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E l’Isola delle Rose diventa un libro per ragazzi

Salvatore Primiceri, Ivan Zoni, Luca Giorgi: “La libertà del mare” – Primiceri Editore.

Tutto ebbe inizio nel 2010 con l’uscita del libretto del giornalista Giuseppe Musilli (80 pagine) e il filmato realizzato da Stefano Bisulli e Roberto Naccari (della durata di un’ora più un’altra ora e mezza di contenuti extra), che componevano il cofanetto “Isola delle Rose” edito da NdA Press. Questi materiali ricostruivano la vicenda dello stato indipendente “Isola delle Rose”.

La vicenda aveva preso l’avvio nel 1960, con la costituzione da parte dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa e della moglie Gabriella Chierici della società SPIC. Nel 1965 il cantiere Rinaldini di Rimini incominciò la posa dei piloni dell’isola artificiale nell’Adriatico, fuori dalla acque territoriali italiane (oltre le 6 miglia). All’inizio del 1968 la piattaforma è pronta e sull’isola si stabiliscono Pietro Bernardini, l’uomo di fiducia di Rosa, e una giovane coppia di riminesi Franca Serra e il marito Luciano Ciavatti che gestiranno il bar, i negozi e l’ufficio postale.

Il primo maggio 1968 Rosa annuncia la nascita del libero territorio dell’Isola delle Rose. “L’Italia  – scrive Musilli – ora deve fare i conti con una micronazione spuntata di fronte alle sue coste”. L’isola avrà come propria lingua l’esperanto e diverrà “insulo de la rozoj”.

Ma da allora le vicende dell’Isola delle Rose faranno ormai parte stabilmente delle storie “mysteriose” dell’Italia del Novecento. Immediatamente dopo il cofanetto di NdA Press, Alfredo Castelli, padre del fumetto della Bonelli “Martin Mystere”, in occasione dell’edizione di Cartoon Club 2010, con i disegni di Rodolfo Torti, pubblica una avventura del suo eroe legata all’Isola delle Rose (Suppl. a Fumo di china n. 183 / lug.-ago. 2010). Una piece teatrale ne ha portato la storia sui palcoscenici d’Italia. Nel 2012 Walter Veltroni dedica un suo romanzo, “L’isola e le rose” (Rizzoli), alla vicenda. Nel 2014 il Comune di Berceto, in provincia di Parma, organizza una mostra e ne pubblica il catalogo dedicato sempre alle vicende dell’Isola delle Rose (“L’isola che non c’è. Libera teritorio de la insulo de la Rozoj Isola delle rose. La straordinaria avventura di un uomo che il primo maggio 1968 fondò il proprio stato indipendente, durato 55 giorni, in mezzo al mare Adriatico. Territori dell’utopia”, Museo Pier Maria Rossi, Berceto 26 luglio – 24 agosto 2014).

I collezionisti di francobolli sono da sempre a caccia delle tre serie emesse dallo Stato “Isola delle Rose”. Il ritrovamento nell’estate 2009, dopo 40 anni, dei resti dell’isola ha scatenato le escursioni dei sub d’Italia ed Europa verso questa moderna Atlantide dell’Adriatico.

Ed ora, per la penna di Salvatore Primiceri e le illustrazioni di Ivan Zoni e Luca Giorgi, la vicenda viene narrata in un libro per ragazzi, “La libertà del mare”. Una favola che racconta l’avventura “mysteriosa” dei tre protagonisti Paolino, Tea, Lele.

I ragazzini una sera in spiaggia sentono la musica di una stazione radiofonica e le parole di un dj, DJ Piadina, che dice di trasmettere dall’Isola delle Rose. Dice Tea a Lele: “Deve essere bellissima, un’isola in mezzo al mare. Io voglio scoprire dov’è quest’Isola delle Rose e magari anche andarci”. Alla fine trovano l’ingresso segreto per la radio ed incontrano Edo che si qualifica come “il presidente dell’isola” che gli dice: “Attraverso questa radio libera facciamo rivivere il sogno dell’isola e ogni notte Dj Piadina conduce la trasmissione di successo durante la quale parliamo di sogni e di libertà. Ci ascoltano in tantissimi”. Intervengono i bambini: “Allora l’isola è un sogno”. “Non proprio, l’isola è realtà … o almeno lo è stata”.

Nella realtà l’Italia, attraverso il Ministro all’Interno Francesco Restivo risponde dopo 55 giorni alla proclamazione di indipendenza: all’alba del 25 giugno mezzi navali di polizia e carabinieri occupano l’isola; il 17 agosto 1968 arriva l’ordinanza alla SPIC di demolizione della piattaforma costruita in mare.

Nel febbraio 1969 l’isola, minata, viene fatta saltare. I giornali italiani ed esteri del 1968 fecero di questa vicenda una notizia da prima pagina, “sparando”, a secondo dei giorni, la notizia che si sarebbe costruito sull’isola un casinò, un bordello, una TV privata “offshore” con l’aiuto (a secondo delle preferenze) di sovietici, jugoslavi, albanesi. A leggerli oggi quegli articoli sembra la caccia a chi la sparava più grossa: fake news allo stato puro.

All’ingegner Rosa credo però debba rimanere la soddisfazione di sapere che, pur avendo perso la battaglia con l’Italia, probabilmente ha vinto la guerra conquistando l’immaginario degli italiani, e non solo, se è vero che della storia di questa isola se ne parla ogni tanto, ancor oggi, in tutto il mondo.

Ed anche l’avventura dei nostri piccoli amici, nonostante l’intervento dei poliziotti per far chiudere la radio priva dei necessari permessi, finisce bene. Il padre avvocato sistema tutto. E come nelle migliori tradizioni favolistiche (e non dimenticando che siamo in Romagna) viene allestita una grande festa in spiaggia, dove la piadina è il piatto forte della cena.

Una frase estratta dal libro e scritta mesi fa dunque, ma oggi di una attualità più che mai tragica: “Uno dei posti più belli di Rimini è il Ponte di Tiberio, un ponte sull’acqua costruito dai romani più di duemila anni fa. I romani erano così bravi che riuscivano a costruire delle cose che non crollavano mai. Chissà come facevano”. Come facevano?

Paolo Zaghini

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