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L’Istituto Cattaneo analizza il voto nelle regioni rosse: pochi votanti e Lega in crescita

Analisi dell’Istututo Cattaneo nelle cosidette regioni rosse (Emilia Romagna, Toscana, Marche ed Umbria). In particolare in Emilia-Romagna ci sono “segni evidenti di disaffezione e distacco nei confronti della politica e dei suoi riti democratici“. E gli elettori che decidono comunque di andare a votare si dimostrano “sempre più mobili, disposti a cambiare schieramento e a punire gli amministratori in carica“, quindi soprattutto il Pd. Che resta il primo partito in centro Italia (il secondo è il Movimento 5 stelle) ma controlla sempre meno Comuni.

E’ stato nel ‘granaio’ di voti del Pd che si è consumato il calo maggiore della partecipazione, calata del 7,1% rispetto alle comunali precedenti (-6,8% il dato nazionale).

Il calo piu’ consistente si registra in Emilia-Romagna (-9,9%), un po’ meglio la Toscana (-5,3%), peggio l’Umbria (-6,8%) e la Marche (-8,1%).

Va sottolineata – si legge nello studio del Cattaneo – la tendenza significativa e preoccupante dell’Emilia-Romagna: se un tempo poteva essere descritta come un modello di civismo e un serbatoio di capitale sociale, oggi questa immagine sembra essere del tutto inadeguata. Probabilmente, il momento di rottura più significativo nel rapporto tra elettori emiliano-romagnoli e la politica locale è rappresentato dal ‘trauma’ delle elezioni regionali del 2014, quando soltanto il 37,7% degli elettori partecipò al voto. Da quel momento, il trend negativo dell’affluenza nelle consultazioni locali ha subito una forte accelerazione e ogni appuntamento elettorale registra una riduzione della partecipazione che si attesta attorno ai 10 punti percentuali. Un trend che, se dovesse continuare anche nei prossimi anni, porterebbe il dato finale dell’affluenza ben al di sotto della soglia del 50%”.

A  fare le spese del calo degli elettori e’ stato soprattutto il centrosinistra, di cui queste regioni sono il tradizionale feudo. In Emilia-Romagna il centrosinistra amministrava 11 comuni prima delle elezioni e oggi alla vigilia dei ballottaggi ne controlla soltanto 5, il 56,5% del totale.

Una riduzione piuttosto netta (-22,7%) che potrà soltanto essere alleviata, ma non annullata, dai turni di ballottaggio“.

Per il centrodestra la situazione è decisamente più positiva:

prima delle elezioni controllava un solo comune su 20, mentre oggi sei giunte municipali in Emilia-Romagna “sono gia’ espressione di una coalizione formata da Forza Italia e/o Lega Nord, con qualche alleato minore“. In pratica, nei comuni andati al voto la coalizione di centrodestra e’ quella che ha conquistato il maggior numero di amministrazioni, passando in termini percentuali dal 12,5% al 40% di comuni vinti. Anche in Toscana calano i comuni controllati dal centrosinistra: prima delle elezioni erano 23 (pari al 76,7% sul totale), mentre ora sono 17 (58,6%).

Anche se la coalizione guidata dal Pd vincesse tutti i ballottaggi (tre in tutto), mostrerebbe comunque un bilancio negativo nella tenuta delle sue amministrazioni. Nei comuni toscani è il centrodestra a fare il balzo in avanti più significativo, raddoppiando il controllo delle proprie municipalità conquistate prima del secondo turno (da 4 a 8)

Le liste civiche, invece, hanno vinto in 4 comuni toscani (erano 3 nel 2012)“. Nelle Marche le coalizioni guidate dal Pd vedono ridursi il proprio controllo nei comuni (da 11 a otto), mentre “si allargano significativamente sia il centrodestra (da zero a tre comuni amministrati) che, in particolar modo, le liste civiche, passando da una sola giunta del 2012 alle cinque odierne“.

In tutto questa tornata di amministrative ha prodotto prima dei ballottaggi 24 alternanze di governo nelle quattro regioni “rosse”: 19 fra queste hanno visto la sconfitta del centrosinistra, tre del centrodestra, una delle liste civiche e quella rimanente, la più peculiare, per il M5s di Comacchio. “Questi dati – secondo il Cattaneo – mostrano che, non solo a livello nazionale ma anche in quello locale, ‘governare stanca’, in particolare in casa del Partito democratico e, in misura lievemente minore, del centrodestra“.

Complessivamente il Pd si conferma il primo partito nelle quattro regioni ‘rosse’, anche se mostra una lieve flessione dei consensi rispetto alla precedente tornata di elezioni comunali (-1,3%) e soprattutto rispetto alle politiche del 2013 (-5,1%). Un calo spesso compensato dalla presenza di liste civiche all’interno del centrosinistra. Più nel dettaglio, la performance peggiore per il Pd viene registrata in Toscana, dove rispetto al 2012 il partito guidato da Matteo Renzi perde 4 punti percentuali.

Il Movimento 5 stelle ha raccolto in media il 12,1% dei voti. “Un dato, pero’, in flessione di 0,7 punti percentuali rispetto al 2012 e di quasi 15 punti se confrontato con le elezioni politiche del 2013“. In alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, “si notano addirittura segnali di arretramento nella capacita’ di mobilitazione elettorale delle liste pentastellate“. Ma se complessivamente il centrodestra cresce, Forza Italia ha raccolto all’incirca il 9% dei voti nelle regioni “rosse”, “un dato inferiore sia a quello delle precedenti comunali (13,2%) che alle politiche del 2013 (19,9%)“. Il vero vincitore secondo il Cattaneo e’ la Lega. “In tutti i comuni nei quali era presente una lista della Lega nord, il partito di Salvini espande la propria area di consensi, con una crescita media di quattro punti percentuali in relazione al 2012 e di quasi sei punti rispetto alle politiche del 2013“.

Pubblicato su Regioni.it da agenzia Dire

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