistendo alla sempre più pregnante affermazione della sfera individuale verso quella collettiva. Il dibattito ha assunto toni di controversia e sempre più l’interesse dell’individuo si scontra con quello della comunità.

Lo vediamo sulla questione della vaccinazione dell’infanzia in cui genitori giustamente protettivi verso i figli ritengono di poter scegliere se vaccinare o meno i bambini. Nello stesso tempo però rivendicano la partecipazione a tutti i contesti sociali della comunità; scuola, sport palestre, attività ludiche ecc.

Palese scontro dell’interesse individuale che prevarica l’interesse collettivo e intanto il tasso vaccinale dell’infanzia scende sotto il 95% dei bambini, valore raccomandato dall’OMS per l’efficacia di una strategia vaccinale.
https://www.istat.it/storage/rapporti-tematici/sdgs/2022/goal3.pdf

Dunque non diverso ma con una nota in più la querelle dei sanitari allontanati in quanto non vaccinati. Sono medici, infermieri, professionisti sanitari che rivendicano non solo le proprie scelte individuali ma, come i genitori dei bambini non vaccinati, esigono la partecipazione alle fasi comunitarie; lavoro, tempo libero e quant’altro faccia parte della sfera delle scelte individuali.

Non è così. Le strategie di sanità pubblica non comprendono questo livello di autonomia individuale, pena, l’inefficacia della strategia stessa. Adesso, dopo il decreto di anticipazione del reintegro, addirittura ci troviamo di fronte a una sindrome da risarcimento.

Questi professionisti sono dei singoli bravi medici, infermieri e altro? In un certo senso sì ma limitatamente ad alcuni aspetti della medicina. E comunque non in fase pandemica: ovvero hanno una completa ignoranza dei meccanismi immunitari e dei livelli di protezione della popolazione.

Se ci sono 100 persone a rischio e ci si prende cura uno ad uno alleviando le singole complicanze e prevenendo una percentuale di mortalità, si curano forse 15 persone. Nel contempo gli altri 85 si infettano, alcuni muoiono, altri si complicano, intasano gli ospedali e bloccano l’ingresso ad altre patologie ecc. Mentre se si applicano strategie collettive su tutte e 100 contemporaneamente, si inverte il rapporto. Anzi c’è un ulteriore benefit di benessere e sopravvivenza per l’effetto prevenzione primaria e disponibilità più ampia dei servizi per le altre patologie.

Sono strategie di sanità pubblica in cui viene, sì, interessata la politica ma, nelle scelte strategiche: mi interesso del singolo o di tutti? E’ più importante la libertà di scelta individuale o il benessere collettivo? E’ prioritario tutelare l’economia o la salute dei cittadini?

L’abbiamo ben visto nelle scelte strategiche delle nazioni anche a noi vicine. Il dietro front dell’UK dopo il contagio del primo ministro. La scelta opinabile della Svezia:  il tasso di mortalità della nazione “nel 2020 è stato di 10 volte superiore rispetto a quelli della vicina Norvegia”. Agli anziani morfina invece dell’ossigeno. I bambini come diffusori del contagio.
https://www.rainews.it/articoli/2022/04/covid-nature-il-fallimento-della-svezia-anziani-lasciati-morire-e-bambini-diffusori-del-virus—6bb2af73-5b2d-4405-9681-ecab9b731b8f.html

Ritengo dunque che la querelle sui sanitari sospesi dal lavoro abbia tutt’altro che valore politico. E’ un mero scontro fra le parti sull’affermazione del diritto del singolo individuo su quello della comunità. E la politica non crea un valore aggiunto alla discussione, ma strumentalizza i tecnici, come i dati di popperiana memoria. I dati, ovvero i tecnici , “servono a battere meglio il pugno sul tavolo”. Per inciso, smettiamo di chiamare i professionisti “scienziati”. Gli scienziati sono ben altro.

Dunque serve coraggio alla politica, il coraggio di dichiarare se l’interesse del singolo prevale su quello dei tanti, della comunità o di una nazione.

La decisione di reinserire i medici non vaccinati con un decreto del Presidente del Consiglio non fa chiarezza. Al contrario aumenta il conflitto e delegittima le strategie di sanità pubblica.
E’ uno scivolone pericoloso che non ci si aspettava da questo governo.

La giustificazione che l’obiettivo è determinato dall’attuale carenza di professionisti in sanità è estremamente strumentale in quanto non sarà possibile inserire tali professionisti nei punti nevralgici degli ospedali dove si registra la carenza di personale. E’ stato pagato un prezzo alto.

«Giuro di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente…»; dal giuramento d’Ippocrate.

Forse i milioni di morti nel mondo ed i 178.000 solo in Italia non rappresentano una pubblica calamità? Fortunatamente stiamo uscendo dalla pandemia. Lo diciamo sottovoce, memori di quanto è già accaduto lo scorso autunno e soprattutto di quanto abbiamo appreso nel corso della pandemia sulla resilienza e intelligenza sociale dei virus. Benché nessun addetto ai lavori assuma toni palesemente assertivi, tutti abbiamo nell’animo la consapevolezza della svolta e del ritorno alla normalità in cui ciascuno possa apportare il proprio valore alla causa della salute, ma certamente non tutti con lo stesso valore. In campo professionale, l’ho constatato in tanti decenni di lavoro, il valore emerge chiaramente nelle situazioni di urgenza/emergenza dove, chi sa fare, fa.

Il governo nel voler dare discontinuità o accelerare equilibri di normalizzazione ha effettuato un pericoloso passo. Ora tocca agli ordini professionali e alle direzioni sanitarie riparare a quanto accaduto e prendersi le responsabilità.

Tina Boccaforno

Medico di Sanità Pubblica

Ultimi Articoli

Scroll Up