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Luca, il riminese cacciatore di aquiloni

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.

Così i versi di Alda Merini, fra i tanti che i poeti di tutte le epoche, da Goethe a Pascoli, hanno dedicato all’aquilone.

Oggi, però, c’è chi ha trasformato questo gioco sempre affascinante in una vera e propria competizione. Una gara non solo del più veloce, ma anche dell’aquilone più bello. In Italia, ogni anno, si organizzano numerosi eventi. Uno di questi ormai da trent’anni è di casa a Rimini e si chiama l’Aquilonata sul Mare, organizzata in aprile dal Gruppo Aquilonisti RiminiVola del Dopolavoro Ferroviario, per raccogliere fondi da destinare in beneficenza.

Il 24 enne riminese Luca Piattoni, non solo ha partecipato a diverse edizioni di questa manifestazione a cui tiene in maniera particolare, ma si è fatto conoscere in Italia e nel mondo per la grande maestria nel guidare queste vere e proprie opere d’arte attaccate a un filo. Piattoni, inoltre, selezionato tra oltre 200 kiters in tutto il mondo, ha rappresentato l’Italia all’International Kite Festival di Gujarat in India, nella cornice esotica descritta dall’autore de il ‘Cacciatore di Aquiloni’.

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Luca, da quanto tempo ‘giochi’ con gli aquiloni?

«Tutti i bambini, delle nuove e vecchie generazioni, hanno giocato con gli aquiloni. Io come tanti, e anche con me gli aquiloni non volevano saperne di volare. Mi poi sono riavvicinato a questa attività durante un laboratorio delle scuole medie “Marvelli” a Rimini, in concomitanza dell’Aquilonata sul mare. Era il 2005, il Club Riminivola della DLF (Dopolavoro Ferroviario n.d.r), grazie all’insegnante di italiano, aveva organizzato con l’associazione un laboratorio di aquiloni, compreso l’invito a farli volare durante l’evento il week-end stesso. Solo io e un mio compagno di classe ci eravamo presentati e ad uno dei due è piaciuto più del previsto. Ho partecipato e continuo a partecipare a questo evento, uno dei miei preferiti per ospitalità, calore, e sopratutto… colori».

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In che cosa consistono le gare con gli aquiloni? E tu prepari da solo gli aquiloni con cui gareggi?

«L’anno successivo, ovvero il 2006, mi sono iscritto al circuito di gare internazionali DLI individual Stack Italia, l’ente che raccoglie tutti gli aquilonisti di volo acrobatico. La disciplina nella quale ho dedicato il 90% del mio tempo è il volo a due cavi. Consiste nel far eseguire all’aquilone di forma delta, delle figure dette “precisione” o seguendo una coreografia prestabilita dal pilota sulle note di una canzone, un vero e proprio ballet coreografato con l’unirsi di linee e “trick” nel cielo. I trick sono rotazioni sull’asse eseguiti rilasciando o mollando i cavi».

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A quante gare e manifestazioni di questo tipo hai partecipato? E in futuro dove andrai?

«Ho partecipato alle gare fino al 2014, e poi mi sono ritirato. Non ho più interesse a competere, ho raggiunto i miei risultati e a detta di alcuni potevo andare più in alto, ma alcune esperienze hanno moderato il mio desiderio di competere. Ho volato con aquiloni di fabbricazione francese, per poi ricevere uno sponsor dalla Lumokites, un azienda con base ad Atene: modelli realizzati da un talentoso ragazzo, Adonis Lumiotis, che ringrazio ancora oggi per aver creduto in me. Parlando con il campione europeo Guido Maiocchi, mi sono riavvicinato al volo acrobatico, nello specifico 4 cavi, ovvero un aquilone a base piatta capace di muoversi nel cielo in tutte le direzioni degli assi. Guido ora sta seguendo un progetto tutto italiano di un aquilone 4 cavi che ha gareggiato ai campionati europei in Francia l’anno scorso. Attualmente costruisco aquiloni monofilo, ovvero statici. Ho realizzato varie geometrie, sia di mia concezione che di progetti esistenti rivisitati. Posso citare “Fable”, un aquilone monofilo realizzato per il festival internazionale dell’aquilone di Cervia, oppure “Fractals”, un vero volatore concepito per volare nelle principali città della regione del Gujarat, dove siamo stati a gennaio 2017».

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Cosa si prova a far volare un aquilone? Perché è così bello?

«Dopo qualche centinaio di chilometri di filo cucito, ho capito che l’aquilone è Altro. Nella sua concezione è un oggetto che vola, o meglio viene sostenuto dall’aria. Ma nella sua plasticità ho incominciato a vederci una scultura. Una forma di espressione. In alcune sue rivisitazioni raggiunge livelli tali da competere con le esposizioni al Mo.Ma».

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Chi sono gli appassionati di aquiloni?

«L’aquilonismo mette insieme varie realtà e popoli in tutto il mondo; mediamente l’età è alta. Ma sia io che alcuni giovani di talento, stiamo cercando di dare un ricambio ad una generazione che richiede nuovi colori nel cielo».

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Un giorno appenderà, per cosi dire, l’aquilone al chiodo o continuerà a farlo volare in cielo?

«Difficile smettere. Sono passati 11 anni da quando rubavo la macchina da cucire a mia madre o scucivo i parapendio per ricavarne del tessuto. C’è chi dipinge, chi scrive la musica; io unisco nylon e carbonio e incrocio le dita guardando il cielo».

Nicola Luccarelli

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