L’immunologo riminese Giacomo Gorini, 31enne docente e ricercatore dell’Università di Oxford, è stato intervistato da Fabio Fazio a “Che Tempo Che Fa” su Rai 2: ha parlato della lavorazione di un vaccino in corso nel suo dipartimento. Presente in studio anche il professor Roberto Burioni, del quale Gorini è stato allievo all’Istituto San Raffaele: “Un docente severo ma giusto”, ha ricordato Gorini.
Che poi ha spiegato: “Abbiamo appena finito la fase di studio pre-clinico e proprio questa settimana a testarlo sull’uomo. E’ stata fatta una fase di sperimentazione molto breve sugli animali che ci ha dato risposte di sicurezza che ci aspettavamo: è una piattaforma che già conoscevamo ed è questo che ci dà tale vantaggio temporale”.
“Si usa un virus modificato – ha proseguito il giovane immunologo – che non ha niente a che fare con il coronavirus, che si chiama Adenovirus e che contiene giusto un frammento minuscolo del Coronavirus. Ma è un frammento molto importante, perché contiene la sequenza genetica del famigerato spike, quella proteina, quella mano che si tende fuori del virus per afferrare la cellula bersaglio e iniziare l’infezione. Quindi questo Adenovirus porterà quel frammento di genoma ad essere interpretato dal muscolo del volontario, e poi speriamo nelle persone nella vita di tutti i giorni, che porteranno così a esprimere questa proteina spike e così il sistema immunitario si allenerà a riconoscerla anche nel caso che poi arrivi il virus vero”.
“Di quanti volontari disponete?”, ha domandato Fazio. “Per adesso – ha detto Gorini – siamo a 510 volontari. Verranno separati in un gruppo di controllo che dovrebbero darci il potere statistico per una differenza tra placebo e vaccinati nelle condizioni attuali del virus”.
A questo punto Burioni ha chiesto: “Farete delle infezioni sperimentali su questi volontari sani o andrete avanti in maniera più tradizionale?”
“Andremo avanti in maniera tradizionale – ha risposto il suo ex allievo – è un patogeno nuovo e ci sono aspetti da approfondire. Per adesso si conta di arrivare a 5000 volontari, che dovrebbero dare il potere statistico per verificare se c’è una differenza fra placebo e vaccinati nelle condizioni in cui il virus sta circolando adesso. Ma se l’epidemia si ridurrà, come ci auguriamo, questo numero potremmo anche rivisitarlo”.
“Immaginiamo che bello – ha commentato Burioni – se fra due mesi ci accorgiamo che fra i 2500 vaccinati non c’è nessun caso, mentre fra i non vaccinati ce se sono una trentina”.
“Solo due mesi?” ha chiesto Fabio Fazio “Sì, bastano due mesi perchè il virus sta circolando – la spiegazione di Burioni – speriamo che nessuno contragga la malattia, ma in queste condizioni paradossalmente la sperimentazione di un vaccino è più semplice. E nel Regno Unito come sappiamo il virus circola. Per cui incrociamo le dita perché potremmo avere buone notizie”.
Sul vaccino, come ha ricordato Fabio Fazio, sta lavorando l’azienda italiana Advent di Pomezia. Se tutto andrà come si spera, il vaccino andrà prodotto in miliardi dosi. Il che richiederà altro tempo, nonostante senza dubbio si metteranno in campo tutti gli sforzi possibili.