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L’Islam riminese dopo Berlino

Dopo l’ultimo attentato terroristico a Berlino, la comunità islamica di Rimini grida il suo no categorico a questi atti di estremismo e di violenza. E ne evidenzia la sua lontananza comportamentale e dogmatica.

“Spero sia evidente la distanza tra il mondo islamico civile e quello del terrore e della violenza, che io davvero non riesco a considerare come parte integrante dell’Islam – commenta il giornalista riminese Brahim Maaradma credo che la gente ormai abbia capito che esiste una netta demarcazione tra i due mondi  Non possiamo abituarci al terrore di questi drammatici gesti e dobbiamo continuare a reagire con tutte le nostre forze per fermare tali avvenimenti che oltraggiano la pace e l’umanità”.

Brahim Muraad

Brahim Maraad

Brahim è nato a Elaioune, una piccola cittadina del Marocco. Si è trasferito in Italia all’età di 10 anni, nell’agosto del ’99, per raggiungere assieme al resto della famiglia suo padre, che già lavorava a Rimini.

Sin da giovanissimo ha iniziato a collaborare per alcune redazioni locali e nel frattempo ha conseguito una laurea in Economia e Management presso l’Università di Bologna. A soli 23 anni si afferma come giornalista professionista – uno dei più giovani d’Italia – e ora vanta tra le sue collaborazioni anche quella con il settimanale l’Espresso.

E’ da sempre molto attivo, sia come esperto comunicatore che come membro della comunità islamica del nostro territorio, nel favorire l’integrazione fra il mondo islamico e la cultura occidentale.

Per aumentare e rendere proficuo il dialogo tra la chiesa cristiana e la religione islamica, vengono organizzati diversi momenti pubblici.

Il mese scorso, ad esempio, c’è stato un incontro con la comunità Papa Giovanni XXIII per parlare di misericordia: nel mondo cristiano cattolico e nel mondo musulmano. Prossimo appuntamento il primo di gennaio, quando la comunità islamica riminese parteciperà alla marcia per la pace che, anche lo scorso anno, ha visto sfilare fianco a fianco i fedeli delle due confessioni per manifestare a favore della non violenza e della fratellanza.

“È importante mettere sul tavolo tutti i temi, con assoluta franchezza, per trovare i punti di incontro e conoscersi a vicenda”, sottolinea Brahim.

Il 2001 ha rappresentato senza dubbio il momento più esasperato di scontro tra il mondo islamico e quello occidentale, a cui ha fatto seguito un graduale ripristino del dialogo e quindi un miglioramento nei rapporti tra le due culture. Ma con i recenti attacchi in Europa, tutta la comunità islamica ne ha pagato il prezzo. La situazione poi è stata ulteriormente inasprita dalle campagne da parte di quei gruppi politici che tesi esclusivamente ad alimentare lo scontro, per trasformare la paura in voti. A tutto questo si deve aggiungere la gestione dell’emergenza dei profughi, che ha aggravato ancora di più la situazione.

“Questi fatti – spiega il giornalista – hanno fomentato toni di odio nei nostri riguardi e atteggiamenti di chiusura. Non dobbiamo però perdere la speranza di poterci confrontare e di vincere insieme la paura. Ovviamente per realizzare questo ci vuole molto impegno da entrambe le parti”.

E questo non è “Islam di Brahim”. È l’Islam di oltre un miliardo di fedeli in tutto il mondo, che qualcuno vorrebbe associare al termine ‘terrorista’ solo per inventarsi un mestiere nella politica. Incurante delle tragiche conseguenze che sono puntualmente arrivate dopo ogni campagna di odio.

Benedetta Cicognani

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