A poche ore dalla morte di Sergio Zavoli l’universo della politica, locale, regionale e nazionale ha espresso il proprio cordoglio per ricordare il grande giornalista deceduto a 96 anni nella notte a Roma.
“Ci lascia un grande giornalista, un maestro della televisione, uno straordinario narratore e osservatore del proprio tempo, che fu anche uomo delle Istituzioni – ha scritto il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini – Una figura di straordinario spessore, umanità, intelligenza e cultura, che ha messo la propria vita a disposizione del servizio pubblico”.
“Zavoli era nato a Ravenna- aggiunge Bonaccini-, cresciuto a Rimini, di cui era cittadino onorario, aveva radici forti e un solido legame con questa terra, di cui resterà una delle espressioni più alte. Alla nostra Regione, lo voglio ricordare, ha fatto un dono grandissimo. Dal 2004 al 2017 ha presieduto la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati: strumento di sostegno vero, sia morale che economico, per chi ha subito e sofferto reati particolarmente efferati. E anche in questo ruolo ha messo tutto sé stesso, e il suo forte senso della giustizia e della verità. Ai familiari- aggiunge il presidente- va l’affettuoso pensiero e il commosso abbraccio dell’intera comunità regionale
“In queste ore – conclude la consigliera Rossi – in tanti ricordano l’amicizia con Federico Fellini e quello scambio quotidiano andato avanti per decenni, su tutto ciò che gli accadeva intorno, dalla realtà ai sogni. Nell’anno del centenario felliniano, le strade dei due maestri si intrecciano nuovamente: chissà di cosa stanno sorridendo oggi”.
“Rigore e immaginazione, informazione e cultura, realtà e sogno. Sergio Zavoli è stato un interprete di spicco di tutto questo e la sua scomparsa ci lascerà un profondo vuoto” a dichiararlo è la Capogruppo PD in Assemblea Legislativa regionale Marcella Zappaterra.
Romagnolo, per la nostra regione è stato il primo presidente della Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati. Dal 2004, anno della sua fondazione, al 2017. In un’occasione ebbe a dire “Siamo al servizio di un’idea, perché rimanga in vita il presupposto che una comunità deve saper difendere i più deboli, che vanno soccorsi nel momento del bisogno”. Lo dichiarò riferendosi alle iniziative della Fondazione, ma sono certa che questo impegno sia stato alla base di tutta la sua attività”.
“Oggi il nostro Paese, e la comunità della provincia di Rimini in particolare, piange la scomparsa di un grande uomo che ha attraversato la storia, dal secondo dopoguerra ad oggi, raccontandola in quel modo mirabile che ne ha fatto un modello esemplare per tutti i ricercatori appassionati e rigorosi della verità. Se ne è andato Sergio Zavoli, un gigante assoluto della nostra epoca. Cronista, maestro di comunicazione, storico e politico. Un punto di riferimento del pubblico televisivo, nell’era in cui la televisione formava la coscienza degli italiani, per intelligenza e linguaggio, per autorevolezza e credibilità. Una carriera, la sua, che l’ha visto tra le tante prestigiose esperienze presidente della Rai e presidente della Commissione di Vigilanza. E’ stato per due legislature rappresentante al Senato del nostro territorio, dandoci prestigio e voce nelle più alte sedi istituzionali. Ha scritto importanti libri di inchiesta, e ha saputo fare anche vera sperimentazione con coraggio, come quando nel 1962 entrò con le telecamere nel manicomio di Gorizia per raccontare l’assistenza psichiatrica . Si potrebbe parlare della figura pubblica di Sergio Zavoli per ore, con lo stupore per quante cose nella sua vita abbia fatto, per quante cose ci ha lasciato in eredità. Avendo avuto in sorte la fortuna e l’onore di conoscerlo di persona e di parlargli in varie occasioni, voglio condividere, nel mio ricordo vivido di quei momenti preziosi, chi è stato Sergio Zavoli nel privato. Una grande persona, oltre che un grande intellettuale e un grande italiano, una persona che sapeva sempre metterti a tuo agio, un uomo che ha fatto del senso di umanità la sua ricchezza.”
“Ho conosciuto Sergio Zavoli attraverso la radio. Ricordo le trasmissioni pomeridiane nei lontani anni sessanta, forse era il 1966 o il 1967, nella quali raccontava la sua Rimini, quella bombardata durante la guerra e quella divisa in due parti dal muro della ferrovia: una Rimini sopra ed una sotto la ferrovia. Una voce calda, inconfondibile che continuò ad entrare nelle nostre case, dopo la radio, con la televisione per aver inventato la trasmissione “Il processo alla tappa” e nelle nostre librerie domestiche con il libro “Socialista di Dio”. Ricordo ancora Sergio Zavoli che per legarsi ancora di più alla sua città, pur vivendo a Roma, rimaneva iscritto nella sezione del Partito Socialista riminese. Oggi se ne va un grande giornalista e Rimini deve essere orgogliosa di averlo avuto tra i suoi figli”.