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Luna Rossa, Cino Ricci: “Visto che la giochiamo alla pari? Peccato regate così corte”

Dopo quattro regate cosa sappiamo di più su Luna Rossa e i neozelandesi? “Che loro coi venti deboli hanno rimediato quello che gli mancava e vanno come noi”. E cosa ci resta da sapere? “Se noi abbiamo colmato la stessa lacuna con i venti più forti. Che per adesso non ci sono stati e quindi non lo sappiamo. Vedremo. E speriamo”.

Cino Ricci le regate se le guarda con comodo, il giorno dopo: “No, non mi alzo la notte – ride – e poi la mattina c’è già il risultato sul tefeonino”. Ma come? E la suspense? “Eh, ma non è mica una partita di calcio”. E l’andamento? “Sì, poi lo vediamo, tanto ormai è andata in un certo modo, non è che se c’ero io a vederla cambiava qualcosa”.

Calma e sangue freddo, come sempre. Non siamo sulle tribune dello stadio. Ma intanto noi italiani non possiamo avere un po’ più di fiducia? Tutti dicevano che ci avrebbero massacrati…  “Tutti chi? Io non l’ho mai detto. Pensavo invece che la sfida fra le barche sarebbe stata equilibrata e finora così è stato. Almeno col vento debole, ripeto”.

E gli equipaggi come li ha visti? Ci sono stati degli errori da una parte o dall’altra? “Ho sentito che qualcuno ha parlato di errori di questo o di quello nelle partenze. Ma quelli non si chiamano errori! Non è che uno ha sbagliato, sono cose che capitano nelle regate. E davanti hai sempre un avversario, magari in una posizione che ti costringe a certe scelte, e ti va male. Perchè? Basta un salto di vento, perfino un’onda. Le regate vanno così, soprattutto queste che abbiamo visto con venti così leggeri. Nessuno ha commesso grossi errori secondo me. E’ che quando le differenze sono davvero minime basta un niente per far pendere la bilancia di qua o di là. E soprattutto abbiamo visto che chi azzecca la partenza e ti prende quei cento metri, poi non lo vedi più”.

Sarà sempre così allora? Basta guardare la partenza? “Sì, e poi puoi andare a prenderti un caffè e poi tornare per vedere com’è andata a finire”, e ride ancora. “No, è che queste regate sono troppo corte. In questo senso sono regate del cavolo, ecco. Se resti indietro non hai tempo per recuperare nemmeno se fai due, tre nodi in più. A meno che succeda l’imponderabile, ma quella è tutta gente che gli sbagli, quelli veri, non li fa mica. Hanno passato tre anni su quelle barche. Ci vorrebbero regate di due ore l’una, allora sì che potremmo vedere una rimonta”.

Spithill dice che i favoriti restano gli altri. Lo fa per scaramanzia? “Si vede che lo pensa. E poi lui è australiano, gli altri li conosce bene. E conosce bene i nostri: se vinciamo, abbiamo battuto i più forti, altrimenti abbiamo perso con i più forti. E’ lo spirito giusto”.

I neozelandesi adesso ci prendono più sul serio? “Forse il pubblico sì. Ma chi fa le regate ci aveva già visto, sapeva che gli avremmo dato del filo da torcere. Però anche noi dobbiamo stare coi piedi per terra. L’abbiamo visto nell’ultima regata, tutti contenti che il vento era rimasto così e invece… Speriamo, dài. Siamo lì che ce la giochiamo e possiamo anche vincerla noi”.

Stefano Cicchetti

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